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Arriva la rivoluzione delle lauree triennali.

L'università italiana alla vigilia di una profonda trasformazione.

Sono tre gli elementi che caratterizzano quella che si propone come una vera e propria rivoluzione per adeguare il mondo delle università italiane alle esigenze della società contemporanea: la tipologia delle lauree, il ruolo dei docenti e l'autonomia universitaria.

Il sistema delle lauree
La nuova università si fonda sul sistema del cosiddetto "3+2": una laurea triennale di primo livello e una successiva laurea biennale specialistica.
E' prevista anche una nuova modalità di giudizio degli studenti: è il sistema dei crediti che vanno acquisiti attraverso attività didattiche, di studio e formative nella misura di 180 punti per la laurea di primo livello e di ulteriori 120 punti per quella di secondo livello.
L'introduzione dei due livelli permette di distinguere due tipologie.
La prima laurea diventa il titolo generalizzato che suggella la formazione universitaria, assicurando un'adeguata padronanza di metodi e contenuti scientifici generali, nonché l'acquisizione di specifiche conoscenze professionali; ha carattere tecnico ed è spendibile subito sul mercato del lavoro.
La seconda laurea, invece, è rivolta alle specializzazioni. In talune discipline è possibile conseguire anche solo la prima laurea, in altre invece è richiesta comunque quella specialistica di secondo livello.
Un'altra novità in campo didattico è rappresentata dai master che, mentre in precedenza erano affidati all'iniziativa di qualsiasi istituto di formazione, ora devono essere garantiti dall'università e hanno durata annuale; per l'accesso è richiesta la laurea di primo livello.

I master devono offrire il corrispettivo di 60 crediti, che è il carico annuale proprio degli studi specifici di una facoltà. Alla fine si consegue un titolo spendibile anche in vista del conseguimento della laurea specialistica biennale.

Il ruolo dei docenti
Dalla riforma emerge l'esigenza, peraltro non ben chiara nell'applicazione dei suoi contenuti, di dare al corpo docente stipendi e compiti più adeguati a un'alta funzione didattica e di ricerca. Docenti le cui competenze dovrebbero essere periodicamente sottoposte a verifica.


L'autonomia
Da un sistema centralista, il mondo dell'università italiana si è ormai avviato verso uno tendenzialmente autonomista: le singole sedi universitarie hanno ora una competenza molto più ampia rispetto al passato nella definizione della propria offerta formativa.
Rispettati alcuni paletti nazionali, gli atenei possono scegliere le discipline e anche gli studenti hanno una quota di libertà nel disegnare i curricula.
L'obiettivo è quello di giungere a una concorrenza
"al rialzo" tra gli atenei, così da rendere possibile una crescita culturale, economica e civile del nostro Paese.

Resta da precisare che manca ancora il decreto attuativo per le lauree specialistiche: un passaggio cruciale senza il quale la riforma non potrà diventare operativa. Il Ministro Zecchino ha dichiarato che, salvo sorprese, il decreto verrà trasmesso alla Corte dei Conti entro ottobre: dopo la sua emanazione, gli atenei dovranno adeguarsi entro 18 mesi.

09/04/2000

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