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Il settore pubblico sposa le Fondazioni

Da qualche tempo si registra la tendenza, da parte di enti e amministrazioni pubbliche, a fare ricorso allo strumento giuridico della Fondazione per perseguire scopi istituzionali. Due esempi in provincia di Varese: a Gallarate per promuovere la cultura e a Saronno per migliorare e sviluppare l'ospedale. Il parere di un esperto sul fenomeno, del resto previsto dalla normativa più recente.

Progetto di ristrutturazione del Teatro Condominio a GallarateUN PROGETTO CULTURA A GALLARATE
Una Fondazione per valorizzare l'arte e la cultura e dare vita a un rilancio della città di Gallarate e dei comuni limitrofi. Incominciando dal recupero dell' ex teatro Condominio e dal progetto per la nuova Civica Galleria d'Arte Moderna.

Non si tratta di una rievocazione storica dell'anno in cui Gallarate, per volere del Principe Eugenio di Savoia, passò da borgo a città: 1860 Gallarate Città è il nome della neonata Fondazione Culturale costituita per iniziativa del Comune di Gallarate e che vede al momento, tra i sostenitori, la Provincia di Varese, le associazioni di categoria di industriali, artigiani e commercianti, il quotidiano La Prealpina e importanti operatori economici del territorio. La Fondazione si inserisce in un contesto urbano e territoriale molto attivo fin da antica data. Se pensiamo per un istante al suo recente passato, Gallarate ci appare non solo in quanto florido centro industriale legato alla produzione tessile. Le grandi famiglie imprenditoriali della città parteciparono sempre attivamente alla realizzazione di opere di interesse pubblico, dalla costruzione del Teatro Condominio nel 1864, al restauro del Palazzo del Broletto, all'edificazione della Basilica di Santa Maria Assunta solo per citarne alcune. Alcune di queste storiche presenze culturali hanno cessato la loro attività, come è accaduto con l'Aloisianum, l'Istituto Filosofico dei Padri Gesuiti, o con il Teatro Condominio che, dopo essere stato per anni il luogo di incontro per gli amanti degli spettacoli teatrali, venne chiuso nel 1997. Qualcosa però è sopravvissuto al passare del tempo rinnovandosi e riproponendosi ogni anno fino ad oggi. Così testimoniano oggigiorno la presenza attiva di qualificate istituzioni come la Civica Galleria d'Arte Moderna e il relativo Premio Nazionale di Arti Visive Città di Gallarate, il Museo della Società Gallaratese di Studi Patri, la Scuola Civica di Musica "Puccini" (parificata a Conservatorio), ma anche una serie numerosa di istituzioni e iniziative "minori", spesso affidate al volontariato, quali la Galleria Nuova Visione e la Galleria Spazio Zero, le mostre d'arte figurativa allestite presso l'Università del Melo e la Residenza Camelot e i numerosi cori (tra cui la quasi centenaria Corale Arnatese, il coro Penna Nera, il coro Università del Melo, il coro Scuola di Canto Medievale, il Sette Note, il Vocalica, l'Extra Modum, quello della parrocchia Madonna della Speranza). E' questo potenziale che la Fondazione cercherà di raccogliere e coordinare nell'immediato futuro.
1860 Gallarate Città nasce in risposta ad uno studio commissionato dal Comune di Gallarate all'Università Carlo Cattaneo finalizzato ad analizzare il "fabbisogno culturale" nel bacino di utenza. Mettendo a confronto l'area di riferimento, che non si limita al solo Comune di Gallarate ma comprende altri 19 comuni limitrofi, si è notato che il livello attuale di ricettività pro capite è notevolmente inferiore alla realtà di Milano, usata come benchmark di riferimento. Si prospettano quindi buone possibilità, a patto di reperire i fondi necessari, per intraprendere nuove iniziative sul territorio che raccolgano consensi e partecipazione.
La Fondazione sarà guidata da un presidente e da un consiglio di amministrazione in base alle proposte del comitato tecnico-scientifico, presieduto dall'assessore alla cultura Roberto Delodovici, di cui faranno parte alcuni rappresentanti delle associazioni culturali cittadine, e che sarà supportato da un direttore artistico (si fa il nome del tenore italo argentino Diego D'Auria, per ora consulente preliminare). Primo obiettivo della Fondazione è quello di realizzare un vero progetto di rilancio locale volto ad intervenire nelle cosiddette "emergenze" individuabili sul territorio cittadino. In questa direzione si sta già muovendo qualcosa, come suggeriscono i lavori iniziati per il recupero del ex-Teatro Condominio e la sua trasformazione nel secondo più grande teatro della provincia, il recupero dell'ex-Teatro del Popolo e il cantiere aperto per la realizzazione della nuova Civica Galleria d'Arte Moderna, la cui attuale sede denuncia ormai insufficienza di spazio. Poi, è previsto il trasferimento della Biblioteca Civica dall'attuale sede di piazza San Lorenzo al centrale Palazzo Minoletti, pregevole (ma anche discusso) esempio di architettura razionalista, che nella sua storia ha già ospitato l'ufficio postale, prima e, dopo, quello delle imposte. Un altro obiettivo che la Fondazione si propone per l'immediato futuro è quello di organizzare eventi culturali ed artistici qualitativamente importanti inserendoli e non catapultandoli nel tessuto culturale esistente, favorendo la cooperazione tra le associazioni e gli enti culturali cittadini al fine di rendere più forte e riconoscibile ogni singola voce. Infine, la Fondazione cercherà, anche attraverso il canale delle associazioni di categoria, di rendere sinergiche le iniziative culturali con il substrato commerciale della Città: "La grande novità proposta da un'amministrazione pubblica attraverso la Fondazione - sostiene l'Assessore Delodovici - è proprio la presenza attiva di partners istituzionali che non dovranno garantire la loro presenza solo attraverso una quota associativa, ma dovranno stimolare i propri associati a farsi promotori, in qualità di sponsor commerciali, delle singole iniziative culturali". Realizzare e coordinare un'offerta culturale capace di calamitare l'interesse degli abitanti del territorio, non solo comunale ma metropolitano, sarà il compito di un'istituzione capace di creare un "sistema-città" più confortevole, completo ed accattivante. Se siano stati più i fasti passati o la vivacità culturale del presente a spingere il sindaco Nicola Mucci e l'assessore Roberto Delodovici a volere con forza la nascita di una Fondazione Culturale, è curiosità legittima. Quello che conta però è che certamente questa Fondazione aiuterà la Città di Gallarate a rafforzare, accanto alla forte componente produttiva e commerciale, quella identità culturale che può proficuamente alimentare un business qualificato nel terziario. Un terziario di qualità, che vuole svilupparsi anche valorizzando la vicinanza dell'aeroporto intercontinentale di Malpensa, cercando quindi di massimizzare, anche in questo campo, le opportunità che tale presenza racchiude.

