Varesefocus.
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
Varesefocus

 
 

Da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI

La nuova luce in cui Impresa e Lavoro sono stati posti, all'interno della dottrina sociale della Chiesa, dal pontificato di Giovanni Paolo II. E il nuovo Papa, legato profondamente al predecessore, lascia immaginare che ne seguirà le orme.

Giovanni Paolo II, riceve la comunione dal cardinale Joseph RatzingerScrivo ricordando la grande figura di Giovanni Paolo II scomparso il 2 aprile scorso, ma la cui luce, lungi dallo spegnersi, si diffonde più intensamente, mentre già è avvenuta l'elezione del suo successore nella persona del cardinal Joseph Ratzinger, Decano del Sacro Collegio, che ha scelto il nome di Benedetto XVI. Il legame tra i due Papi è profondissimo, non solo perché c'è successione immediata, ma perché il Cardinale Ratzinger è stato strettissimo collaboratore di Giovanni Paolo II come Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.
La Chiesa rivive la Passione di Gesù nel mistero della sofferenza e della morte di Giovanni Paolo II, il mondo ne è fortemente partecipe, la stessa Chiesa che non perde mai la speranza, gioisce per la nomina del suo successore sulla cattedra di Pietro ed anche qui il mondo lo riconosce come un dono o almeno come un punto di riferimento importante e prezioso.
Due grandi figure strettamente collegate nel servizio alla Chiesa e nello sviluppo della sua missione nel mondo, molto attente a ciò che accade; due personalità molto ricche culturalmente e spiritualmente, con caratteristiche così diverse e complementari, di cui sarebbe arduo tracciare una sintesi. Qui ci limitiamo a ricordare, nella gioia riconoscente per la elezione di Benedetto XVI, l'attenzione data da Giovanni Paolo II al mondo del lavoro, più specificamente al mondo dell'impresa come l'ambito o lo strumento attraverso il quale l'uomo che esercita il lavoro (“Laborem exercens”) si dà la concreta possibilità di esprimersi con una specifica responsabilità ed un peculiare contributo, vivendo il proprio rapporto con le cose, i beni materiali, i progetti di trasformazione del mondo, le risorse impegnate e ricavabili, il profitto, i conflitti tra le parti in causa, il difficile cammino per la giustizia, gli squilibri tra classi sociali e parti del mondo, fenomeni emergenti e potenzialità nuove, risorse e necessità familiari.
Se il lavoro è dimensione insostituibile, un bene necessario e primario della condizione umana e quindi specchio e prova della sua dignità, i modi di concepirlo in rapporto alla fatica che comporta e ai suoi frutti economico-finanziari, sono a volte diametralmente opposti tra loro, generando conflitti e comportando criteri di natura economica, ma anche di natura etica non collimabili tra loro.
Se diverse e opposte sono le visioni del mondo del lavoro e di tutte le sue componenti, diversi e opposti sono i criteri con cui ci si comporta e si interviene per l'esperienza del lavoro e dell'impresa. Proprio per questo le diverse componenti del mondo dell'impresa diventano oggetto di valutazioni etiche diverse, secondo che si parta da una visione dell'impresa e del lavoro di stampo liberale o di stampo collettivista.
Nel coerente sviluppo della dottrina sociale della Chiesa, il magistero di Giovanni Paolo II ha dato un forte e chiaro impulso perché la realtà dell'impresa venisse concepita come comunità di persone, corresponsabili a vario titolo del bene che attraverso di essa viene perseguito, facendo correre il pensiero grazie al primato della persona e non del profitto, fino a fare della persona e delle sue relazioni il perno di ogni valutazione, anche sul profitto oltre che sulle condizioni complessive di lavoro, sul senso della proprietà privata come condizione di libertà, ma anche come impresa segnata dalla dimensione sociale. Se il profitto va perseguito come frutto del lavoro stesso e per garantire la sopravvivenza o meglio ancora lo sviluppo dell'impresa verso altri traguardi che sono per tutti, tuttavia il profitto non è un assoluto irrinunciabile.
La visione della Chiesa riceve dal magistero di Giovanni Paolo nuovo impulso e coraggio e rimettere lo stesso profitto nell'ottica del perseguimento del bene di tutti per condizioni di vita personale e familiare più giuste e quindi più serene, non solo nel perseguimento dell'interesse di pochi, magari con criteri e metodi molto speculativi, quindi irriguardosi della dignità di ogni persona.
Certo oggi ogni impresa naviga tra opposti interessi e realizzare, oltre che riconoscere, il punto ottimale di equilibrio tra le diverse componenti in gioco non è compito facile. Il magistero di Giovanni Paolo II è stato e rimane un contributo forte e decisivo al riguardo, perché, diversamente, cioè nel caso in cui si concepisse l'impresa ed il suo scopo non nella dinamica della comunità di persone, ma nella stritolante logica del profitto a tutti i costi, facendo contare il capitale più delle persone, si aprirebbero altri e più gravi problemi e si perderebbero valori umani precisi e qualificanti.
Instancabile è stata la sua attenzione e la sua parola per tenere vivo questo modo più umano e già di per sé più giusto, prima ancora di verificarne risultati concreti e quantificabili, di concepire l'impresa, al di là di ogni materialismo massificante e di ogni individualismo liberalizzante.
Né lo stato né il libero mercato sono riferimenti autonomi e sufficienti per definire la bontà di una impresa. Occorre altro, occorre il coraggio di rimisurare tutto sulla dignità di ogni persona e sulle sue fondamentali relazioni familiari per ottimizzare il senso del libero mercato e dimensionare giustamente ed equamente la presenza dello stato. Equilibrio mai raggiungibile in modo perfetto, ma ciò nonostante da cercare sempre con interventi e decisioni precisi. Sarà un modo vero di onorare la memoria di Giovanni Paolo II il grande.

05/05/2005

Editoriale
Focus
Economia
Inchieste
L'opinione
Territorio

Politica
Vita associativa
Formazione
Case History
Università
Storia dell'industria
Natura
Arte
Cultura
Costume
Musei
In libreria
Abbonamenti
Pubblicità
Numeri precedenti

 
Inizio pagina  
   
Copyright Varesefocus
Unione degli Industriali della Provincia di Varese
another website made in univa