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Il business del vino fra terreni, ristoranti e anguille in umido

Si muove il mondo imprenditoriale intorno alla neonata Indicazione geografica tipica (IGT) dei Ronchi Varesini. Ci saranno ricadute sul turismo, sulla gastronomia e… sul valore dei terreni.

I primi effetti della trasformazione già si vedono. Sulle colline intorno al lago Maggiore nascono nuove aziende agricole e si organizzano le Cantine, nei ristoranti si studiano gli abbinamenti con i piatti della cucina tipica (pesce di lago, faraona alla creta, risotti, brasati ecc.), le amministrazioni pubbliche s'industriano su come difendere il territorio agricolo ed evitare che sia "divorato" dall'edilizia. Anche gli agriturismi non nascondono il loro interesse verso lo sviluppo della filiera del vino: oggi non posseggono vigneti, ma intuiscono che barriques e cantine potrebbero diventare un fattore turistico trainante nel prossimo futuro. Una volta ottenuta la Igt, queste aziende potranno impiantare tralci, barbatelle e nuove strutture ricettive, dando una bella spinta al proprio business. Il mondo imprenditoriale si muove intorno alla neonata Igt dei Ronchi Varesini. La sigla - Igt - significa Indicazione Geografica Tipica, il nome invece prende spunto dalla caratteristica coltivazione a terrazzamenti, o miogni, o ronchi appunto, assai diffusa nel Varesotto sin dai tempi di Carlo Borromeo. A metà '500, quand'era cardinale a Roma, il futuro santo si faceva mandare il vino in botte, via Genova, per mare, direttamente dalla Valceresio, preferendolo al celebrato vino di Frascati e di Marino. Persino il carcere di Varese sorge su terreni una volta coltivati a vigneti e da essi prende il nome. Nel '600, del resto, tre quarti dell'economia del Varesotto ruotava intorno a Bacco. Il Disciplinare di produzione prevede che i vini delle nostre cantine potranno essere bianchi, fermi e frizzanti, ottenuti con uve Riesling italico e Tocai friulano, con l'aggiunta di Trebbiano, Chardonnay, Pinot Grigio e altre varietà. Oppure rossi e rosati, composti per almeno il 60% da uve Barbera, Merlot, Nebbiolo e Croatina e per il 40% da altri vitigni raccomandati scelti tra Pinot Nero, Bonarda piemontese, Vespolina, Uva Rara e Freisa.
ABBINAMENTI AL RISTORANTE
In base alle prime microvinificazioni svolte sulle vendemmie 2001, 2002 e 2003, i nostri vini promettono di essere fini e profumati, un po' come quelli ticinesi, con un ricco bouquet, fragranti e complessi. Risentono, naturalmente, dei climi prealpini e lacustri. Tanto per intenderci, non avranno mai nulla a che vedere con gli intensi vini siciliani tipo Nero d'Avola o supertuscans come il Tignanello. Ma di certo godranno di una loro gradevole personalità. Le prime bottiglie Igt saranno in commercio nel 2006 al termine del lungo iter comunitario. Ma già da quest'estate saranno in vendita i primi "vini da tavola" di alcuni produttori d'Angera. Intanto nascono nuove Cantine.
La neonata Tenuta Tovaglieri in via Porto della Torre 18 a Golasecca dispone di 2,6 ettari di vigneti tra Golasecca ed Angera. "Con la vendemmia 2004 produrremo seimila litri - spiega il titolare Andrea Tovaglieri -. Abbiamo in catalogo quattro vini: l'Angleria è un bianco secco e aromatico a base di Malvasia; il Ticino è un vino da pesce, delicato, fatto con uve Chardonnay di Golasecca e una punta di Pinot Grigio. Più beverino, senza retrogusto, da tutto pasto è il Brugo a base di Pinot Nero, che prende il nome dalla brughiera tipica del basso Varesotto. Infine il Monte Tabor è fatto con Nebbiolo, Barbera e una piccola parte di Croatina d'Angera. Invecchia in barrique ed è adatto ai piatti di carne. Particolare cura mettiamo nella ricerca degli abbinamenti con il pesce di lago. E' un progetto che coinvolge i migliori ristoranti, da Ternate a Ranco. Vogliamo abbinare il Ticino e il Brugo ai piatti tipici di pesce del Verbano come il luccio, la tinca e l'anguilla, magari cucinata in umido".
PROGETTI D'ESPANSIONE
Un'altra cantina al debutto è l'azienda agricola Cascina Piano di Franco Berrini & soci, ad Angera. Dispone di un ettaro e mezzo di vigneti in località Castabbio, Piano e Rotonda: "In giugno metteremo in vendita le prime bottiglie di vini da tavola - spiega Berrini -. Il San Quirico è un bianco con 65% di Chardonnay e 35% di Trebbiano. Il Sebuino, rosso, è fatto con Uva Rara, Bonarda piemontese, Uva Zio, Dolcetto e Barbera. L'Angliano, infine, è un rosso barricato con 50% di Nebbiolo, 30% di Croatina, 15% Vespolina e 5% Merlot. Sarà pronto in autunno. Progetti per il futuro? Ci stiamo guardando attorno per espanderci in direzione di Ranco, Taino, Ispra e altri paesi della zona". Tutto lascia pensare che la Igt Ronchi Varesini avrà un discreto mercato. La curiosità è già alta anche se solo a settembre saranno disponibili i primi vini "seri". Destano interesse soprattutto i possibili abbinamenti tra il vino e la cucina tipica del Varesotto. "La Igt è uno spunto per portare il vino di Varese nei ristoranti e nelle enoteche - conferma Valerio Bergamini, presidente dell'Associazione Italiana Sommelier -. Molti amici ristoratori, titolari di locali di prestigio che figurano nella Guida Michelin come il Vecchio Mulino di Cadrezzate o il Crotto Valtellina a Malnate, mi chiedono informazioni sulla Igt. Ma c'è anche il rischio di speculazioni. Oggi chi guarda alla possibilità di fare il vino è mosso dall'amore per la terra, senza alcun risvolto speculativo. Ma la superficie vitata in Italia è contingentata e con la Igt i terreni avranno più valore e qualcuno potrebbe cedere i diritti d'impianto ricavandone un buon prezzo".
LA NICCHIA DEL GAMARET
Anche Giuseppe Zatti, l'agronomo pavese che ha eseguito le microvinificazioni su incarico dall'Università di Milano, pensa che la Igt porterà benefici effetti: "Al momento i vincoli Cee offrono scarse possibilità di ampliare la superficie coltivabile - dice -. C'è una base di partenza di una ventina d'ettari, 17 censiti ufficialmente più altri piccoli appezzamenti sparsi sul territorio. Si può prevedere una produzione di vini elittaria e di nicchia, ma con buone possibilità di ricaduta sul turismo e sulla gastronomia. Il Varesotto ha fame di prodotti tipici, di vini da abbinare alla buona cucina della tradizione locale, per esempio il pesce di lago. Però, prima, va risolto il problema dell'inquinamento".
Infine Giuseppe Verti, ex funzionario Whirlpool e "cantiniere" della Pro Loco di Travedona Monate, prevede una forte spinta per il turismo: "Rilanciare la vitivinicultura nella nostra zona vuol dire difendere il territorio e fare business - osserva -. Ma bisogna proteggere le aree agricole che tendono a diventare boschi. A Travedona Monate abbiamo un ettaro di terreno vitato con vitigni vari nostrani, barbera, bonarda e Uva Rara. Ma il fiore all'occhiello sono i 1.650 metri tenuti a Gamaret, un vitigno svizzero al centro di un'interessante sperimentazione. La coltivazione del Gamaret è autorizzata anche in Italia, per esempio in Val d'Aosta ed è già stato impiantato anche in provincia di Varese, a Morazzone. E' un'uva a bacca rossa, matura presto e dà un vino corposo, con profumi di mandorlo e frutti di bosco. Un nettare adatto ad accompagnare tutti i tipi di carne".