Sinergie pubblico-privato: il sindaco Mucci spiega,
altre città imparano

La formula così pensata per la realizzazione di "1860-Gallarate Città" ha attirato l'attenzione di altre amministrazioni comunali vicine, come nel caso della città di Busto Arsizio, ma anche lontane, come Cattolica, le cui amministrazioni comunali si sono dimostrate molto interessata al progetto del Comune di Gallarate, un esempio unico ed avveniristico nel campo delle fondazioni culturali non solo in Lombardia, ma in tutto il territorio nazionale.
"La creazione di una Fondazione per la Cultura che unisca le sinergie pubbliche a quelle private per portare la Città ad assumere in maniera sempre più decisa un ruolo primario nel panorama culturale e sociale - spiega il Sindaco Nicola Mucci - è il motivo per cui il Comune di Gallarate ha fermamente voluto tale strumento operativo. Scopo della Fondazione è attuare iniziative di interesse artistico e culturale nei vari campi, gestendo in maniera sinergica e coordinata gli spazi a disposizione per creare una rete organizzata in grado di aumentare le proposte culturali innalzando anche qualitativamente l'offerta. Gallarate ha una tradizione culturale ricca di cui, con la Fondazione, vogliamo riappropriarci, così che la Città possa inserirsi in circuiti importanti oggi assenti sul territorio. Parlo di rappresentazioni teatrali, mostre di rilevanza internazionale, balletti, appuntamenti lirici e momenti d'arte che esistevano in Città e che oggi sono assenti da troppi anni".


SARONNO, NUOVA GOVERNANCE PER L'OSPEDALE
La trasformazione del nosocomio da Azienda ospedaliera in Fondazione di partecipazione, un deciso impegno del Comune di Saronno tra pratiche burocratiche e lunghe valutazioni.

