Varesefocus.
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Varesefocus

 
 

Sulle tracce dell'Ipposidra

Opera ingegnosa, concepita per rivoluzionare i trasporti tra le terre varesine e quelle milanesi, ma presto abbandonata in favore del nascente treno a vapore. Nei boschi fra Sesto Calende e Tornavento alla ricerca delle ultime tracce della Ferrovia delle Barche.

Il fiume Ticino presso Tornavento
Un terrapieno da un lato e dall'altro della via per Malpensa; le spalle perfettamente conservate di un ponte distrutto; i muri sbrecciati della "casa dei carradori"; la stazione dei cavalli e quella delle ferrovie; tratti di darsena; cippi di pietra, con la scritta S.F., cioè Società della Ferrata, sparsi tra i boschi. Benvenuti a Sesto Calende, capolinea dell'Ipposidra.
VIAGGIO SERENO E SILENTE
Ipposidra, ovvero la Ferrovia delle Barche che rimase in funzione lungo il Ticino tra Sesto Calende e Tornavento dall'Unità d'Italia al 1865, opera poi abbandonata in favore della ferrovia a vapore, più sicura, più veloce e meno costosa, fu una realizzazione ingegneristica grandiosa della quale troviamo tracce ancora oggi, sopravvissute centocinquant'anni dopo qua e là lungo le strade carrozzabili e tra i boschi non lontani dal Fiume Azzurro, tanto da rappresentare una meta quanto mai originale degli Itinerari di Turismo Scolastico offerti congiuntamente da Provincia e Camera di Commercio varesine.
In origine tutto nasceva a Tornavento, oggi comune di Lonate Pozzolo, da una darsena a pianta trapezoidale collegata al Naviglio Grande; lì accanto, una quarantina di cavalli era pronta a darsi il cambio nella prima tratta della ferrovia, fino a Somma Lombardo dove attendevano altri quaranta. Le barche venivano fissate in acqua ai carri ferroviari, quindi un argano azionato dagli animali iniziava il trascinamento sui carri stessi per poi avviare la risalita, che in totale sfiorava i diciotto chilometri (v. Varesefocus novembre 2001). "Viaggio sereno e silente, ritmato solo da passo dei cavalli e dalle voci del bosco, diverse ad ogni stagione, il canto degli uccelli, il frinire delle cicale o il silenzio della neve", scrive Francesco Ogliari, insigne storico dei trasporti.
A Somma c'era il passaggio sopra la strada della Malpensa, quindi la discesa nella valla del torrente Strona, tanto ripida che i cavalli venivano issati a bordo, quindi cambio del traino, nuova ripida discesa zavorrata da un carro vuoto e arrivo a Sesto Calende, località Mulini di Mezzo, dove una piattaforma-ascensore faceva scendere nel Ticino i carri con le barche, che venivano trascinati fino al punto di partenza (o di ritorno, fate voi) per sfruttare la corrente fino a Tornavento.
Vecchia locomotiva al Museo di RancoCARLO CATTANEO, POLITICO DEI TRASPORTI
Novanta minuti di barca, tre giorni di Ipposidra, ma a quei tempi non esisteva sistema migliore per superare le undici "rapide" esistenti lungo il tragitto, trafficatissimo per trasportarvi marmo e granito (per il Duomo di Milano), calce, carbone, legna, formaggi, castagne da nord a sud e vini, sali, grani in senso inverso per un totale di 3600 barche ed oltre 100mila tonnellate l'anno. "Farebbe un curioso calcolo - scriveva la Guida della Provincia di Milano pubblicata nel 1847, quando la Ferrovia delle Barche era solo un progetto - chi valutasse il risparmio che la navigazione procura a questa enorme massa di derrate in paragone della vita terrestre".
Sarà il milanese Carlo Cattaneo, uomo politico e non solo, a sostenere la necessità di sostituire i normali convogli a trazione equina lungo l'alzaia, che per coprire lo stesso percorso impiegavano anche due settimane, sempre a carico ridottissimo e con grave dispendio di energie umane e animali.
MEGLIO IN BICI, LUNGO L'ALZAIA DEL TICINO
Opera grandiosa, come s'è potuto intuire dalla breve descrizione sopra riportata, ma non la sola che si può ammirare utilizzando l'itinerario numero 4 del turismo scolastico provinciale, utile evidentemente non solo alle scolaresche. Si può partire a Lonate Pozzolo dalla sede del Parco del Ticino, che a metà Ottocento era una dogana austro-ungarica posta al confine tra il libero Piemonte e la Lombardia imperiale; quindi si scende lungo la strada del porto per visitare dall'esterno l'opera di alimentazione del Naviglio; prima di una visita al Museo dei Trasporti di Ranco (vedi box in queste pagine) si può andare in auto (meglio in bici, lungo l'alzaia del Ticino, in una mezz'ora) a Somma Lombardo e Sesto Calende per osservare la massicciata ferroviaria, la stazione di cambio dei cavalli e le opere di discesa nelle acque del Lago Maggiore.

