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Sette Termini, un pittore e decine di trincee

Passeggiata panoramica nei dintorni di Montegrino, sulle tracce dell'uomo preistorico, del grande Carnovali e di ciò che resta di una guerra mai combattuta.


Un triangolo isoscele, col vertice a Luino, i due lati maggiori che seguono il corso del Tresa e del Margorabbia, la Val Marchirolo tesa fra Cunardo e Ponte Tresa a chiudere il perimetro. Si presenta così la piccola fetta di Varesotto che, solleticando il confine di Stato, culmina al centro nei 972 metri dei Bedeloni, nome con cui è conosciuta la cima del monte Sette Termini, comune di Montegrino Valtravaglia. Un fazzoletto di terra tutto boschi e acque, testimonianze di storia e di arte, silenzi e panorami a 360 gradi fra laghi prealpini e vette alpine. Una collocazione geografica ed una conformazione morfologica che affascinano l'escursionista di oggi come l'antenato preistorico che proprio qui, in quella che è l'odierna pineta di Montegrino (facile da raggiungere seguendo le indicazioni dal parcheggio principale del paese) ha lasciato tracce indelebili del suo passaggio in un masso di gneiss inciso con figure antropomorfe e simboli di difficile decifrazione noto agli studiosi come "altare di Montegrino" per la possibile funzione religiosa di offerta agli dèi. Motivo in più, fra curiosità e mistero, per scoprire le mille prerogative di un anello lungo una decina di chilometri da percorrere senza troppe difficoltà in circa tre ore di cammino.

UN'ABETAIA CON FUNGHI E MIRTILLI…
Lasciata l'auto al parcheggio cui s'è fatto cenno, si parte dai 520 metri sul livello del mare per seguire brevemente la comoda e poco praticata strada asfaltata con indicazione Sette Termini, inoltrandosi quasi subito nel bosco di conifere, ricco anche in periodo primaverile di funghi e frutta "minima", anzitutto mirtilli. L'abetaia odora di muschio ed è punteggiata dai richiami di uccelli, fra i quali il picchio; qui è il regno della fauna selvatica, cinghiali in primo luogo. Se continuiamo lungo il sentiero segnato dai colori bianco e rosso, dopo un'oretta di tenue fatica sbuchiamo sul crinale del monte, ad un'altitudine di poco superiore ai 900 metri. La scarsa vegetazione d'alto fusto consente di riempirci la vista delle cime più vicine (il Pian Nave verso sud, il Lema verso il confine elvetico che, in linea d'aria dista non più di due chilometri) per poi correre sino alla catena alpina con la maestà del Rosa. Non siamo ancora arrivati al punto più elevato, dal quale ci separano però poche centinaia di metri punteggiati da betulle e da scavi e trinceramenti della Grande Guerra (vedi box). Bene esposto al sole incontriamo (siamo a metà del cammino) il ristorante-rifugio che prende nome dalla montagna e dal quale si diparte una strada asfaltata che inizia la sua discesa e che abbandoniamo dopo un quarto d'ora per imboccare una mulattiera a sinistra che ci porta ai 750 metri della Cascina Porsù.

...E UN BOSCO DI LATIFOGLIE CON BETULLE E ALPEGGI
Ci troviamo di nuovo nel bosco, questa volta di latifoglie e perciò tanto tipico della fascia prealpina quanto quello precedente di conifere ci parla di un passato fatto di impianti artificiali che non tennero conto delle essenze naturali del luogo. Un errore che i moderni tecnici agroforestali per fortuna non compiono più da tempo. Usciti dal bosco (in primavera non mancano i narcisi, nell'autunno spuntano i ciclamini, specie comunque protette) ci imbattiamo in una delle ultime aree prative della montagna, in gran parte riconquistata dalla vegetazione, nota come alpe Campogino, "girata" verso nord e che perciò ha di fronte i paesi appena al di là o al di qua del confine, le verdissime valli Dumentina e Veddasca, l'alto bacino del Verbano che si diparte da Luino. Si prosegue per tranquillo sentiero quasi pianeggiante sino a prendere la diramazione segnata sulla destra che in venti minuti ci riporta con discesa non troppo ripida al punto di partenza. Le possibilità di variare il percorso per sentieri però non sempre segnalati, secondo i gusti e le possibilità, non mancano: quello proposto è agevole anche ai meno allenati ed offre soddisfazioni, come si è visto, tanto di carattere naturalistico quanto paesaggistico ed, infine, storico. P

