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Il futuro della musica è online

La musica scaricata dal web e' un punto fermo delle abitudini online dei consumatori ed una risorsa vitale per le major discografiche.

Irecenti sviluppi e l'incessante susseguirsi di comunicati stampa e dichiarazioni da parte di major discografiche ed Apple, offrono indubbiamente un'occasione per riflettere sull'andamento del mercato musicale, attraverso l'analisi della sua situazione e delle sue prospettive.
Le major discografiche e gli analisti si sono ritrovati a dover fare i conti con il sempre più importante “mercato digitale”. Secondo i dati pubblicati nel mese di dicembre 2006 dalla società di ricerca Screen Digest gli acquisti di musica online cresceranno di oltre 1,1 miliardi di Euro, partendo dai 121 milioni di Euro registrati nel 2005. Come conferma il sistema informativo Nielsen Soundscan, il volume d'affari delle vendite di musica digitale a fine 2006 è salito fino a 525 milioni di dollari contro i 315 milioni dell'anno precedente.
Nonostante questo trend di crescita, alla fine del 2006 è arrivata la notizia che ha messo a nudo i problemi del negozio digitale più importante del mondo: iTunes di Apple. Sulla base di un'analisi di transazioni e movimenti delle carte di credito registrate sul sito, sembra che siano più che dimezzati i ricavi mensili e sia sceso di circa il 17% il valore della singola transazione.
Ma il problema rimane solo di iTunes Store o dell'intero mercato della musica scaricata? Le entrate dei differenti servizi attivi si sono abbassate e appiattite, nonostante la crescita delle vendite di lettori (iPod ha quadruplicato le vendite). Per spiegare questo rapporto inversamente proporzionale, Forrester e Nielsen hanno considerato le restrizioni legate ai DRM (Digital Right Management) che distinguono i diversi fornitori di musica online. Ogni negozio ha il suo metodo di protezione, spesso legato ad uno specifico lettore di file (iTunes, iPod Zune, Microsoft …). Ottenere, però, musica senza DRM è piuttosto semplice. Lo stesso vale per la facilità con cui è possibile rimuovere la protezione dai brani. Inoltre diversi standard DRM per il consumatore sono più un problema che un reale beneficio.
L'argomento e' da giorni al centro di dibattiti, discussioni e accordi tra i differenti “store” e le major discografiche, dopo che Steve Jobs, presidente di Apple Inc., ha fatto pubblicare sul sito della Mela una lettera aperta in cui dichiara che la tecnologia DRM non avrebbe alcuna ragione di esistere. Si libera così del software FairPlay, cioè la tecnologia antipirateria alla base di iTunes e del suo Music Store. Le ragioni di tale dichiarazione sono tante, tra queste i diversi procedimenti e citazioni giudiziarie di cui iTunes è stato fatto oggetto da parte di governi europei e associazioni di consumatori, poiché impedisce la riproduzione dei brani acquistati in lettori differenti da iPod.
Secondo Jobs le 4 major discografiche sarebbero responsabili dell'imposizione ad Apple di un sistema antipirateria legato alle vendite su iTunes, per garantire una protezione dei propri prodotti. E che, ciò nonostante, la percentuale di canzoni protette con i DRM presenti in un iPod è di circa il 2/3%. Dal momento che FairPlay, secondo Jobs, non ha fermato la pirateria, tanto varrebbe abolirlo, rendendo fruibile su un qualsiasi lettore mp3 la musica acquistata online.
L'appello di Jobs alle case discografiche garantirebbe la completa interoperabilità tra i diversi sistemi. Gli utenti sarebbero in grado di ascoltare con qualsiasi lettore digitale i brani provenienti dai diversi “music store”.
Diverse le repliche dei big dell'industria discografica (Emi Music, Sony BMG, Time Warner e Universal). Da un lato Time Warner ha chiaramente criticato e contrastato la proposta di Steve Jobs, dichiarando di non avere intenzione di rinunciare ai DRM. Dall'altro Emi Music, che è in trattativa con i diversi rivenditori di musica online. L'idea è quella di farsi anticipare una cifra adeguata dai retailers in cambio di file mp3 non protetti. Oppure un'alternativa sarebbe vendere musica attraverso siti e community come MySpace.com, sebbene non siano ancora chiari e disponibili i dettagli.
I dati sulle vendite riferiti al 2006 sono preoccupanti. Come già anticipato, gli analisti parlano di crescita del mercato digitale e compensazione. Dai dati forniti dall'IFPI (la Federazione Internazionale dell'Industria Discografica), il giro d'affari della musica scaricata da internet o dai cellulari è in crescita, attestando un +300% circa tra il 2004 ed il 2005, mentre calano le vendite di CD e DVD. Forrester Research ipotizza un'ulteriore diminuzione al 2011 delle vendite dei supporti fisici, legata ad una congrua crescita del download digitale, con un'evidente compensazione. Le compagnie lamentano gravi perdite e prevedono la prosecuzione del trend negativo nei ricavi. Emi, in particolare, in gennaio ha annunciato un crollo tra il 6% ed il 10% dei ricavi, seguito da un calo del 10% del prezzo del titolo alla Borsa di Londra. Gli azionisti hanno dato il via libera al piano di ristrutturazione: di poco tempo fa, infatti, la notizia dell'accordo tra Emi e Apple per la vendita di una grossa parte del catalogo attraverso un formato digitale di alta qualità e non protetto da DRM.
Lo stesso per Time Warner: le perdite relative agli ultimi 3 mesi del 2006 sono ingenti. Gli utili netti sono crollati del 74%, passando da 69 milioni di dollari del 2005 a 18 milioni, mentre le vendite hanno subito una flessione dell'11%. Come dichiarato dalla compagnia stessa, le vendite online non sono state in grado di compensare il crollo, poiché cresciute del 45%, ma ancora a 100 milioni e con un lieve calo di 4 milioni sul trimestre precedente.
Nuovi protagonisti nella distribuzione, nuovi competitor (ad es: le case di software), nuove tecnologie che rendono l'artista più libero ed indipendente, l'accentuata velocità di consumo del prodotto musicale sono condizioni che stanno stravolgendo il mercato. Le major si ritrovano a dover rispondere alle reali necessità della domanda, dopo essersi presentate sul mercato in ritardo, senza la capacità di offrire soluzioni di rilievo circa la protezione dei loro prodotti e una diffusione che permettesse di mantenere il 70% del mercato stesso. Inoltre il consumatore, attraverso i diversi canali, ha la possibilità di accedere ad un catalogo molto più vasto di quello “scelto” dalle compagnie, può scegliere cosa acquistare e ad un prezzo più ragionevole. Ultima, ma non per importanza, la crescente impopolarità delle major. Difficile infine fermare il fenomeno della pirateria, poiché parte integrante di abitudini sociali, che portano a considerare i prodotti digitali come gratuiti e facilmente reperibili al di fuori degli “store” autorizzati. Non bastano i DRM per bloccare la diffusione di uno o più brani: spesso un software di protezione è seguito dall'ultima release del software per poterla eliminare.
La svolta è indubbiamente nella tecnologia digitale, nella fruibilità e reperibilità della musica acquistata con ogni mezzo, dai telefoni di nuova generazione al computer, passando per i nuovi gioielli tecnologici come Apple iPhone.

05/11/2007

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