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L'eleganza del mattone

Esempi di architettura razionalista in provincia di Varese.

Negli anni immediatamente successivi al primo grande conflitto mondiale in ambito architettonico si affermò lo stile razionalista, che perseguì con convinzione il culto della logica a scapito di qualsiasi progetto magari piacevole dal punto di vista decorativo, ma poco funzionale.
Era un periodo, quello, in cui il bisogno di ricostruire procedeva di pari passo con la necessità di farlo in modo intelligente, senza fronzoli inutili e possibilmente con modernità.
Sintesi della forma, utilizzo di materiali nuovi come ferro, vetro e cemento e una maggiore ricerca di un rapporto razionale tra l'uomo e l'architettura, ovvero tra l'uomo e la società, furono infatti i cardini delle scelte di questa corrente artistica.
La convinzione che l'architettura potesse migliorare la società e facilitare la vita stessa dell'individuo all'interno della città fu la tematica privilegiata dagli architetti, che scelsero questa poetica come forma espressiva della progettazione personale.
Le Corbusier, Wright, Gropius, Mies van der Rohe sono i nomi più conosciuti e coloro che indubbiamente stesero i principi della nuova architettura; anche l'Italia ebbe i suoi protagonisti che, soprattutto durante gli anni del ventennio fascista, attivarono una progettazione che si espresse a volte, come nel caso di Giuseppe Terragni, ad un livello estremamente elevato e internazionale, mentre in altri casi scese a compromessi con le richieste di retorica monumentalità del regime, non riuscendo a staccarsi dal tentativo di coniugare un linguaggio estremamente moderno con soluzioni che ricordassero la tradizione.
Peculiarità del razionalismo italiano fu una evidente attenzione per le realtà locali, dal momento che il regime attuò proprio una politica urbanistica volta a rivalutare le città di provincia.
Tale programma di ammodernamento diede in diversi casi risultati molto positivi e assolutamente in grado di competere con il razionalismo europeo, ma in altre occasioni provocò il frettoloso sventramento di centri storici che venivano giudicati obsoleti ed inadatti a città moderne.
Fu infatti in quegli anni che molti centri italiani furono protagonisti di vere e proprie trasformazioni non sempre felici e spesso giustificate con motivazioni inerenti l'igiene, la viabilità e il traffico, ma che in realtà mascheravano speculazioni edilizie.

04/19/2001

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