PITTURA ROMANTICA, TRINCEE DI GUERRA E UN PRESEPE FATTO DI RADICI

Giovanni Carnovali detto il "Piccio"Andare per trincee della Grande Guerra a due passi dal confine elvetico? Si può. Da alcuni anni le Comunità Montane del Varesotto sono impegnate nel recupero dei manufatti della Linea Cadorna, complesso sistema difensivo realizzato per ordine del comandante in capo del Regio Esercito al fine di contrastare una eventuale avanzata austroungarica attraverso la Svizzera. Trincee, camminamenti, postazioni non vennero però mai utilizzate ed ora questo patrimonio storico-militare si presenta in discrete condizioni, ottimo strumento didattico e turistico in quanto situato in posizione strategica (e, quindi, panoramica) eccezionale. Camminando lungo il tracciato che vi proponiamo in queste pagine non sarà difficile imbattersi in feritoie e cunicoli che sono testimoni di una vicenda ormai quasi centenaria. Utilissimo, da questo punto di vista, il libretto di Roberto Corbella "Le fortificazioni della linea Cadorna tra Lago Maggiore e Ceresio" (Macchione editore). Chi preferisce la storia dell'arte ha a disposizione il museo dedicato a Giovanni Carnovali, detto il Piccio (cioè il piccolo, a causa della sua statura) ospitato a due passi dal centro storico di Montegrino. Per le visite basta contattare l'associazione culturale che raccoglie gli Amici del pittore, nato in Montegrino nel 1804 e morto nei pressi di Cremona nel '73, fra gli ultimi "pittori romantici" espressi dalla tradizione europea. Infine, vale una visita anche il presepe permanente ospitato in un locale attiguo alla chiesa parrocchiale di Bosco Valtravaglia, frazione di Montegrino: Fermo Formentini (0332.508183) vi illustrerà un'opera unica nel suo genere perché composta da 150 statue realizzate con radici di alberi locali, mentre altre opere dello stesso genere fanno parte della collezione di casa.

CUCINA CASALINGA IN MEZZO AL VERDE

C'è una località, ai piedi di Montegrino Valtravaglia, che ha un nome capace di richiamare spiagge assolate e mare calmo: Riviera. E' qui, protetta dalla montagna e baciata dal sole estivo, che corre la vecchia strada di fondovalle Grantola-Luino. Ed è qui che l'Agriturismo Il Torchio (0332.575419, solo da venerdì sera a domenica sera) offre un menù campagnolo tutto fatto in casa: antipasti di salumi vari, tagliatelle e ravioli come primo piatto, carni rosse (provenienti dall'allevamento attiguo) come secondi, dolci di vario tipo. Una cucina casalinga e di qualità a partire da 27 euro, quarto di vino e caffè compresi. Per un pranzo meno impegnativo, anche sotto il profilo economico, basta chiedere al ristorante La Madonnina, ospitato nello stesso edificio che cent'anni or sono fungeva da appoggio alla vicina stazione del tram di Molino d'Anna, località d'intersezione fra Valcuvia e Valtravaglia, centro metri dalla strada provinciale. A mezzogiorno si pranza con 11 euro (pizzoccheri, polenta, selvaggina), alla sera il menù può essere più vario, ma l'apertura è solo su prenotazione (0332.575436, chiuso la domenica).

06/13/2008

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