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Angera e la sua Rocca

La seconda tappa del viaggio di Varesefocus alla scoperta dei castelli, rocche e fortificazioni in provincia di Varese è Angera, sul lago Maggiore: una perla del nostro territorio per arte, storia, ma soprattutto natura.


UNA STORIA ANTICA
Angera è una gradevole cittadina che si affaccia sulla bassa sponda lombarda del Lago Maggiore, meta di gite domenicali per turisti che vogliono godere del paesaggio in cui è immersa e conoscere le memorie del suo passato. Angera infatti ha una storia molto antica, testimoniata dalla Rocca, la quale sorge su uno sperone di roccia sopra l’intero abitato ed è uno dei castelli più significativi e meglio conservati della provincia di Varese.
In epoca romana, grazie alla favorevole posizione, Angera è un’importante “statio”, ossia un centro per il controllo dei traffici del lago e per i commerci sia con le località dell’alto Verbano sia con Milano e la pianura Padana.
Da “statio” e poi “stationa” deriva l’originario nome di Stazzona, per poi divenire nel XIII secolo Angleria, da cui l’attuale Angera.
DAl MEDIOEVO
Nel Medioevo questa funzione commerciale e strategica diventa sempre più rilevante, Angera diviene sede di una pieve e punto di riferimento fondamentale sul Lago Maggiore per gli arcivescovi milanesi: loro obiettivo è quello di controllare e proteggere Milano e tutta la Lombardia da nord.
Un controllo feudale, ma anche ecclesiastico contro l’eresia dei Patari. E’ infatti in tale contesto che la Rocca viene nominata, per la prima volta, nel 1066, quando Arialdo Alcinato, prete originario di Cucciago (Como), aderente alla setta ereticale, viene eliminato, per iniziativa dell’arcivescovo milanese Guido da Velate, con la complicità di donna Oliva sua nipote e signora di Angera. Dopo torture e mutilazioni, il corpo è gettato nel lago Maggiore e, secondo la tradizione, ricompare intatto e profumato proprio sulle rive di Angera, a significare il coinvolgimento di Oliva nell’assassinio. Arialdo verrà proclamato santo da papa Alessandro II, che nel frattempo aveva scomunicato Guido da Velate.
A questo periodo risale il primitivo nucleo della struttura, costruita poi nel 1100 dagli arcivescovi di Milano. Nel secolo successivo, tra il 1263 e il 1277, la Rocca è oggetto di contesa nelle lotte per la conquista della Signoria in Milano tra le famiglie dei Torriani e dei Visconti, originari del Verbano; con la vittoria di Desio del 1277 da parte di Ottone Visconti, divenuto arcivescovo e signore di Milano, la Rocca passa nelle mani di questa famiglia che attua interventi di ricostruzione, di ampliamento e di decorazione degli ambienti interni.
Per quasi tutto il 1300 i Visconti sono accusati di occupare illegalmente la fortificazione, in quanto appartenente alla Mensa arcivescovile milanese: solamente nel 1384 Clemente VII concede di diritto Angera e la sua Rocca a Caterina Visconti, moglie di Gian Galeazzo, mettendo così fine all’annosa questione.
Nel 1449, all’epoca della Repubblica Ambrosiana, il Consiglio dei Novecento della città di Milano vende il castello e il territorio di Angera al tesoriere ducale Vitaliano Borromeo per la cifra di 12.800 lire imperiali. Con i Borromeo, tuttora proprietari dell’edificio, la Rocca conosce una nuova fase costruttiva e nel 1497 Angera diventa città.
Tuttavia, a partire dal Cinquecento, per Angera inizia un lento declino motivato dalla presenza economica e militare sempre più importante di Arona; nel 1800 i Francesi distruggono le fortificazioni di Arona lasciando intatta, invece, la Rocca di Angera, situata sull’altra riva del lago, considerata non pericolosa ai fini militari: una grande fortuna per tutti coloro che ancora oggi possono ammirare la sua grandezza e il suo splendore.
LA ROCCA
Dal punto di vista architettonico, la Rocca di Angera è un complesso edificio costituito da più corpi di fabbrica che sono stati costruiti con la tipica pietra locale in momenti successivi, documentando così la storia del castello e delle persone che lo abitarono. Dopo aver oltrepassato il perimetro murario dalla bella merlatura ghibellina e la torre d’ingresso, si accede al Belvedere, un cortile terrazzato aperto verso il lago e delimitato dalla torre di Giovanni Visconti (arcivescovo di Milano intorno al 1350 circa). Essa presenta aperture a bifora e conserva al suo interno resti di affreschi raffiguranti lo stemma visconteo e le sigle di Giovanni.
Da qui il visitatore giunge al cuore del fortilizio: il cortile nobile intorno a cui si raccolgono le principali costruzioni del complesso. La torre Castellana, dalla quale si può godere di tutto il panorama circostante, rappresenta l’elemento più antico, databile agli inizi del Duecento; accanto a questa, la palazzina viscontea, costruita intorno al 1280 da Ottone Visconti che fece celebrare con pregevoli affreschi nella sala di giustizia, le sue gesta vittoriose sui Torrioni, feudatari di Como, con i quali i Visconti combatterono lungamente per il dominio sul contado del Seprio.
