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Nel Varesotto il centro europeo di ricerca sul cervello

Un progetto di alto profilo, lanciato dal Premio Nobel Rita Levi Montalcini, per una provincia che deve ricominciare a "pensare in grande". Ma si potrà realizzare solo se l'Unione Europea dirà di sì.

Un centro di ricerca sul cervello di respiro europeo, che coordini e unifichi le attività di ricerca in questo campo, attualmente sparse e scollegate tra loro. E' l'idea lanciata dal Premio Nobel Rita Levi Montalcini che, di fronte all'aumento delle patologie che interessano quest'organo, sottolinea l'utilità di mettere in comune le diverse competenze già in campo, nelle discipline della biologia, medicina, fisica, chimica, matematica ed informatica. Un centro che svolga, insieme, ricerca pura e ricerca applicata e che sia quindi aperto al mondo della produzione, nei settori della farmacologia e della biotecnologia. Per tale motivo, il Nord Italia sembra essere una delle regioni europee più qualificate ad ospitarlo.
Un'idea proposta all'ultimo seminario di Cernobbio e subito rilanciata da Alfredo Ambrosetti, varesino, guru della consulenza aziendale per il quale la provincia di Varese sarebbe la sede più adatta per questo centro. E a Varese Rita Levi Montalcini è stata invitata ad illustrare il progetto nel corso di un affollato incontro che ha rappresentato l'occasione per lanciare ufficialmente la candidatura varesina.
La valenza dell'operazione è intuitiva e, quindi, l'incontro con il Premio Nobel ha visto tutti, ma proprio tutti, dichiarare la propria disponibilità a concorrere alla sua realizzazione. Del resto, è stato sottolineato da molti, la provincia di Varese ha parecchie ragioni per sostenere la propria candidatura. Innanzitutto, è già presente da decenni a Ispra uno dei siti del Centro Comune di Ricerca, di cui recentemente è stata messa in discussione la permanenza e che, invece, potrebbe ritrovare, dopo la stagione - chiusa - del nucleare, una nuova importante funzione nel settore biomedico. Poi, c'è l'Università dell'Insubria, con la Facoltà di Medicina - ormai un pilastro - e con quella di Scienze Biologiche, che annovera, tra gli altri, corsi di laurea in Biologia Sanitaria e Biotecnologie. Infine, la disponibilità di un aeroporto intercontinentale come quello di Malpensa, che renderebbe facilmente accessibile il centro di ricerca sul cervello da ogni parte del mondo.
In provincia di Varese e nell'Alto Milanese sono inoltre insediate diverse imprese farmaceutiche, che con il centro ideato da Rita Levi Montalcini potrebbero attivare le sinergie utili a tradurre in risultati pratici, sul piano della salute, gli sforzi della ricerca.
Ci sono, ancora, centri di ricerca aziendali che, seppure operanti in campi diversi, potrebbero entrare in rete mettendo in gioco competenze acquisite sul piano delle metodologie: in questo senso, potrebbero venire in considerazione anche altre istituzioni di matrice pubblico/privata, come il Polo Scientifico Tecnologico Lombardo e il Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento, entrambi con sede a Busto Arsizio.
Da considerare, in aggiunta, la presenza sul territorio dell'Università Carlo Cattaneo di Castellanza, che del resto ha immediatamente messo a disposizione le proprie competenze nelle discipline economico-aziendali per concorrere alle analisi di fattibilità del progetto enunciato da Rita Levi Montalcini e per studiare modelli organizzativi del futuro centro di ricerca che non ripetano quelli, da più parti criticati, delle organizzazioni di ricerca del settore pubblico nel nostro Paese.
Insomma, tutti convinti e tutti pronti a mobilitarsi per un'iniziativa che ha, indubbiamente, il pregio di guardare lontano, per una realizzazione di alto profilo che darebbe smalto alla provincia di Varese e che potrebbe contribuire ad indirizzare l'evoluzione del settore produttivo locale verso i segmenti a più alto valore aggiunto: la ricerca in campo biomedico, infatti, può aprire inattese e importanti prospettive anche nello scenario economico.
Lo statuto del centro è già pronto - ha fatto sapere il Nobel Montalcini - e ricalca quello del CERN di Ginevra. Ma, prima di partire, è necessario che la Commissione Europea si pronunci sulla bontà e fattibilità del progetto. E dopo la Commissione Europea, sarà necessario che anche i Paesi aderenti all'Unione lo facciano proprio. Del resto, il ruolo dell'Europa è essenziale sia per la natura del centro, che vuole essere appunto sovranazionale, sia per l'entità dell'investimento, per il quale si è subito parlato di diverse decine di miliardi di lire.
E' evidente, quindi, di fronte ad un investimento così ingente e di fronte ad altre candidature già emerse, che le istituzioni della provincia di Varese non possano fare altro che spingere per far accettare quella del territorio, innanzitutto attivando la necessaria lobby a Bruxelles e a Strasburgo perché, prima ancora di vincere la sfida di altre candidature in Italia, si dovrà vincere quella di altri Paesi dell'Unione Europea.
Per fare ciò, è fondamentale che ci sia la più ampia consonanza e unità di intenti, come del resto è emersa durante l'incontro a Varese con Rita Levi Montalcini. Un intervento, su tutti, ha mostrato questa volontà di "fare sistema". Il sindaco di Como Alberto Botta, nel dichiarare l'appoggio della sua città alla candidatura della provincia di Varese, ha affermato: "Se cresce Varese, cresce anche Como. Se ci mettiamo l'uno contro l'altro, perdiamo entrambi".

10/18/2001

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