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Elezioni 26 maggio: parla il mondo dell'economia

Sono 60mila le imprese attive in provincia di Varese: ecco le attese del mondo dell'Artigianato, del Commercio e dell'Industria.

Il loro numero, censito dal Registro delle Imprese istituito presso la Camera di Commercio, è superiore alle 60mila unità. Sono quelle imprese che giorno dopo giorno, nei vari settori dell'attività economica, contribuiscono a fare del Varesotto e dell'alto Milanese una delle zone a maggior sviluppo dell'intero mondo occidentale. Alla vigilia dell'appuntamento elettorale del 26 e 27 maggio prossimi, abbiamo interpellato i rappresentanti al vertice delle Associazioni di categoria del mondo dell'Artigianato, del Commercio e dell'Industria sulle loro aspettative rispetto ai futuri amministratori dei Comuni dove si voterà e della stessa Provincia di Varese.
"Vede, il mercato dove le nostre imprese operano - risponde subito Giorgio Merletti, presidente dell'Associazione Artigiani della Provincia di Varese - è sempre più dinamico e internazionalizzato. Credo che per aiutare l'economia a rimanere competitiva si debbano rafforzare le reti di imprese o distretti. Questo permetterà di coniugare il localismo e la piccola dimensione con la grande entità di un sistema che possa essere vincente ai vari livelli".
Per Marino Vago, presidente dell'Unione Industriali, occorre partire da una constatazione: "Si sente spesso dire che la provincia di Varese non è più, come un tempo, una capitale dell'industria, che tante aziende simbolo non ci sono più o sono passate di mano. In quest'ultima affermazione c'è di sicuro del vero, ma è certamente parziale perché tiene conto di quello che non c'è più senza considerare le nuove iniziative sopravvenute e la crescita delle altre, che c'erano e che sono rimaste.
La provincia di Varese infatti è, ancora, la quarta in Italia per l'incidenza dell'industria nella composizione del valore aggiunto". E' un dato molto significativo, che non può che fornire risposte precise all'interrogativo, che anima da tempo i dibattiti, sul modello di sviluppo del Varesotto per i prossimi anni.
"Se, da un lato, infatti, è obiettivamente difficile immaginare uno sviluppo esclusivamente incentrato sull'industria, in un territorio già densamente popolato di insediamenti produttivi, dall'altro non è però neppure ipotizzabile che si possa puntare su modelli diversi senza che ciò abbia a compromettere pericolosamente il sostrato economico che, fino ad ora, ha assicurato e continua ad assicurare il benessere di quest'area".
Inserendosi nella discussione, l'ormai "storico" presidente dell'Unione delle Associazioni Commercianti Carlo Bottinelli ricorda amaramente come "… i problemi si ripetono da tempo, se non da anni. Al di là della risoluzione di quelli legati alla mancanza d'infrastrutture, che ci procura quelle conseguenze negative pesantissime che sono sotto gli occhi di tutti, dai nuovi Amministratori mi aspetto un segnale forte: qualche iniziativa importante, insomma, in grado veramente di rilanciare la nostra economia. Per esempio, penso a un progetto di rilievo sul versante turistico, che si accompagni al rilancio commerciale dell'area settentrionale della provincia". E' lecito quindi attendersi un atteggiamento di attenzione alle necessità del settore produttivo, "nella consapevolezza - riprende Marino Vago - che favorire le attività d'impresa significa, in realtà, operare nell'interesse dell'intera comunità. Molto possono fare la Provincia e i Comuni per rendere più competitivo il territorio e, in tal modo, concorrere a creare un ambiente favorevole per il migliore dispiegamento delle attività economiche".
Nel nostro caso, si possono addirittura individuare delle priorità, come il potenziamento delle infrastrutture di trasporto insufficienti a sopportare la mole attuale del traffico e la realizzazione di infrastrutture di rete a banda larga per la trasmissione dati".
Giorgio Merletti, inoltre, punta l'attenzione sulla reale attuazione di un "federalismo fiscale" solidale e competitivo. Ma attenzione, l'imposizione locale "…deve essere sostitutiva, non aggiuntiva rispetto al prelievo esistente! E deve essere orientata alla graduale riduzione della pressione fiscale".
Lo stesso presidente dell'Associazione Artigiani ribadisce anche la necessità di una "semplificazione amministrativa" che razionalizzi i procedimenti concernenti l'avvio e l'esercizio dell'attività imprenditoriale: "In una logica di sussidiarietà orizzontale, deve essere assicurato e accreditato il ruolo dei sistemi associativi per l'analisi di tali procedimenti, a livello sia normativo che regolamentare".
Un altro tema decisamente "caldo" per Carlo Bottinelli è quello della difesa del piccolo commercio "…soprattutto nelle località minori: penso ai paesi valligiani, ma non solo. Lì va incentivata la sopravvivenza o, nel caso, sollecitato il ritorno dei negozi: quelli alimentari, ma non solo.
A proposito, la nostra provincia non ha certo bisogno di nuovi grandi centri commerciali: ne ha già fin troppi!".
Non meno significativa è la necessità, evidenziata da Marino Vago, di trovare soluzione al problema dello smaltimento dei rifiuti, civili e industriali, i cui costi oggi gravano parecchio su cittadini e imprese a causa della necessità di trasportarli in località lontane: un problema che deve essere risolto sulla base del principio che ogni comunità locale deve provvedere per sé, senza scaricare su altri i propri problemi ambientali.
"Un'altra questione che si impone sempre più frequentemente all'attenzione - continua il presidente dell'Unione Industriali - è il dissesto del territorio, che richiede interventi strutturali di messa in sicurezza dei pendii esposti e di irrigimentazione dei corsi d'acqua, ad evitare il ripetersi di altri danni alle strade, ai ponti, alle ferrovie, alle case, alle fabbriche".
Attenzione al settore produttivo significa anche assecondarne gli sviluppi con una appropriata regolamentazione urbanistica, sia a livello di singole aziende, sia a livello di comparto, prevedendo quindi aree a servizio dell'industria e dell'artigianato produttivo, soprattutto per la logistica. E occorre anche evitare di caricare le attività economiche - ad esempio nel campo dei tributi locali o delle tariffe ambientali - di costi che non siano giustificati dalla resa di servizi efficienti.
"L'Associazione Artigiani, poi, auspica - così si esprime il presidente Merletti - l'istituzione di una 'Agenzia di Sviluppo Territoriale'. Un'agenzia con la quale rapportarsi e discutere, in particolare, il futuro della piccola imprenditoria mirando a formare aziende concorrenziali a livello locale ma anche, e soprattutto, europeo".
Se, come detto, quella di Varese è ancora un provincia a diffusa presenza imprenditoriale, è pur vero che l'impresa non è una manna che piove dal cielo. Anche le imprese nascono, si sviluppano e muoiono.
"Il problema, allora - dice il presidente Vago -, è quello di fare in modo che il territorio continui ad essere appetibile, che non smetta di esercitare una forza attrattiva verso i nuovi investimenti".
Il livello di sviluppo, con il conseguente benessere sociale, non è un dato acquisito per sempre. Occorre perciò creare le condizioni perché il naturale processo di sostituzione fra imprese vecchie e nuove non si interrompa, mai.

05/09/2002

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