Essi rappresentano uno dei più significativi e antichi cicli profani in Lombardia fra Due e Trecento: la narrazione delle imprese di Ottone si svolge lungo la fascia centrale delle pareti, mentre nelle lunette superiori sono raffigurazioni astrologiche e segni zodiacali. L’altro edificio vicino alla torre Castellana è la palazzina scaligera che prende il nome da Regina della Scala, terza moglie di Bernabò Visconti, la quale nella seconda metà del 1300 modificò la struttura del secolo precedente per adeguarla a sua dimora di sposa. Infine l’ala borromea chiude a quadrato il cortile: nelle sale del pianterreno sono ospitate mostre temporanee mentre ai piani superiori si può visitare la quadreria antica e la sala delle cerimonie dove sono conservati i notevoli affreschi quattrocenteschi con le storie di Esopo e la raccolta delle melograne strappati da palazzo Borromeo di Milano, dopo la distruzione in conseguenza dei bombardamenti del 1943.
IL CULTO DI MITRA E LA TANA DEL LUPO
Al primo piano del quattrocentesco Palazzo Pretorio si trova il Civico Museo Archeologico di Angera (via Marconi, 2 – tel. 0331.931133, ingresso gratuito. Apertura e orari: lunedì, giovedì e sabato dalle 15.00 alle 19.00; mercoledì su appuntamento; servizi: visite guidate, articoli promozionali e pubblicazioni) dove sono conservate testimonianze risalenti al periodo romano ed anche all’epoca preistorica.
Questi reperti sono stati trovati nella necropoli romana, situata a est dell’abitato, e nel cosiddetto Antro di Mitra, una grotta naturale alla base della roccia sulla quale si innalza la Rocca.
La necropoli fu scoperta negli anni ’70 durante i lavori di costruzione del nuovo cimitero: vennero alla luce oggetti appartenenti a corredi funebri come anfore, monete, lucerne, vetri, utensili in ferro, oltre a materiale lapideo. Nell’antro mitriaco, comunemente chiamato “tana del lupo”, sono stati invece trovati grattatoi, bulini, asce del mesolitico e del neolitico. Molto probabilmente questa grotta fu abitata in epoca preistorica e adibita successivamente al culto del dio Mitra (dio del sole e della luce, dell’amicizia, dell’ordine cosmico) da parte dei Romani. Oggi l’antro è ricoperto da una fitta vegetazione e non visitabile senza un permesso specifico.
IL MUSEO DELLA BAMBOLA
Dal 1988, nelle sale dell’ala Viscontea e dell’ala Borromea della Rocca di Angera, è stato allestito il Museo della Bambola e dell’Abbigliamento Infantile, unico nel suo genere, primo nel nostro paese e tra i più importanti musei del settore in Europa. Nato dalla donazione della collezione di bambole della famiglia Borromeo, raccoglie esemplari di legno, cera, cartapesta, porcellana, tessuto, celluloide e plastica, raccontando, in modo didattico per il visitatore, la storia e le trasformazione di questo antico giocattolo dal 1700 ad oggi. Sono conservati anche mobili in miniatura, libri, accessori, vestine, giochi da tavolo e di società. La parte che riguarda la moda per l’infanzia è costituita da circa duecento abiti e vestitini, sempre dei Borromeo, adatti ad ogni occasione: battesimi, cerimonie, feste di gala, momenti di gioco e svago. Essi testimoniano fino agli anni ’50 del 1900 l’evoluzione del gusto per l’abbigliamento del bambino di una famiglia elegante e molto agiata. Bisogna anche ricordare che nel 2002 è stata aggiunta una nuova sezione dedicata agli automi, meraviglie meccaniche otto e novecentesche provenienti da collezioni francesi e tedesche.
Orari di visita: La Rocca e i suoi musei sono aperti tutti i giorni da marzo a ottobre - dalle 9.00 alle 17.30 (ultimo ingresso) Adulti euro 7.50, gruppo adulti euro 6.00; ragazzi euro 4.50, gruppo ragazzi euro 4.00 Telefono 0331.931300 - fax 0331.932883
Servizi: visite guidate, bookshop, ristorante-bar La caffetteria della Rocca
Per arrivare: autostrada laghi A8 Milano-Varese, uscita Sesto Calende, proseguire lungo la statale 629 in direzione di Angera, per la Rocca vedere la segnaletica
www.borromeoturismo.it
ANGERA E IL VINO
All’interno del cortile nobile si può visitare la vinaia, ambiente per la pigiatura dell’uva e la fermentazione del mosto, che conserva il grande e antichissimo torchio
a vite del 1745. Questo strumento documenta come
la zona di Angera in passato fosse coltivata a vigneti per la locale produzione vinicola. Prodotti ancora oggi da circa una trentina di viticoltori, i vini bianchi, rossi e rosati
di Angera hanno la denominazione tipica di “Ronchi Varesini”: questo nome deriva dalla caratteristica coltivazione a terrazzamenti (ronchi), diffusa nella provincia di Varese sin dai tempi di Carlo Borromeo.
I vini di Angera dall’ottobre scorso hanno ricevuto il riconoscimento della Indicazione Geografica Tipica.
Nella cittadina ogni settembre si svolge la tradizionale Festa dell’Uva. Un’altra festa popolare è, invece, quella del Borgo la seconda domenica del mese.

02/24/2006

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