Il Museo Europeo dei Trasporti di Ranco, per viaggiare… stando fermi
Avvocato di Cassazione, dottore in Diritto Canonico e in Filosofia, docente di Storia dei Trasporti, materia alla quale ha dedicato centinaia di volumi: Francesco Ogliari, milanese con residenza sulla sponda varesina del Verbano, è un uomo fuori dal comune, fine letterato e uomo di cultura a tutto tondo. Da lui non si può prescindere quando si parla di vie di comunicazione e dei mezzi più o meno antichi che le percorrevano. E proprio all'Ipposidra ha dedicato il volume "Dal Lago Maggiore a Milano - La 'ferrovia delle barche' e i trasporti su acqua nel secolo XIX", scritto con Gaspare Cilluffo, edizioni Selecta.
A Ranco, due passi dalla più famosa Angera, esiste da diciotto anni il Museo Europeo dei Trasporti, collezione fantasmagorica di tutto quanto ha a che fare con l'argomento: un triciclio del 1840, una diligenza, un tram a cavalli, biciclette, locomotive, funicolari con annessi e connessi in fatto di attrezzature, strumenti da viaggio e così via. Per la gioia dei bambini (ma perché solo loro?) ogni domenica mattina lo stesso Ogliari mette in funzione un gigantesco plastico ferroviario, con decine di trenini che s'incrociano e rispettando, come per incanto,... orari e coincidenze. Insomma un unicum, da vedere previa telefonata allo 0331 976614. L'entrata è gratuita. E proprio al Museo Europeo dei Trasporti si trova un reperto dell'antica Ferrovia delle Barche: un vagoncino spartano, senza tettuccio, che, trainato da cavalli, prometteva un viaggio "economico" da Sesto Calende a Tornavento. Munito anche di una vela, simulava il trasporto "eolico" in voga all'epoca nell'Ohaio. Ma è da ritenere che, a dispetto di "Tornavento", la vela servisse a ben poco: infatti, il percorso si snodava per intero all'interno della brughiera, dove il vento è affievolito. L'Ipposidra serviva, dunque, non solo per il trasporto di merci, ma anche di persone.
Pranzare in riva al fiume, dove il pesce è freschissimo
Ristoranti e osterie immersi nell'atmosfera del fiume Ticino, da cui traggono spesso la loro stessa ragion d'essere: non mancano certo i locali storici dove trascorrere un'ora piacevole prima o dopo la visita che vi proponiamo.
L'Osteria delle Sperone, per esempio, al Ponte di Oleggio in comune di Lonate Pozzolo. In stagione, rane e lumache sono di casa (tel. 0331 302180). Oppure il ristorante La Biscia di Sesto Calende (0331 924435) per un'abbuffata di pesce di lago. O, ancora, il ristorante Da Pio a Somma Lombardo, località Coarezza, che propone grandi risotti e lavarelli alla piastra (0331 256667). Prezzi che si aggirano mediamente sui 50 euro. Meglio prenotare, specie se di sera e nella bella stagione.

05/05/2005

Editoriale
Focus
Economia
Inchieste
L'opinione
Territorio

Politica
Vita associativa
Formazione
Case History
Università
Storia dell'industria
Natura
Arte
Cultura
Costume
Musei
In libreria
Abbonamenti
Pubblicità
Numeri precedenti

 
Inizio pagina  
   
Copyright Varesefocus
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
another website made in univa