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L'enigma di Castelseprio

Monete d'oro di età longobarda riportano la dicitura "Sibrium", ma sono ancora un mistero le ragioni dello sviluppo economico che ha portato il territorio di Castelseprio ad assumere un rilievo politico e commerciale tale da coniare monete indicandone la provenienza.


Tra le materie che sono complemento necessario della storia vi è indubbiamente la numismatica.
Questa ci consente attraverso l'esame di testimonianze tangibili, quali le monete, una ricostruzione di fatti storici non spesso desumibile totalmente dalle fonti scritte, a volte lacunose o mancanti quando si tratti di parlare dei secoli remoti quali l'altomedioevo.
Tra i tanti misteri che avvolgono i secoli "bassi" del nostro territorio vi è quello riferito alle monete di Castelseprio.
Non a caso, fin da quando la numismatica cominciò con l'essere trattata con criteri scientifici, ovvero nel XIX secolo, le coniazioni auree, riportanti la dicitura "Sibrium", erano ricercatissime ed oggetto di estremo interesse per gli studiosi ed i collezionisti di tutta Europa. Le vicende storiche di queste monete si perdevano nelle nebbie e nei misteri che avvolgevano i Regni Longobardi. Infatti, con il regno di Cuniperto (688-700) deve essere avvenuto un radicale cambiamento nel governo del territorio amministrato ed in particolar modo anche nel territorio del Seprio.
Tale cambiamento viene manifestato dalle emissioni della Zecca Reale Longobarda che, per la prima volta, inseriva il nome del sovrano longobardo al posto di quello bizantino: una chiara affermazione del potere regio. Da queste coniazioni appare improvvisamente un chiaro allontanamento stilistico dalle tipologie bizantine fino a quel tempo sempre prese a riferimento. Questo mutamento evidente, repentino e radicale, non può essere spiegato solamente con la normale evoluzione della zecca, ma deve essere anche riferito all'ingresso di nuove maestranze capaci di battere monete con tecniche sofisticate che non erano più abituali in un'Italia ormai priva di artisti in grado di creare modelli figurativi di buona qualità.
Da dove provenissero questi tecnici dalle notevoli capacità non ci è dato di sapere, ma è possibile supporre che giungessero dall'Oriente. Recenti studi affermano che il cambiamento più rilevante del nostro territorio sembra fosse di carattere economico, infatti risalgono proprio a quest'epoca molti dei rari pezzi presenti nelle collezioni pubbliche e private e ciò è la chiara prova di una minor tendenza alla rifusione delle monete coniate, quindi ad una maggiore conservazione e tesaurizzazione delle stesse. Un esempio di quanto detto è verificabile nel ritrovamento di Ilanz-Ruschein nei Grigioni avvenuto nel 1904 (R.I.N. 22 Aprile del 1922), dove alcune monete longobarde vennero ritrovate insieme a diversi gioielli in oro.
E' questo un chiaro cambiamento nel sistema economico e commerciale del mondo longobardo alle soglie del VIII secolo. Infatti, come è dimostrato dalle ricerche e dai ritrovamenti archeologici, precedentemente a quest'epoca le monete preferite per la tesaurizzazione erano quelle bizantine, mentre quelle utilizzate per il commercio erano le longobarde.
Tale riforma dell'economia dei nostri territori diviene ancora più evidente sotto Desiderio (756-774), quando divenne necessario affermare il potere regio. Venne quindi abbandonato il tradizionale S. Michele di ispirazione bizantina che fino ad allora presente nel conio delle monete, per l'italica stella tipica delle monete della Tuscia longobarda: un chiaro simbolo preso come elemento unificante del regno. In quest'epoca inizia ad essere collocato il nome del re sul rovescio della moneta e l'indicazione della città per la quale questa è stata battuta. Finalmente, diversi secoli dopo la caduta dell'impero di Occidente, tornava ad essere dichiarato il nome di una città per la quale si realizzava la coniazione.
Tra queste prime sedi appare la città o il territorio di "Sibrium" (Castelseprio).
A questo proposito alcuni pensano che tale indicazione fosse solo simbolica, esistendo in quel tempo una sola zecca fissa o itinerante che avrebbe utilizzato diverse "legende" solamente per compiacere le autonomie locali e sollecitare i sentimenti di fedeltà al re.
Il problema è di difficile soluzione, ma è da preferire la tesi che ritiene che l'organizzazione della zecca fosse centralizzata, mentre successivamente si procedeva con la distribuzione sul territorio dei conii ufficiali che, pertanto, venivano destinati ai vari centri. In tal modo è ragionevole pensare che una zecca fosse attiva nel territorio del Seprio. Attraverso il costante decadere del tasso di "oro fino" riscontrabile dall'esame diretto delle monete, possiamo anche desumere che è da far risalire a quest'epoca la graduale rinuncia all'oro come materiale per le coniazioni. Tale tendenza giungerà alla sua conclusione con Carlo Magno (768-814), l'ultimo dei sovrani che batteranno moneta aurea a Sibrium, autore della più importante riorganizzazione delle emissioni monetarie e rimasta inalterata nel nostro territorio fino alla riforma dell'Imperatrice Maria Teresa. Quali fossero le ragioni per le quali il nostro territorio fosse mutato così repentinamente ed avesse iniziato questo sviluppo economico non ci è dato di conoscere, ma è certo che esso doveva avere assunto un notevole rilievo politico e commerciale se si riteneva necessario il dover battere moneta indicandone la provenienza. L'enigma resta per il momento ancora celato, ma quello che conta è di essere consapevoli del grande patrimonio storico e culturale del nostro territorio, in attesa che nuove scoperte consentano di aprire le nebbie della storia ed illuminare le antiche vicende, magari con i bagliori dell'oro delle monete dei Longobardi.

06/21/2001

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