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L'industria in provincia di Varese: quali opportunità?

Luigi Prevosti, vicepresidente degli imprenditori varesini, spiega come è cambiato il modo di produrre. Lavorare nell'industria vuol dire, oggi, essere a contatto con l'innovazione continua, vuol dire trovarsi in un ambiente stimolante, vuol dire diventare protagonista dei successi dell'azienda in cui si opera. In provincia di Varese l'industria è estremamente diffusa e rappresenta dunque, per i giovani, un orizzonte professionale di sicuro interesse.

Per un giovane che cerca un'occupazione il mondo d'oggi offre moltissime possibilità di scelta. Non come un tempo, quando il destino era quasi sempre segnato dal ceto sociale di appartenenza: chi nasceva da famiglia contadina era destinato a fare il contadino, chi nasceva da famiglia nobile a fare l'amministrazione dei propri beni. E chi nasceva donna si occupava della famiglia. Nella società moderna ci sono molte più opportunità e, soprattutto, c'è la possibilità di evolvere socialmente, di far fruttare i propri talenti per affermarsi. Ci vogliono però volontà, preparazione, determinazione. E tanta voglia di fare. Questo cambiamento è coinciso storicamente con l'avvento dell'industria. Il passaggio da una società caratterizzata dalle caste sociali ad un'altra pià moderna, più libera e democratica (non solo dal punto di vista dei diritti sociali e politici, ma anche proprio da quello della distribuzione della ricchezza), è una conquista indotta dal diffondersi della libera iniziativa in campo economico.
In Italia e, in modo del tutto particolare, in una provincia come quella di Varese, questa conquista ha assunto contorni straordinari. L'industria si è moltiplicata ed è diventata un elemento fondamentale nell'economia del territorio. Essa conta, considerando le sole imprese manifatturiere, circa 12.000 unità produttive, che danno lavoro a quasi 120.000 occupati. Il valore aggiunto prodotto dal settore industriale rappresenta il 32% della ricchezza complessiva che si genera in questa provincia. E in buona misura questa ricchezza proviene dalle esportazioni, che costituiscono ben il 35% del fatturato industriale.
Molti operai e impiegati, forti dell'esperienza maturata in azienda, hanno deciso di mettersi in proprio, generando a loro volta altre imprese e altra occupazione. La forza attrattiva dell'industria nell'offerta di lavoro ha portato su questo territorio migliaia e migliaia di immigrati da ogni regione d'Italia e ne porta oggi da ogni parte del mondo. La trasformazione che si è prodotta e si sta ancora producendo, sul piano socio-economico, è stata davvero epocale. Due secoli fa, la provincia di Varese aveva un'economia sostanzialmente agricola, di un'agricoltura povera perché i suoi terreni, di natura alluvionale, non sono mai stati particolarmente fertili; oggi, è una delle aree economicamente più avanzate d'Europa.
Ecco allora che, per un giovane che guarda con speranza al proprio futuro, prendere in considerazione le opportunità occupazionali nel campo dell'industria significa fare una scelta importante. Lavorare nell'industria vuol dire, oggi, essere a contatto con l'innovazione continua, vuol dire trovarsi in un ambiente stimolante, vuol dire diventare protagonista dei successi dell'azienda in cui si opera.
Vuol dire sentirsi partecipe di una "grande squadra" che dà il meglio di sé per contribuire a mantenere, con il successo delle proprie imprese sui mercati, quel livello di benessere che la popolazione del Varesotto ha saputo conquistarsi nei decenni, grazie all'impegno e al sacrificio dei tanti imprenditori e lavoratori che ci hanno preceduto.
Nell'immaginario collettivo, tuttavia, il lavoro nell'industria continua ad essere legato a vecchi stereotipi, quelli per intenderci ben rappresentati nel vecchio film di Charlie Chaplin "Tempi moderni", film realizzato però all'alba del sonoro, settant'anni fa.
Molti anni fa, quando l'industria fece capolino e si affermò nella società - una società che era ancora esclusivamente agricola e artigianale - i lavoratori che entravano nell'industria avevano compiti sostanzialmente esecutivi e ripetitivi. L'ingegnere meccanico statunitense Taylor teorizzò ai primi del Novecento l'idea dell'organizzazione scientifica del lavoro, basata sulla segmentazione delle attività nelle fabbriche, per ottimizzare i tempi di produzione, accrescerne la qualità costruttiva e ridurne i costi. A quell'epoca viene fatta risalire la denominazione che si è soliti attribuire all'insieme dei lavoratori, cioè la cosiddetta "mano d'opera". Da quei tempi sono trascorsi anni luce, perché l'organizzazione del lavoro è cambiata radicalmente e perchè il ruolo del lavoratore nel processo produttivo è basato ora molto più sull'apporto intellettuale che manuale. Oggi è richiesta una capacità di gestione e di partecipazione al progetto aziendale, più ancora che quella di eseguire dei compiti. Che non può mancare, intendiamoci, ma che deve essere arricchita da una visione più ampia, estesa cioè alla complessità del lavoro all'interno dell'organizzazione. Oggi è necessario saper lavorare in team, sapersi relazionare con i colleghi di lavoro che partecipano, spesso con competenze diverse dalle proprie, a progetti complessi. Ed è necessario saper azionare impianti che richiedono infinitamente più cervello, che braccia. Poi, è richiesta disponibilità a muoversi, ad andare all'estero. L'individuo è protagonista all'interno della fabbrica, al punto che ormai sono da considerare superate non solo espressioni come "mano d'opera", ma anche altre come "risorse umane", in voga fino a ieri. Non è più la collettività, l'insieme, la categoria - quella degli operai, degli impiegati, dei quadri, dei dirigenti - ma è la persona al centro di ogni organizzazione, produttiva o di altro genere. Viviamo in una società molto avanzata, non solo tecnologicamente, ma anche socialmente, nella quale c'è consapevolezza che ogni collaboratore è un valore prezioso: quando è giovane, perchè ha più facilità di apprendimento; quando è meno giovane, perché ha più esperienza. Esperienza che deve essere trasmessa per formare i colleghi che costituiscono le nuove leve aziendali. Mai come in questo momento l'uomo, con la sua intelligenza e la sua sensibilità, è al centro dei processi produttivi. I robot fanno il montaggio, ma è l'uomo che progetta i robot e che sceglie che cosa produrre, in base alla domanda del mercato.
L'industria in provincia di Varese conosce molto bene il mercato, anzi i mercati, perché sono innumerevoli le sue sfaccettature al punto da rappresentare, più che un unicum, un insieme, una molteplicità. Conoscono così bene i mercati, queste imprese varesine, da essersi esse stesse moltiplicate in una serie innumerevole di tipologie produttive. Si può dire che in provincia di Varese si trovino imprese appartenenti a tutti, ma proprio tutti, i settori meceologici. Nel Varesotto si fabbrica di tutto. Ed ecco allora che questa industria offre veramente tante opportunità ai giovani di realizzarsi professionalmente. Tecnici, creativi, commerciali, amministrativi, ognuno per le proprie attitudini e la propria preparazione può trovare nell'industria spazio per dare il meglio di sé.
Se cercate un lavoro, non guardate inutilmente lontano. Il vostro futuro può essere qui, nel territorio dove siete nati e cresciuti. E, da qui, entrerete in contatto con il mondo.

11/06/2006

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