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L'humilitas dei Borromeo

Ultima puntata di Varesefocus sull'araldica. In primo piano l'araldica religiosa e le sue testimonianze in provincia di Varese.

Nella foto: Libro degli Statuti Varesini (1389), ripoduzione della contro-copertina, con stemmi nobiliari (Visconti, Griffi)
L'araldica è un formidabile mezzo di comunicazione che da secoli mantiene un forte impatto. Una caratteristica peculiare è quella di mantenere inalterato tutto il suo fascino, oltre a possedere un immediato effetto visivo ed un certo alone di mistero. Quindi, seppur divenuto di difficile lettura ai più, è certo che oggigiorno la maggior parte delle persone rimanga ancora vivamente attirata e resti colpita da uno stemma araldico.
Ebbene, è vitale rimarcare non solo l'aspetto comunicativo che è tipico della simbologia araldica, ma cercare di cogliere il significato così da mantenere inalterata la verità storica. E' auspicabile diffondere questo sapere e non mancare mai di citare le forme in cui continua vivere. A tal proposito, si osserva come la Chiesa Cristiana continui nei secoli a fare largo uso dell'araldica. Questo accade non solo ponendo stemmi sulle facciate delle Basiliche o delle Abbazie, ma anche con l'utilizzo di simboli araldici per distinguere le gerarchie ecclesiastiche. La prima trattazione dell'araldica ecclesiastica si ebbe solo nel 1930, quando D.L. Galbreath pubblicò "Papal Heraldy" e nel 1949 con l'opera di Mons. Heim che pubblicò "Coutumes et droit heraldique de l'Eglise". Tuttavia, quest'uso sembra aver avuto inizio attorno ai secoli XI e XII, con l'uso dello stile araldico insieme ai tipici simboli della religiosità. E' sufficiente ricordare gli stemmi su scudi o gonfaloni degli ordini religioso - cavallereschi delle Crociate.
Riguardo all'origine della simbologia è certo che sia l'Antico ed il Nuovo Testamento, sia la Patristica o i "legendaria" dei Santi, sia la Liturgia abbiano offerto ad enti ed istituti della Chiesa secolari o regolari infiniti temi di ispirazione. Questi ultimi erano suggestivi, vari e poetici e pertanto, facilmente destinati a divenire simboli blasonici veri e propri. Questi alludono ai compiti pastorali e di apostolato della Chiesa e richiamano le tradizioni di culto locali o le memorie dei Patroni. Infatti, San Vittore, patrono di Varese, campeggia nel manoscritto degli antichi statuti proprio fra lo scudo dei nobili Griffi e lo stemma di Varese. E' certo che le Diocesi, le cattedrali, i monasteri, le confraternite e gli ospedali ebbero, già prima dell'uso dell'araldica, delle figure sacre distintive quali Angeli o Santi o simboli cristiani come la colomba, la croce, l'ancora e il pesce. Successivo a tale primitivo impiego troviamo le insegne e i paramenti di dignità e di carica del clero e delle autorità laiche dello Stato della Chiesa. In primo luogo citiamo la mitra che distingue tutti gli stemmi episcopali. Nel secolo XIV, questa fu sostituita da un nuovo copricapo a forma di cappello dalla larga falda. Un oggetto caratteristico dipinto e ornato di fiocchi che può essere a seconda dei colori e degli ornamenti cardinalizio, episcopale, abbaziale o prelatizio. Al contrario, tra i simboli ecclesiastici che ornarono l'araldica laica citiamo il Capo della Chiesa. Infatti, alcuni ecclesiastici o laici particolarmente benemeriti della Santa Sede, ricevettero come titolo d'onore, la facoltà di aggiungere allo stemma il "Palo della Chiesa" (di rosso al gonfalone d'oro caricato delle chiavi). Tale distinzione fu concessa alle casate Farnese, Borgia, Gonzaga, Orsini, Barberini ed Este. Questa "pezza araldica" è visibile negli stemmi del Palazzo Estense, sede del Comune di Varese, tra i dipinti del salone dei consigli comunali affrescato dal Bosellini nel 1768.
Nella foto: Masnago, Castello Castiglioni Panza. "La dama che suona l'organo portativo sotto una tenda": Affresco del piano terreno.
Ritornando al tema si osserva che, in principio, i Vescovadi italiani adottarono delle immagini sacre o simboli religiosi e solo in seguito questi scelsero simboli araldici veri e propri. A Milano, per esempio, i simboli derivarono dai sigilli antichi: il S. Ambrogio assiso in cattedra con lo staffile e con ai lati i Santi Gervaso e Protaso con la palma del martirio e dal motto "Tales ambio Defensores". Lo stesso avvenne a Como con il Patrono Abbondio e a Pavia con San Siro. Oggi lo scudo di un Cardinale è insignito con un cappello rosso con 15 fiocchi posti su di ogni fianco dello scudo. Tale impiego distintivo divenne regola dal 1832. Che il cappello avesse una grande importanza simbolica ci è testimoniato anche dalla storia varesina, poiché tra le ragguardevoli testimonianze del cardinale Simone Da Borsano (1310-1381) appartenente ad una nobile famiglia originaria del sobborgo bustese trasferitasi a Milano, si ricorda il cappello e lo stemma di famiglia. Questi erano conservati nel convento dei Padri Predicatori a Nizza dove quest'ultimo si era ritirato. Cardinale fu anche Eugenio Tosi Arcivescovo di Milano nato a Busto il 6 maggio del 1864, fu creato cardinale nel Concistoro del 1922, le sue spoglie mortali riposano a Milano in Duomo accanto a S. Carlo.
