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I gigli araldici

Storia della città di Saronno e del suo Santuario attraverso le raffigurazioni dell'araldica

Il fecondo filo d'Arianna dell'Araldica ci conduce nuovamente ai margini territoriali della nostra provincia prossimi al confine con quella di Milano, per dedicarci ad alcuni stemmi legati alla storia e alle vicende della città di Saronno.
Il primo stemma che suscita grande interesse e che merita un approfondimento è quello del Comune. Con Regio Decreto di riconoscimento datato 10 Novembre 1932 veniva attribuito al borgo di Saronno il suo stemma. Questo presenta uno scudo sannitico di argento caricato di un castello torricellato a due torri finestrate e merlato alla guelfa, di colore rosso mattonato di nero aperto del campo: il tutto sormontato da una torta di nero posta in capo alle torri.
Questo stemma ha antiche origini e lo ritroviamo dipinto nelle pagine nel Codice Trivulziano (Carlo Maspoli; Stemmario Trivulziano ed Orsini de Marzo) e, data la sua particolarità, permette di trattare di una figura araldica di speciale interesse, ossia quella delle torte.
Infatti, trattasi di una pezza araldica costituita da un cerchio che viene sempre rappresentata in colore pieno. In araldica ha il significato di potere o dominio, ma anche di ricchezza.
Nello specifico, sembra interessante rilevare l'uso del colore nero che potrebbe avere due spiegazioni. Il primo motivo risiederebbe nell'utilizzo del nero che spesso rappresenta il ferro: si sarebbe quindi voluto significare un potere militare, piuttosto che economico o l'esistenza di un dominio di carattere strategico. Non possiamo, nel contempo, ignorare una seconda ragione. Infatti, trovandoci in presenza di un campo d'argento, dobbiamo considerare come tale colore fosse difficilmente utilizzabile tranne che nel caso di una figura specialissima, detta "torta-bisante", una pezza araldica costituita da una metà di colore e da una seconda di metallo. Pertanto, nel nostro caso si sarebbe preferito adoperare il colore nero per ottenere un migliore effetto cromatico.
Il secondo elemento di rilievo è il castello. Questo viene rappresentato in araldica solitamente di forma quadrata ed eccezionalmente di forma circolare e può altresì essere merlato o alla guelfa oppure alla ghibellina.
Il castello viene munito di una torre centrale o di due torri laterali oppure di tre torri. Ovviamente, tutte queste modificazioni si debbono assolutamente blasonare. Secondo il Bascapè, uno dei massimi studiosi del Novecento, il castello con due torri viene impiegato nel secolo XIII quale insegna dei castellani e dei feudatari italiani, mentre con tre è solitamente un simbolo di città.
La storia ci tramanda che, sotto il dominio dei Visconti, Vicari dell'Impero dal 1292, Saronno divenne un borgo importante. Venne cinto da mura e protetto da fortificazioni, fra cui si aprivano quattro porte chiamate (S. Ambrogio, Colombara, de Cantono scurasco, de Vico).
In quel tempo, Saronno godeva anche del privilegio di poter tenere un mercato ed era esente da ogni taglia di città previo un pagamento annuale.
Accenniamo brevemente allo stemma citato dal Sevesi nel libro dedicato al Santuario di Saronno (P. Paolo M. Sevesi - Il Santuario di Saronno -Tip. Pont. Arciv. S. Giuseppe, 1926, Cap. I pag. 5). In tale figura appare uno stemma decorato da una corona da nobile che, al contrario del citato studioso, non possiamo definire come completamente privo di significato.
Infatti, questo è un tipico scudo comunale parlante, ovvero un troncato caricato con l'iniziale (lettera) che richiama alla città. Lo scudo ovale porta un troncato nel primo di azzurro e nel secondo di argento, colori guelfi che però riteniamo essere stati scelti successivamente all'epoca in cui essi possedevano questo significato. Forse a questo alludeva il Sevesi. Pertanto, concludiamo con l'osservare che non possiamo che plaudire la scelta di avere recuperato l'arme antica in favore di questa, senza dubbio più recente.
Proseguendo l'analisi di stemmi legati alla storia cittadina ci sembra interessante collegarci allo stemma del Pontefice che per primo approvò l'edificazione del Santuario e stabilì il suo governo e la sua amministrazione. Il 24 Giugno 1502 Papa Alessandro VI indirizzò la bolla "Piis fidelium votis" al Vicario Generale dell'Arcidiocesi di Milano. In questo documento il Santuario ricevette il nome di S. Maria dei Miracoli del borgo di Saronno, mentre venne dichiarata l'esenzione del tempio dalla giurisdizione del Parroco concedendo alla comunità di Saronno di eleggere il Collegio dei Deputati o Fabbricieri per l'amministrazione dei beni e di nominare i Cappellani per celebrare le messe e le funzioni religiose.
