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Mecenati in mostra

La seconda mostra sul ritratto prosegue fino al '900. Una rassegna che mette in luce gli intensi rapporti tra gli amanti dell'arte, autori e soggetti delle opere, sottolineando quella rete di relazioni che fa da sfondo a tutta la produzione.

A Villa Panza prosegue idealmente il viaggio che s'inizia nelle sale del castello di Masnago (nell'articolo precedente, n.d.r.). Così ha voluto l'intesa tra Fai e Comune di Varese che, grazie alla concomitanza temporale e alla coerenza di contenuti delle due rassegne, hanno di fatto siglato l'avvio di una collaborazione culturale destinata a sostenere quel rilancio d'immagine verso cui la città sembra essersi avviata. La Villa di Biumo punta questa volta sul collezionismo del Ventesimo secolo, proponendo una ventina di opere (pitture e sculture) firmate da grandi che ritraggono i loro amici, mecenati e collezionisti protagonisti del mondo artistico e culturale dell'epoca. Gli autori della rassegna curata da Laura Mattioli Rossi sono, tra gli altri: Umberto Boccioni, Massimo Campigli, Carlo Carrà e Giorgio De Chirico, Fortunato De Pero, Max Ernst e Achille Funi, Renato Guttuso, Marino Marini, Alberto Savinio e Andy Warhol. Mentre tra i personaggi in posa sono i grandi collezionisti milanesi come Riccardo Jucker, Emilio Jesi, Lamberto Vitali (interpretati dalla efficacissima scultura di Marino Marini) e Gianni Mattioli, i mercanti d'arte come Carlo Cardazzo, noto per la sua storica galleria veneziana, o Gorge Waldeman, amico carissimo di Savinio.
Per una rassegna così concepita non poteva esserci sede più adatta di una dimora che deve la sua vitalità all'ultimo padrone di casa. Il collezionista Giuseppe Panza, com'è noto, donò la proprietà di Biumo e le opere in essa contenute al Fai. Ha dunque ancora più significato trovare tra i ritratti in mostra fino al 14 di luglio, nella Sala della Scuderia Grande restaurata da Gae Aulenti, quello di Peggy Guggenheim: alcune collezioni del conte trovarono a suo tempo pronta accoglienza nei musei della Fondazione che a Peggy, regina del collezionismo e mecenate di tanti artisti, è intitolata. L'atipico ritratto della ricca signora americana amante dell'arte e di Venezia (dove visse dal 1948 e morì) fu eseguito dal marito Max Ernst, il pittore surrealista, sposato nel 1941, da cui Peggy si separò appena pochi mesi dopo le nozze. Ancor prima di diventare la moglie di Max, Peggy vide nel quadro, che volle lei stessa intitolare "matrimonio mistico", una premonizione; identificando il pittore nel cavallo con armatura e se stessa nella donna col volto di bambina. Gli chiese il quadro in dono e lo ebbe poi sempre caro, convinta che quell'Eden dipinto da Ernst fosse un luogo carico di sogno e di mistero, luogo di amore, ma anche di ambiguità e di rimandi allusivi.
Da una donna all'altra: una notissima giornalista e critica d'arte, Margherita Sarfatti, ma anche collezionista e amica di artisti, frequentatrice dei salotti milanesi, appare qui ritratta nel 1911 da Umberto Boccioni. L'intensa amicizia con Mussolini non salvò la Sarfatti, ch'era ebrea, dall'esilio patito in seguito alle leggi razziali e anzi significò per lei, dopo la guerra, un ostracismo durato anche in patria. Ma nessuno poté mai negare il suo impegno in favore dell'arte e il suo essenziale sostegno al Novecento, che ancora la segnalano come una delle protagoniste della cultura del tempo. Conobbe quell'ostracismo anche Toscanini, ma la sua scelta fu volontaria, per ragioni politiche: Toscanini fa compagnia agli altri grandi a Villa Panza in un quadro di Vittore Grubicy (1851-1920) e in un'opera scultorea e imponente di Adolfo Wildt, conservata nel foyer del Teatro alla Scala di Milano. Celebrativa e forte, quest'ultima, e di sentimenti del tutto opposti a quelli espressi dal pittore che coglie invece il maestro in tutta la sua vulnerabilità di uomo, meditabondo dopo la morte precoce del figlio Giorgio, deceduto a soli sei anni. Nascerà da quei primi incontri tra Toscanini e l'artista un'intensa amicizia, che porterà il primo a diventare, con Arturo Tosi, il suo maggior estimatore e collezionista. Tra le "curiosità", un'unica fotografia, simbolo di un'arte non minore, firmata Man Ray (1890-1976). Ritrae Luisa Amman Casati, la donna fatale nota per gli occhi che tanto piacevano a Marinetti, la Koré di D'annunzio. Proprio a quest'ultimo, con cui ebbe un'appassionata relazione, fece dono del ritratto eseguito da lui. E sempre per lo scrittore la capricciosa moglie del marchese Casati comperò la casa Venier dei Leoni, quella che sarà, anni dopo, della Guggenheim.
Un filo dunque, ci riporta al primo dei personaggi ritratti da cui eravamo partiti, ma il legame non è casuale. Si dipana infatti, all'interno di questa mostra che non ha la pretesa di essere esaustiva sull'argomento, una matassa di relazioni e rapporti che uniscono tra loro i personaggi e gli artisti. Ad esempio, il bel ritratto che Carrà fece a Marinetti nel 1911 fu dedicato da quest'ultimo alla Casati, "ai suoi occhi lenti di giaguaro". E sempre la Casati fu testimone a Capri nel 1917 della coinvolgente amicizia tra il ricco Gilbert Clavel e Fortunato Depero. Di quest'ultimo sono in mostra gli splendidi ritratti fatti allo stesso Clavel e a Gianni Mattioli, che fu a sua volta grande amico di Toscanini e della Guggenheim, conosciuti nella galleria veneziana di Carlo Cardazzo.
Impossibile riferire delle liaison personali, delle numeroso alleanze culturali e artistiche raccontate nella sala della Scuderia Grande, ma ciascuno potrà divertirsi a ricostruirle, poiché i nomi sono legati gli uni agli altri, in un gioco che l'allestimento ideato ha ben saputo evidenziare. Come dire che l'arte non si sostiene senza l'apporto dei collezionisti, dei critici, delle intelligenze illuminate degli amici e degli appassionati di un mondo che ha bisogno ancora dei suoi mecenati.
Villa Panza ne sa qualcosa, ed è soprattutto qui, a nostro parere, il senso di questa essenziale ma intrigante rassegna: nell'avere indicato la propria compiutezza nella importanza di una circolarità fatta di idee, di attenzione, di complicità, di rapporti intensi tra tutti i veri estimatori dell'arte.
Aldilà dei nomi e delle opere presentate, c'è un messaggio in più nella raffinata mostra di Villa Panza.

Mecenati e pittori
Da Boccioni a Warhol: riflessioni sul ritratto del '900
Villa Menafoglio Litta Panza
Biumo Superiore - Varese
20 aprile -14 luglio 2002
Tutti i giorni: 10.00 - 18.00
Per informazioni: 0332 283960

05/09/2002

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