Non mancheremo di ricordare il Cardinal Branda Castiglioni il cui sacello marmoreo fu posto all'interno della Collegiata. Ai piedi della statua ritroviamo il cappello cardinalizio mentre il prelato è scolpito con il capo mitrato e le vesti pontificali. Lo stemma era costituito dal leone dei Castiglioni con castello nella branca caricato dal cappello cardinalizio. Fu Leonardo Griffi, varesino, Vescovo di Gubbio e nel 1482 Arcivescovo di Benevento che compose la nota epigrafe del sarcofago. Gli Arcivescovi si distinguono dal cappello verde da cui pendono corde verdi con dieci nappe verdi e una croce di Lorena è posta dietro lo scudo. Ricordiamo che numerosi furono gli arcivescovi di Milano o loro incaricati che visitarono il Santuario di Saronno e il Sacro Monte di Varese e la loro presenza ebbe notevole importanza per dimostrare la devozione anche delle gerarchie ecclesiali alla Nostra Signora dei Miracoli o al Santuario di Santa Maria del Monte. Gli stemmi Vescovili sono ornati da due corde verdi che scendono dal cappello dello stesso da cui pendono sei nappe verdi. Il Vescovo pone una croce semplice dietro il suo scudo. Un Prevosto, infine, è insignito con un cappello nero con corde nere su ogni fianco. Un tempo l'Abate o il Prevosto avevano il diritto a una mitra ed a un pastorale negli stemmi. La riforma del 1969 di Paolo ne proibì l'uso. Così nell'araldica ecclesiastica moderna il pastorale è stato velato e posto dietro lo stemma. Le diocesi, invece, possono ancora utilizzare mitra con croce e pastorale, mentre le Abbazie una mitra con pastorale. Tra i simboli più significativi segnaliamo il Capitolo minore del duomo di Milano. Questo è d'argento, ha il motto "Humilitas" in nero con caratteri gotici posto in punta e caricato da corona d'oro a tre fioroni e due perle. Lo stemma campeggia sui portali del Seminari di Varese Masnago e di Venegono. Anticamente lo stemma capitolare era costituito da San Biagio vestito pontificalmente con nella destra la palma e nella sinistra il pastorale accostato da due pettini di ferro strumenti del martirio. Questo fu in uso fino alla fine del XVII secolo e in seguito venne sostituito dal motto di S. Carlo Borromeo. Numerosi ordini religiosi furono dotati di insegne e simboli. Citiamo alcuni particolarmente presenti nelle nostre terre. Gli Agostiniani ebbero l'insegna di argento al cuore di rosso infiammato d'oro. Carlo Giuseppe Veratti nato a Varese il 13 Novembre 1759 a Biumo Inferiore fece parte dell'ordine. Fu un grande benefattore e lasciò una tra le più cospicue eredità mai donate all'Ospedale di Varese. I concittadini ne onorarono la morte nel maggio del 1816. Le suore agostiniane, invece, furono a lungo presenti nell'eremo del Sacro Monte di Varese. L'ordine fu autorizzato a costituire la comunità al Sacro Monte da Papa Sisto IV il 10 Novembre 1474 e rimase ritirato in Varese fino al 21 Novembre 1798. In seguito, le suore vennero scacciate da un decreto della Repubblica Cisalpina. Le religiose ritornarono solo nel 1822 grazie all'infaticabile opera di Suor Maria Virginia Staurenghi. I Francescani portano l'insegna d'Argento o d'azzurro al braccio di Cristo nudo posto in croce di Sant'Andrea sul braccio vestito del Saio di S. Francesco, la mano del Santo porta la stigmate e dall'incontro delle due braccia sorge la croce. Si ricorda tra i varesini illustri il Beato Antonio Francesco Maria Marzorati nato a Biumo Inferiore il 10 Settembre 1670. Francescano fu martire a Gondar in Etiopia insieme ai confratelli B.to Michele Pio Fasoli da Zerbo e B.to Liberato Weiss da Konnersrenth. Concludiamo, scusandoci di essere riusciti a trattare che sommariamente le tante testimonianze iconografiche di araldica ecclesiastica legate ai monumenti ed alle opere d'arte della nostra provincia. Ricordiamoci almeno di volgere ogni tanto lo sguardo agli stemmi che decorano alcune cappelle del Sacro Monte o i tanti edifici religiosi della nostra terra.

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