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Occupazione: Prospettive nel Varesotto

I risultati della ricerca "Excelsior". L'industria alimentare e la gomma-plastica i comparti dove si prevedono più assunzioni

Le imprese della provincia di Varese prevedono di effettuare, nel biennio 1999/2000, 11.550 assunzioni contro le 13.705 previste nel biennio 1998/99 (-15,7%). E' questo il dato più eclatante che emerge dall'indagine "Excelsior" dedicata al mercato del lavoro e realizzata dall'Unione delle Camere di Commercio in collaborazione con il Ministero del Lavoro e l'Unione Europea.

I risultati riguardanti le imprese varesine, ottenuti grazie a un campione rappresentativo di 1.500 aziende, ci dicono che nel biennio in corso chi prevede di effettuare assunzioni è il solo 28% del totale.
Al contrario, la motivazione principale addotta dal 78,5% delle imprese che non assumeranno è rappresentata dalle difficoltà e incertezze del mercato; seguono, ma a lunga distanza (solo l'8,6%), il costo del lavoro e la pressione fiscale.
Il saldo occupazionale atteso fra ingressi e uscite dal mercato del lavoro è comunque positivo sia nell'industria, sia nei servizi:
a fronte delle 11.550 assunzioni indicate sopra sono previste 9.548 uscite, da cui un saldo attivo di quasi 2.000 unità.
Nell'industria comunque vi sono molti settori in controtendenza, fra cui: tessile-abbigliamento (-0,8%), pelli-cuoio e calzature (-8,1%), legno (-1,9%), carta e stampa (-3,5%), chimica (-2,4%). I maggiori contributi positivi giungono invece dalle industrie alimentari (+142 addetti), della gomma-plastica (+137), dei metalli (+318) e della meccanica-mezzi di trasporto (+392 addetti). Ci sono perciò ancora dei comparti manifatturieri con prospettive di sviluppo, accanto ad altri in evidente declino. La maggior debolezza dell'economia provinciale è semmai rappresentata dalla continua contrazione della struttura produttiva industriale: tra il 1993 e il 1998 le imprese operative, escluse quelle dell'edilizia, sono scese da 14.949 a 13.360. Da qui quindi l'apparente contraddizione fra il calo delle assunzioni e il saldo comunque positivo del mercato del lavoro.
Il terziario, che pure ha conosciuto un forte sviluppo, non appare in grado di compensare le perdite di posti di lavoro nell'industria. In ogni caso, fra i servizi l'unico saldo negativo riguarda il settore del credito (-49 unità), mentre i maggiori aumenti in valore assoluto sono attesi dal commercio (+572 unità), dal comparto alberghiero e della ristorazione (+215), dai servizi alle imprese, sia avanzati (+151), sia operativi (+149) comprese le attività informatiche e di ricerca e sviluppo, dalla sanità e dai trasporti (circa 100 unità in più in ciascuno di essi). Proprio da quest'ultimo dato, con un modesto incremento occupazionale per il settore dei trasporti (+676 assunzioni, -575 uscite), vengono considerazioni piuttosto sconfortanti sull'impatto che Malpensa 2000 ha finora avuto sul mercato del lavoro varesino, almeno per ciò che riguarda le imprese già operative. Excelsior insomma ci dice che non basta l'aeroporto, se mancano le professionalità per far nascere nuove imprese in questi settori dove il know-how è importantissimo o se manca un adeguamento qualitativo dell'intera offerta di lavoro, anche per le professioni tradizionali.
L'indagine, che vuole essere prima di tutto uno strumento operativo destinato agli attori che istituzionalmente operano nei campi dell'orientamento e della formazione, segnala inoltre come il livello medio di professionalità richiesto dalle imprese della provincia rimanga al di sotto della media lombarda: si attesta a quota 41,9 (in una scala da 0 a 100) rispetto a un indice regionale di 46,2.
Le difficoltà di reperimento di manodopera qualificata restano uno degli indicatori principali attraverso cui si esprime lo squilibrio fra domanda e offerta di lavoro e in provincia di Varese riguardano una quota tutt'altro che marginale delle assunzioni previste, ben il 33,4%. Esse sono particolarmente elevate per gli operai specializzati con punte del 60-70% per alcune specifiche figure, fra cui montatori di carpenteria, muratori in pietra, meccanici e riparatori di automobili e motori, saldatori, fonditori e tagliatori a fiamma, pasticceri e altri dell'industria alimentare. Saranno quindi le imprese industriali a incontrare le maggiori difficoltà di reperimento, difficoltà che riguarderanno quasi il 40% del personale che queste intendono assumere, contro il 23,7% delle imprese dei servizi.

Il parere di Luigi Prevosti
vicepresidente dell'Unione Industriali

La ricerca Excelsior sulla domanda di lavoro è molto utile perché fornisce indicazioni interessanti che servono per programmare le attività di formazione professionale.
A tale proposito si deve considerare, in linea generale, che le professionalità richieste dalle imprese non possono essere ricondotte solo al “fare” e al “saper fare”. L’impresa ha sempre più bisogno di “lavoratori della conoscenza” ovvero di giovani che solo attraverso una maggiore scolarità abbiano acquisito una capacità di apprendimento e un metodo che li accompagni durante l’intero arco della vita.
In questo senso, condivido l’opinione espressa durante la presentazione della ricerca dall’assessore regionale alla formazione professionale e al lavoro; Guido Bombarda, secondo il quale sarebbe un errore rendere sempre più professionalizzante l’istruzione perché, per via delle costanti mutazioni della domanda di lavoro, i giovani devono avere una preparazione di base la più ampia possibile.
Per quanto riguarda invece i dati quantitativi sull’occupazione in provincia di Varese, apparentemente sconfortanti, penso che i risultati dell’indagine risentano del clima pessimistico presente nel momento in cui sono state raccolte le informazioni presso le imprese, cioè nel primo semestre ’98. Da allora, fortunatamente, le prospettive sono migliorate.

03/06/2000

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