Un centinaio i Comuni autorizzatti a produrre

La presentazione del Disciplinare di produzione dei vini Igt Ronchi Varesini è stata il clou della cerimonia inaugurale di Agrivarese, la fiera agroalimentare che si è tenuta il 26, 27 e 28 marzo nei padiglioni di MalpensaFiere. Il documento, elaborato da Tommaso Maggiore e Osvaldo Failla della facoltà d'agraria dell'Università Statale di Milano, è stato consegnato nelle mani del presidente del consiglio regionale Attilio Fontana. Allo "storico" avvenimento, che ha segnato la rinascita ufficiale della viticoltura varesina dopo oltre un secolo d'abbandono, erano presenti tra gli altri il presidente della Provincia Marco Reguzzoni, l'assessore all'Agricoltura Bruno Specchiarelli, il presidente della Camera di Commercio Angelo Belloli e i responsabili delle organizzazioni agricole Coldiretti, Unione Agricoltori e Confagricoltori. Il progetto del vino di Varese nacque con la vendemmia 2001. Dopo i primi contatti con l'Università di Milano, la Camera di Commercio stanziò 15 milioni di lire e affidò all'agronomo pavese Giuseppe Zatti l'incarico di svolgere una prima indagine conoscitiva. Nel 2002 la Camera di Commercio conferma l'incarico a Zatti e mette a disposizione altri 12 mila euro per approfondire gli studi. Nel 2003, infine, l'ente camerale perfeziona l'accordo con l'Università di Milano per valorizzare l'intero comparto agricolo varesino e stanzia, insieme con l'amministrazione provinciale, 180 mila euro in tre anni per definire le zone vocate a produrre il vino, il miele, gli asparagi e le acidofile (camelie, azalee, rododendri, ecc.).
I comuni autorizzati a produrre i mosti e i vini per la Igt, dopo una prima selezione più restrittiva, sono stati estesi ad un centinaio, escluse in pratica le zone di montagna. Al momento dell'immissione al consumo, i vini dovranno avere un titolo alcolometrico minimo dell'11%. La produzione massima d'uva per ettaro di vigneto in coltura specializzata non deve essere superiore a 12 tonnellate per ettaro.

05/06/2004

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