Lo stemma in questione ci consente di trattare brevemente di araldica religiosa ed, in particolare, di araldica pontificia. Una materia di grande interesse in quanto è attualmente in uso in tutta la documentazione Vaticana e, a tutt'oggi, campeggia sugli stemmi che ornano i portali delle chiese e basiliche.
Lo stemma del Pontefice Alessandro VI riporta l'impresa dei Borgia, una famiglia italiana originaria di Valencia in Spagna. Una famiglia che vanta ben due Papi: Callisto III ed Alessandro VI.
La stemma è un partito che porta nel primo d'oro al bue passante di rosso sulla pianura di verde, il tutto con bordura caricata da otto covoni d'oro nel secondo d'oro fasciato a tre bande di nero.
Lo scudo è sormontato dal triregno o tiara: un alto copricapo terminante ad ogiva, argenteo, culminante con un globo d'oro crociato sulla parte superiore, su cui successivamente si applicarono nel IX secolo una corona a fioroni d'oro. All'epoca di Bonifacio VIII le corone divennero due e dal 1314 divennero tre, da cui il nome triregno. Dal triregno scendono due nastri detti infule originariamente caricate ciascuna di una croce patente. Infine le consuete chiavi poste in croce di S. Andrea con i congegni rivolti verso i lati dello scudo, congegni traforati ed a forma di croce.
Questi i principali segni distintivi che ornano tutti gli stemmi papali.
Ritornando nel nostro territorio osserviamo che i privilegi del Santuario vennero ulteriormente confermati da altri due Pontefici, Papa Paolo III e Papa Pio IV. Non perdiamo l'occasione per esaminare questi due stemmi di Pontefici così importanti per la vita religiosa di Saronno. Infatti Paolo III del casato Farnese salì al soglio il 13 Ottobre 1534, approvò gli statuti redatti da Sebastiano Gilberti, Vicario Generale, concedendo l'autorità di mutarli purché non fossero contrari ai sacri canoni. Infine con una seconda bolla ingiunse ai prevosti di S. Maria Canonica e di S. Maria della Scala di Milano di dare esecuzione alle predette disposizioni. Fu Giovanni Reina, sindaco e procuratore, nonché esponente di un casato di spicco della comunità, a promulgare la bolla ai saronnesi. Paolo III portava uno stemma d'oro ai sei gigli d'azzurro.
Infine, Papa Pio IV, Angelo Medici di Milano fu devotissimo al Santuario di S. Maria dei Miracoli del borgo di Saronno. Lo visitò ancora Cardinale nel Dicembre del 1559 e successivamente nel 1560 impose ai detentori dei beni lasciati in eredità dal nobile Cristoforo della Torre di restituirli e dichiarò l'unione del Santuario con la chiesa di S. Solutore. Nello stesso anno dichiarò che i beni del Santuario non si potessero erigere in beneficio ecclesiastico per ordinazioni pontificie senza il consenso prestato per iscritto dai deputati. Riconfermò infine con il Motu proprio "Ex debito pastoralis officio" del 10 Maggio 1561 le immunità e prerogative che erano già state concesse dai suoi predecessori. Il casato dei Medici di Milano, che conosciamo come milanese sin dalla matricola dell'Arcivescovo Ottone Visconti, aveva contratto all'epoca del Pontefice numerose alleanze prestigiose tra cui quella con il casato degli Altemps e con i Borromeo.
Ci basti ricordare che Margherita (1510 -1547) moglie del Conte Gilberto Borromeo sarà la madre di S. Carlo, Cardinale e Arcivescovo di Milano. Lo stemma di Papa Pio IV è d'oro a cinque torte di rosso poste in cinta e nel capo una d'azzurro caricata di tre gigli d'oro. Ritroviamo così la pezza araldica chiamata torta in rosso o in azzurro caricata di gigli.
Terminiamo soffermandoci su questo fiore comune agli ultimi due stemmi citati. Anzitutto, approfittiamo per chiarire che stiamo trattando di gigli o fiordalisi tipici dell'arme di Francia. Lo stemma che, inquartato con il biscione di Milano, era portato da Luigi XII di Francia Sovrano francese e che, divenuto successivamente Duca di Milano, infeudò Saronno al senatore Giovanni Stefano Castiglioni il Settembre 1499 (Casanova Dizionario Feudale, Milano 1930).
I gigli araldici sono formati da tre foglie con una centrale a forma di lancia e le altre due ai lati ricurve e riunite da una stanghetta, proprio questi che caricano il fondo d'oro dello stemma di Paolo III e la torta azzurra di Pio IV, mentre non debbono essere confusi con il cosiddetto giglio di Firenze: quest'ultimo è, invece, un iris chiamato correttamente dai botanici "ireos florentina". Concludendo queste pagine, mi soffermo a riflettere su quanti possano essere i collegamenti tra le nostre città, la storia ed i personaggi tutti uniti dal filo di Arianna dell'Araldica.

Le precedenti puntate su Varesefocus:

02/15/2002

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