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Pagaiare in team

Il fiume Ticino si presta perfettamente alla formazione outdoor sui gommoni. E così il rafting, comunemente considerato uno sport estremo, diventa un perfetto contesto per allenare lo spirito di gruppo e confrontarsi in modo rispettoso con la natura.


Costruire castelli sulla sabbia è impossibile, cementare gruppi di lavoro sull’acqua no. Basta un gommone da rafting, pagaie, spirito di avventura, voglia di mettersi in gioco. E se i componenti dell’equipaggio sono gli attori, i maestri conduttori sono i grandi registi dell’avventura formativa e il fiume Ticino è il set ideale. Il rafting come outdoor experience, infatti, rappresenta un’ottima opportunità per osservare, mettere in luce punti di forza o carenze al fine di consolidare il team.
Il fiume azzurro immerso nel parco del Ticino garantisce placide acque, ma anche cambi di correnti. Insomma un fiume a “due velocità” che concede all’equipaggio da un lato di prendere confidenza con questo tipo di sport considerato estremo dall’immaginario comune, dall’altro far assaporare il “brivido” delle discese dei fiumi di alta montagna. Ed è proprio questa altalena di emozioni che consente ai maestri formatori di misurare e lavorare sulle potenzialità del gruppo. “Lo scopo è quello di ricreare giochi di ruolo sotto scenari differenti da quelli in cui si è abituati a muoversi - spiega Iuri Zucchi, ingegnere ambientale ed esperto di formazione.- In questo modo il gruppo, essendo svincolato dal contesto lavorativo, può esprimersi in maniera più libera. Le proposte di outdoor experience sono varie e sono mirate a realtà in cui è necessaria un’attività di team. Una formazione di questo tipo è quindi mirata a instaurare una forte sinergia tra i componenti del gruppo. Il Ticino quindi per caratteristiche concede all’equipaggio del gommone di ragionare prima di agire”. La discesa lungo il fiume azzurro diventa così la metafora dell’ambiente di lavoro e di tutte le dinamiche di gruppo, ma solo nell’ultima parte dell’esperienza formativa si correlano rafting e lavoro.
Il primo step, ovvero il momento in cui un’azienda accetta questo tipo di proposta formativa, è capire gli obiettivi da raggiungere. “Partendo dalle problematiche aziendali - spiega Iuri Zucchi - è possibile, anche alla luce del budget a disposizione, pianificare le esercitazioni. Si va dal team building finalizzato alla discussione e all’affiatamento dei componenti del gruppo al team effectivenes, che consente un maggior approfondimento delle dinamiche, le quali poi vengono analizzate e valutate parametrandole alle dinamiche sull’ambiente di lavoro”. Ma non solo. Un’altra proposta formativa è il time management o lavori di gestioni del tempo. In questo caso in gioco vi è la capacità organizzativa parametrata a un lasso di tempo ben determinato. Stabilito l’obiettivo e una scadenza temporale, sempre stando sul gommone, si agisce per raggiungerlo superando ostacoli ideati ad hoc dai conduttori-formatori e all’insaputa di coloro che stanno sul gommone. C’è poi la gestione delle fasi critiche. Qui l’equipaggio si deve cimentare nella soluzione di situazioni d’emergenza come può essere ad esempio un salvataggio. “L’ideale - conclude Zucchi - è affrontare le discese sempre con due gommoni. Ciò permette di osservare ciò che accade all’interno del proprio equipaggio e contemporaneamente

Rafting: da sport estremo a osservatorio naturalistico

Osservare le geometrie del volo di sterne, rondini riparie, aironi, anatre, martin pescatori e cormorani. Esplorare le lanche, insenature dove un tempo scorrevano le acque del fiume azzurro e oggi piccoli sistemi ecoambientali intatti dove si possono trovare nidi, ma anche tracce del passaggio di cinghiali. Il tutto a bordo di un gommone trasportato da acque chete alla scoperta del Ticino, scrigno che custodisce bellezze naturali e che coniuga la passione di praticare sport al contatto con la natura. Stiamo parlando del rafting, o meglio del soft rafting o rafting didattico, in quanto l’impeto delle correnti non è paragonabile a quello della Dora, del Sesia, del Noce o del Trebbia, corsi d’acqua alpini dove tutto scorre velocemente e non c’è l’opportunità di guardarsi intorno. “Il Ticino è un fiume di basso corso - spiega Filippo Villa dell’associazione AcQua di Vigevano e consigliere dell’Associazione italiana rafting - la grande portata d’acqua permette di non avere continui ostacoli lungo il percorso. Non solo, ma il fatto che scorra in un parco naturale permette di osservare l’habitat e di vedere la vegetazione non contaminata dall’insediamento dell’uomo. E sono proprio le discese sul Ticino il modo migliore per conoscere le dinamiche delle correnti, capire il mondo legato al fiume e dimostrare a chi si approccia a questo sport che il rafting non è solo adrenalina che si mette in circolo”.
Sono americane le origine di questo sport e il nome deriva dalle grandi zattere sulle quali si accompagna la discesa dei tronchi sui grandi fiumi del Nord America. Niente zatteroni nella traduzione sportiva della discesa dei corsi d’acqua, ma gommoni a camera pneumatica a compartimenti stagni.
Sono tre le realtà sportive che offrono l’opportunità di fare rafting sul Ticino: Onda Blu di Motta Visconti
(347-8298027), Canoa club Milano di Castelletto di Cuggiono (338-2629111) e AcQua, compagnia di navigazione fluviale di Vigevano (349-5560078). E se fino a qualche tempo fa il target dei praticanti era costituito per lo più da paracadutisti, body-builder, atleti e per la maggior parte di sesso maschile, oggi tra neofiti e praticanti ci sono adulti, bambini e anche donne. L’intenzione è quella di mostrare il risvolto collettivo della pratica di questo sport abbinandolo all’osservazione naturale. Anche per questo di anno in anno cresce l’interesse delle scuole nel voler provare questo tipo d’esperienza.

02/25/2005

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