Sembrava, fino a qualche mese fa, che tutto fosse chiaro e semplice. Saronno voleva e vuole che l'ospedale cittadino diventi una Fondazione di partecipazione. Era ed è l'epilogo naturale di un'esigenza che il territorio sente ma il meccanismo burocratico ha rallentato la corsa e ora si attende, da un giorno all'altro, che giunga, dalla Regione Lombardia, un progetto tecnico definitivo su cui discutere concretamente. La strada per l'autonomia dell'ospedale appare ormai quasi sgombra da ostacoli e nella settimana precedente il Natale, l'Azienda Ospedaliera di Busto Arsizio (di cui l'Ospedale di Saronno fa parte) ha inviato alla Regione Lombardia, uno studio di fattibilità della Fondazione, illustrando le linee guida di un suo progetto. Anche nell'ultimo Consiglio Comunale del 2004, è stata discussa una mozione sull'Ospedale e, per la prima volta, tutte le forze di maggioranza e di minoranza si sono dette concordi nel realizzare questa trasformazione. E' stato deliberato che sarà costituita una commissione mista con funzione consultiva con delega al Sindaco Pierluigi Gilli per condurre le trattative con la Regione. La Fondazione di partecipazione, è un nuovo modello di gestione nel settore no profit, previsto dalla legge sulle Fondazioni che consentirà di gestire l'ospedale con una maggior democraticità dovuta al fatto che il potere decisionale non si concentrerà più nelle mani di una sola persona, (la figura del direttore generale) ma sarà il frutto di decisioni maturate in un Consiglio di Amministrazione.
Il Comune di Saronno si è impegnato, fin dal 1999, con una delega specifica ad un Assessore, nelle valutazioni di queste nuove opportunità e si è sempre schierato a favore della Fondazione, prevedendo, con questa operazione, un reale sviluppo tecnologico e scientifico del nosocomio cittadino.
La fase attuale è quella "propedeutica" dove Regione e Comune si stanno confrontando. Manca il piano tecnico definitivo della Regione (ne sono stati studiati alcuni ma ormai… superati) la quale, d'altro canto, sta perseguendo una politica di rientro dei costi economici per far quadrare i bilanci o, almeno, arrivare ad un pareggio mentre, al Comune, preme soprattutto che siano aumentate l'efficienza e la qualità dei servizi e che sia precisamente definito, dal piano che sarà sottoposto, se la strategia della Regione è finalizzata a creare un polo ospedaliero che dia risposte ad un bacino di almeno 200.000 utenti, che sono la realtà di questo ospedale. Queste condizioni, per l'Amministrazione comunale, sono imprescindibili per raggiungere l'accordo. L'ospedale è carente in alcuni servizi basilari; manca ancora la radioterapia, l'emodinamica, la nefrologia e la risonanza magnetica, indispensabili per un ospedale territoriale che deve assicurare tutte le risposte di base con un'ottima qualità. Altro punto fondamentale è che l'Amministrazione comunale saronnese, non è in grado di accollarsi oneri finanziari elevati e chiederà di essere chiamata in causa con una cifra simbolica che non dovrà però prescindere dall'ottenere una collaborazione stretta tra la Regione e il Comune. Collaborazione che deve esprimersi in un consiglio di amministrazione, la cui presidenza sarà tenuta dal Comune e la direzione generale dalla Regione Lombardia. Nel futuro consiglio di amministrazione, per la parte comunale, dovranno partecipare sia le forze di maggioranza che quelle di minoranza in quanto, la Sanità, si ritiene non debba avere un colore politico.
Gli investimenti futuri, peraltro già previsti, come gli adeguamenti normativi, l'innalzamento edilizio sopra la cappella e le grandi apparecchiature specialistiche ricordate, dovranno essere tutti confermati e predisposto un cronoprogramma puntuale.
La Regione quindi, nel progetto che presenterà, dovrà garantire tutte queste richieste, ritenute indispensabili per un ospedale efficiente e di buon livello. Un piano economico regionale dovrà garantire la sussistenza economica senza tagliare i servizi, attraverso un'ottimizzazione degli stessi.
L'eventuale entrata di uno o più privati non dovrebbe avvenire nella fase iniziale della Fondazione ma decisa, successivamente, dal consiglio di amministrazione che, comunque, dovrà mantenere sempre la maggioranza assoluta pubblica. Tempi? Il tutto dovrebbe concretizzarsi entro il mese di gennaio del 2005, sempre che tutte queste clausole siano accettate da entrambe le parte. Per ora, sul fronte, c'è solo il Comune di Saronno in quanto altri Comuni limitrofi, (Cislago, Turate, Rovellasca, Rovello, Cogliate, Ceriano, Solaro, Caronno, Cesate, Origgio, Uboldo, Gerenzano ed altri ancora) che fanno riferimento all'ospedale cittadino e che si erano inizialmente detti interessati, per ora non hanno fatto sentire la loro voce e quindi l'amministrazione comunale saronnese sta, coraggiosamente, portando avanti senza indugio e, da sola, questo importante progetto.
L'Assessore provinciale alle politiche sociali della provincia di Varese, Rienzo Azzi, interpellato in merito alla Fondazione ospedaliera, parla come medico e come politico e dichiara: "Secondo me la Fondazione è indispensabile e noi crediamo che una struttura ospedaliera più grande, più efficiente e con più servizi di quella attuale, sia indispensabile in questo territorio perché così com'è, non può funzionare al meglio anche solo pensando alle distanze chilometriche che la separano dall'Azienda ospedaliera situata a Busto Arsizio. I pazienti, oggi, per poter usufruire di alcuni servizi irrinunciabili, mancanti a Saronno, sono costretti ad affrontare notevoli difficoltà, nonostante l'impegno profuso dall'attuale direttore generale Pietro Zoia, che si è dato molto da fare in questi anni. Ciò che richiede il Comune di Saronno è importante e se c'è la volontà politica di far crescere questo territorio deve crescere anche questo ospedale. Se dovesse essere disatteso questo progetto, il territorio e la provincia saranno penalizzati". Il progetto prevede una proposta di sperimentazione di cinque anni.

01/14/2005

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