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I cinquant'anni del Premio “Città di Gallarate”

Un Fontana ed un Melotti straordinari tra le nuove acquisizioni che arricchiscono il patrimonio della Galleria d'Arte Moderna.

A. Bonalumi, Grigio 1967, tela estroflessa e tempera vinilica, 150x120x25, opera donata dall'Unione IndustrialiLa Civica Galleria d'Arte Moderna di Gallarate, unica in provincia e tra le tre-quattro in Lombardia
che si dedicano continuativamente all'Arte contemporanea, ospita la ventesima edizione del Premio Nazionale Arti visive Città di Gallarate, ovvero festeggia il padre della stessa Galleria, nel cinquantesimo di fondazione.
Il Premio nacque infatti a Gallarate nel 1950, promosso da Silvio Zanella che è riuscito con coraggio, fermezza e tenacia ineguagliabile, a far nascere e crescere questa impresa che ha donato a Gallarate un patrimonio culturale (e venale) straordinario. In attesa del prossimo traguardo che sembra vicino, quello di una sede degna e funzionale, sia al vasto patrimonio di opere che alle varie attività collaterali che svolge, la Galleria festeggia dunque il cinquantenario del Premio con l'acquisizione di opere che le mancavano, tra le quali due certamente straordinarie per qualità: Fontana e Melotti.
Giuseppe Viviani, La bionda del caffè, 1950, olio su tela, 41x57Anziché autocelebrarsi, come sarebbe stato legittimo fare, il Premio Gallarate ha preferito organizzare una rassegna dei Premi nati pressochè negli stessi anni presentando le opere premiate. Sono una dozzina i Premi presenti, tra i quali la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma; se si escludono queste istituzioni, solo il Premio Michetti e il Premio Gallarate continuano la loro attività. I Premi sono nati ne
l secondo dopoguerra, nel momento in cui, accanto al fervore per la ricostruzione materiale dell'Italia, molti entusiasmi erano dedicati anche alla rinascita culturale, in particolar modo delle arti visive. Fu una spinta che venne nella maggior parte dei casi da singoli artisti, critici, collezionisti, che trovavano qualche volta l'appoggio dei Comuni o di altri Enti locali, una spinta che divenne euforia dalla metà degli anni cinquanta in avanti, quando di premi ne nacquero una infinità, poi… arrivò il famigerato '68 con le sue contestazioni, a cominciare dalla Biennale di Venezia, a far tabula rasa di tutto questo.
Un grande merito va riconosciuto ai Premi: quello di avere sostenuto moralmente e concretamente gli artisti, ma soprattutto di aver acquisito al patrimonio pubblico, surrogando lo Stato, le testimonianze artistiche della storia d'Italia della seconda metà del XX secolo. L'Arte contemporanea in tutta Italia, infatti, è patrimonio degli Enti locali e l'acquisizione di tale patrimonio ha avuto procedure analoghe a quella di Gallarate che è in tal senso paradigmatica.
Il 1950 è dunque l'anno di riferimento intorno al quale, un anno più ed uno meno, viene ricostruito il panorama dell'arte che i Premi presi in esame propongono ciascuno al loro pubblico.
Fausto Melotti, La baracca,1965, Ottone, 119x43x40Una ricostruzione che ha una valenza anche socio-culturale molto interessante, documentata nel bel catalogo che accompagna la mostra e che la integra, dove oltre a testi di Caramel, Crispolti, Fagone e Zanella Manara, sono raccontate le storie di ogni premio con gli entusiasmi, le difficoltà, le polemiche che li hanno accompagnati. Leggendo queste storie si evidenziano i vari contesti della società civile in cui nacquero i Premi e le diverse idealità che le animarono ed anche le trasformazioni cui furono costretti dallo sviluppo del dibattito artistico e politico-culturale che si andava sviluppando in modo sempre più aspro e serrato, addirittura lacerante, nella cultura di sinistra proprio in quegli anni (è del '49 l'anatema
di Roderigo da Castilia, alias Palmiro Togliatti, contro l'arte astratta).





La mostra, divisa per sezioni corrispondenti ad ogni Premio, presenta una parata di opere importanti ed anche molti capolavori. Il Fontana, concesso in comodato dalla Regione Lombardia alla Galleria d'Arte Moderna di Gallarate, è uno di questi: un “Concetto spaziale” del 1960, non comune, di forte tensione lirica. Di Fausto Melotti è stata acquisita una scultura di grande essenzialità compositiva, ma con tutta la forza espressiva e poetica del suo autore; due protagonisti dell'arte italiana del secolo scorso che non potevano mancare a Gallarate e che ora sono presenti con due opere importanti. Anche le opere acquisite di Romagnoni e Bonalumi sono importanti e significative testimonianze dell'opera dei
Atanasio Soldati, Ambiguità, 1951, olio su tela 115x80due artisti milanesi. Il visitatore della mostra potrà apprezzare molte opere, dal bellissimo Soldati a Vedova, Radice e Reggiani, ai due Cantatore del '50 - uno ancora neocubista, l'altro invece con il nuovo linguaggio che lo ha consacrato - e poi Guttuso, Viviani, Casorati, Music, Meloni, Cassinari e g
li scultori Minguzzi e Fazzini, la Raphael, Mascherini e tanti altri (con qualche sorpresa come il giovanissimo Ferroni del Premio Lissone). Su tutti - a mio avviso - svetta un Licini splendido.

Il 1950. Premi ed esposizioni nell'Italia del dopoguerra.
Civica Galleria d'Arte Moderna
Viale Milano, 21- Gallarate
Tel. 0331 791266
Sino all'11 febbraio 2001
Orario: tutti i giorni, escluso lunedì
ore 10.00-12.30 e 14.30-18.30
ingresso libero

01/18/2001

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