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Gli arredi di Villa Panza tra Rinascimento e Tardo Impero

Quadri, sculture, statue e trofei tribali non sono gli unici pezzi d'arte esposti nella villa. I mobili di incomparabile valore che li accompagnano sono il segno che il collezionismo di casa Panza investe altri ambiti, tutti uniti però da quel comune denominatore che punta alla ricerca del bello.


Sotto i grandi Sims al primo piano di Villa Panza, in una delle stanze d'ingresso elegantemente ammobiliate, troneggiano due grandi poltrone:
la mano di un artista del legno vi ha scolpito delle splendide teste di mori. Capita più volte, nel corso della visita alla casa di Biumo Superiore, di imbattersi in pezzi d'arredamento di incomparabile valore: segno che quel collezionismo di casa Panza, tramutatosi a partire dagli anni Cinquanta in una passione perenne per l'arte contemporanea, investe altri ambiti, tutti uniti da quel comune denominatore che punta alla ricerca del bello. Dove per bello s'intende qui ciò che è unico, irripetibile per l'originalità d'arte che ne ha trasfuso il suo creatore e per purezza di risultato: idea e forma di "quella" idea, concretizzate insomma in quadri, sculture, statue e trofei tribali, ma anche mobili, che sono a loro volta altrettanti pezzi d'arte: tavoli, cassoni, credenze o armadi, sedie o console.
Distribuiti lungo l'intero percorso museale, i begli oggetti di casa Panza accontentano diversi tipi di collezionismo. Delle opere avevamo raccontato in precedenza.
Ci resta ora da parlare - è questo l'ultimo viaggio da compiere coi nostri lettori all'interno della villa - dei mobili. Distribuiti con sapienza, se ne incontrano ad ogni angolo e in ogni stanza della villa: noi ci vogliamo soffermare sui più interessanti.
Come i rarissimi pezzi d'alta epoca al primo piano, ancora frutto della passione di collezionista di Giuseppe Panza, e quelli ottocenteschi dei Litta, nelle sale del pianterreno.
Nel salotto al primo piano, abitato dalle sculture dell'arte africana e precolombiana, sono ben in vista due grandi torciere, una elegante tavola ottagonale e un'importante credenzina piemontese del '500. Ma è nella contigua sala da pranzo, in un perfetto equilibrio tra pitture (Simson), arte primitiva e arredi, che spiccano tre pezzi davvero unici, giunti intatti da un percorso temporale iniziato nel Rinascimento toscano.
Il cassone quattrocentesco deve la sua preziosità anche al fatto d'essere un pezzo unico, non assemblato, rimasto intatto dal giorno in cui il mastro artigiano lo ebbe tre le mani per gli ultimi ritocchi.
E' invece della prima metà del Cinquecento il tavolo che troneggia al centro della sala, collocato sopra un raffinato tappeto del '600: anche qui si tratta di un pezzo davvero raro, perché costruito con un perfetto gioco d'incastro, senza che il legno sia mai stato scalfito, neppure per un volta, da un chiodo.
Alla splendida, massiccia credenza da sacrestia a quattro ante del quindicesimo secolo, proveniente dall'Umbria, è invece lecito attribuire una storia tutta votata alla sacralità scandita dalle funzioni religiose.
Nei ripiani, dietro le robuste ante, trovarono certo posto messali e libri sacri, ma anche paramenti ricamati - pianete, tovaglie, candide cotte, in lino e cotone - usciti dalle abilissime mani di monache o signore devote.
Posarono qui, senza ombra di dubbio, preziosi calici e incensieri: sicuramente l'odore dell'incenso impregnò di suo, ben bene, quell'antico corpo. Da cui mai è del tutto svaporato l'antico sentore di chiesa.
Il conte, con armonia d'artista e malizia da collezionista, ha collocato sul suo ripiano una serie di sculture primitive africane del Camerun.
Già incontrate nei nostri precedenti "viaggi", rappresentano i nemici uccisi: ornate di denti e capelli umani, comunicano sensazioni fortissime.
Usate come ornamenti per il capo, durante le danze, servivano a tenere lontani i nemici.
Messaggi religiosi s'incontrano dunque qui con "altri" messaggi dello stesso segno. E paure e preghiere simili, anche se apparentemente diverse, s'incrociano all'ombra delle antiche stanze di Biumo.
Ma siamo davvero così lontani?
O i nostri incensi e i loro fumi, le loro (ma anche nostre) paure e le nostre (ma anche loro) speranze arrivano sempre e tutte insieme al cielo?
Alcune poltrone di fattura lombarda, scolpite a metà del Seicento, ci riportano alla realtà di un sapientissimo artigianato locale, prima di introdurci, al piano terra, agli appartamenti ch'erano dei Litta, dove sono la maggior parte dei loro arredi, acquisiti dalla famiglia Panza con l'intera proprietà.
Il ritratto di Pompeo Litta Visconti Arese, dal 1823 magnate e gran signore di questo colle e del suo territorio, occhieggia dalla sua robusta cornice, rimanda a giorni di festa, di incontri, di danze e di musica.
Ci sono mobili dei Litta nella sala da pranzo piccola, nella sala da ricevimento - dove l'allora padrone di casa fece modificare gli stucchi dei soffitti per includervi lo stemma di famiglia - e anche nella sala di conversazione: qui il piano Playal caro agli ospiti, lo stesso usato da Chopin, colloquia con i grandi Bekman. Nella sala ovale, una panca di velluto verde, con sedie uguali, reca nella decorazione un berretto piumato, simbolo del ducato dei Litta. Ma è la scintillante sala da pranzo, quella riservata alle grandi feste e realizzata nel 1830 dal Canonica, durante i lavori di ampliamento della dimora, a riportare ai fasti del ricchissimo e potente duca Pompeo.
Con la sua cornice d'insieme, con le massicce colonne, i tre lampadari e i raffinati arredi, spiega perfettamente l'iscrizione voluta dal duca all'esterno: "Ho fatto costruire questa sala per poter invitare a casa moltissimi amici". Amici, dunque, che dovevano essere accolti in gran numero, ma anche gratificati da un ambiente esteticamente appagante.
Si dice siano state scelte del Canonica anche i candelabri, le due console con piano di marmo, le grandi specchiere (una è originale) e il pavimento della bella sala. Come le decorazioni sui muri e sul soffitto - sfingi, mascheroni, trofei, palmette, rosette e ghirlande - tutti motivi dell'arte classica, in omaggio ai temi del tardo stile Impero allora in gran voga.


VILLA PANZA FAI - Fondo per l'Ambiente Italiano


La prossima puntata di Varesefocus su Villa Panza:

  • il parco
  • Villa Panza: uno spazio per l'anima

    04/19/2001

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