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Una svolta per la formazione professionale. Ma basta?

La delega è passata dalla Regione alla Provincia. Ben poco però è cambiato. Positive, al contrario, le novità introdotte a Napoli.

E' uno dei canali per assolvere l'obbligo formativo innalzato dai 15 ai 18 anni, ma soprattutto dovrebbe essere uno strumento in grado di fornire ai giovani quelle competenze indispensabili sul mercato dell'occupazione, così come di favorire il reinserimento di chi è stato espulso dal mondo del lavoro.
La formazione professionale sperimenta il suo primo anno d'attività da quando la delega - sulla base della legge regionale n. 1 del 5 gennaio 2000 - è passata dal Pirellone alle singole province lombarde.
Per l'anno formativo 2000/2001 nel Varesotto sono stati previsti 374 corsi, con circa 135.000 ore di formazione destinate a oltre 5.600 allievi. Sono stati, inoltre, previsti 120 corsi di formazione esterna, destinati a giovani in età compresa tra i 15 e i 24 anni, assunti con contratto d'apprendistato.
L'analisi dei 374 corsi finanziati nel piano annuale e attuati dai Centri di Formazione Professionale della provincia di Varese ci dice che 130 sono quelli rivolti a giovani in cerca di prima occupazione (che abbiano semplicemente assolto l'obbligo scolastico o che siano già in possesso del diploma di scuola media superiore). Sono, invece, 162 quelli destinati ad adulti occupati o in difficoltà occupazionale e 82 sono le cosiddette "attività di servizio" (corsi brevi d'orientamento, esperienze formative in azienda e altri percorsi per facilitare l'inserimento o il reinserimento nel mercato del lavoro).
Accanto al sistema pubblico, ci sono poi i "corsi privati riconosciuti", la cui attività è svolta in conformità con gli indirizzi didattici regionali e che danno ugualmente agli allievi la possibilità di sostenere gli esami finali ottenendo, quindi, il relativo attestato.
Ma la formazione professionale è effettivamente cambiata in meglio con il passaggio della delega dalla Regione alla Provincia?
In verità, l'impressione è che, almeno per il momento, i mutamenti si siano limitati alla facciata, senza incidere nel processo di preparazione all'ingresso, o al ritorno, nel mercato del lavoro di un numero di persone che, soltanto nel Varesotto, si avvicina alle 6.000 unità.
Certo, la Provincia ha la funzione di individuare i fabbisogni formativi del territorio e il relativo piano annuale. E questo - anche in una logica di sussidiarietà - è positivo.
Come lo sono i compiti di gestire i finanziamenti, anche quelli provenienti dall'Unione Europea, e di avviare l'attività d'integrazione tra sistema scolastico, politiche del lavoro e la stessa formazione professionale. Eppure, lo stesso Assessore Provinciale Roberto Borgo lamenta come "Il trasferimento delle deleghe abbia preso avvio in modo parziale e non del tutto chiaro".
E così Varese gestisce solo una parte dei fondi: "Non più di 10 miliardi - precisa Borgo -. Milano, infatti, si è tenuta gli altri 10 per i quattro Centri di Formazione regionale che pure continuano a operare sul territorio provinciale. Al passaggio di consegne non ha fatto seguito un trasferimento adeguato di risorse, né in termini di soldi, né di personale. Resta chiara, peraltro, la nostra intenzione di coinvolgere sempre più gli attori sociali ed economici nella programmazione.
In questo modo e con le competenze presenti sia negli uffici dell'Assessorato, sia nelle Direzioni dei centri formativi, la qualità dell'offerta presto migliorerà".
Che ci siano problemi sul versante economico, lo conferma però anche Alfredo Giaretta.
"Con il passaggio delle deleghe alla Provincia, operazione comunque positiva - dice il Direttore dell'Enaip di Varese -, la catena burocratica s'è allungata.
la sede Enaip di VareseI soldi per le nostre strutture arrivano con alcuni mesi di ritardo rispetto al passato. Questo ci mette in situazione di alto rischio per il prosieguo dell'attività".
L'impressione, allora, è quella che sia necessario voltare pagina, magari sulla scia di un progetto già trasformato in realtà da un'altra regione italiana, ovvero dalla Campania.
Si tratta di un cambiamento radicale: a Napoli, infatti, la Giunta Regionale ha deciso che - anziché continuare a finanziare l'offerta di formazione (istituti pubblici o privati che siano) - sia molto più opportuno offrire risorse sul lato della domanda, a chi ha bisogno di formazione da spendere poi sul mercato del lavoro.
E' stata così varata una sorta di "carta di credito" - primo esempio del genere in Italia - per chi abbia compiuto i 18 anni.
Grazie a questo strumento, i giovani potranno ricevere un prestito di 10 milioni - da restituire in otto anni a tasso zero - con il quale costruirsi un percorso formativo personalizzato. Un vero e proprio "bonus", insomma, che l'utente può spendere scegliendo la struttura di formazione professionale più adeguata alle esigenze proprie o a quelle dell'azienda per cui opera.
Un meccanismo che, per di più, sembra in grado di stimolare la concorrenza fra i soggetti che forniscono formazione, garantendo perciò una migliore qualità complessiva del servizio.


In Provincia di Varese è terminata la raccolta degli elenchi, ma per gli 83.829 quindicenni soggetti all'obbligo formativo in tutta Italia l'applicazione della legge sembra essere molto disomogenea...

L'organizzazione di attività formative fino al diciottesimo anno di età presenta non pochi problemi, primo fra tutti il passaggio degli elenchi degli studenti che dovranno frequentare i corsi: le scuole avrebbero dovuto comunicare ai centri per l'impiego l'anagrafe dei ragazzi soggetti ad obbligo formativo, ma solo il 60 % delle amministrazioni provinciali ha raccolto le liste, e ancora più in ritardo risultano essere le regioni.

Il secondo problema riguarda il ritardo con cui le Regioni avrebbero dovuto delegare le funzioni alle amministrazioni provinciali, a cui compete l'attuazione dell'obbligo di formazione.

Infine, il Garante per la Privacy segnala che il regolamento concernente l'obbligo di frequenza di attività formative fino al diciottesimo anno di età contiene disposizioni che potrebbero violare la legge sulla privacy (per la gestione degli elenchi degli studenti).

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