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Psichedeliche Analogie

Il primo disco degli Analogy è uno dei più ricercati dai collezionisti: una copia in ottimo stato è valutata più di 1.500 Euro! E la sua storia nasce a Varese.

Glia Analogy in un'immagine degli anni '70 e la copertina del loro primo albumUna breve ricerca su Internet non chiarisce molto le idee: gruppo svizzero? Rock italiano? Musicisti tedeschi? Siamo riusciti a rintracciare Jutta e Martin, rispettivamente la bionda cantante e il chitarrista e mente del gruppo, e vediamo di chiarirne la storia.
Allora: cominciamo a chiarire questo punto controverso: gli Analogy erano svizzeri, tedeschi o italiani?
Jutta - Mah… da dove sia uscita la Svizzera proprio non l'abbiamo mai capito! Eravamo quattro studenti tedeschi che vivevano e suonavano in provincia di Varese - i nostri genitori lavoravano all'Euratom di Ispra - ed a noi si era aggiunto un bassista italiano e poi un tastierista italo-russo.
Quindi gli inizi sono stati quelli classici da "complesso della scuola". Ma siamo all'inizio degli anni '70... Varese, a parere di tutti, è fuori dai giri culturali che contano... i complessi sono tanti... come avete fatto ad emergere?
Martin - Forse perché eravamo meglio degli altri ed avevamo una bella cantante! Scherzi a parte, facevamo un sacco di concerti proponendo un repertorio di cover di altri autori. Finché non siamo stati notati da un impresario che ci ha scritturati ed ha cominciato ad allargare il giro dei concerti a tutta la Lombardia, al Piemonte ed alla Svizzera.
E qui andiamo verso l'incisione del primo 45 giri…
J - Sì, che si intitola "Sold out" e che esce nel settembre del 1971 con un discreto successo nei jukebox. Ma allora non ci chiamavamo ancora Analogy: il nostro nome iniziale era infatti Joyce. Purtroppo, per un refuso, il disco uscì come "Yoice", nome che fummo costretti a tenerci così fino al maggio dell'anno successivo, quando decidemmo di cambiarlo in Analogy.
E come Analogy, nel giugno del 1972, esce il vostro primo album. Cominciamo dalla famosa copertina: come mai quella striscia azzurra che spezza in due la foto?
J - E' una questione che oggi, in tempi di computer graphic, fa un po' sorridere. Ai tempi del servizio fotografico, nella formazione c'era anche Mauro Rattaggi al basso. Quando però il disco uscì, Mauro se ne era andato per problemi di servizio militare, e invece di fare un altro servizio - il budget era quello che era! - si preferì coprire la sua immagine con quella fascia.
E avevate abbandonato le cover per una musica più sperimentale?
M - Sì, anche se i produttori spingevano nel senso opposto e questo ci costò molto in termini di promozione. Ma noi volevamo insistere sulla nostra linea, con la personalissima voce di Jutta supportata da una miscela di rock, blues e progressive. E la critica si dimostrò interessata, tanto che i tour si intensificarono.
Era anche il periodo dei primi festival rock: a quali avete partecipato?
M - Ricordo quello di Re Nudo a Zerbo, il Be-in di Napoli… Ma il più importante fu senz'altro quello di Villa Pamphili a Roma, trasmesso in diretta da Radio 1, dove suonammo davanti a 30.000 persone. E poi partecipammo al Cantagiro insieme a Simon Luca.
E come mai poi vi fermaste?
J - Perché si erano creati dei contrasti interni al gruppo ed eravamo anche restati senza contratto. Ma nel frattempo avevamo composto "The Suite", un progetto ambizioso di fusione con la musica rinascimentale: si era unito a noi anche un flautista della Scala. Lo proponemmo in vari concerti, ma le case discografiche lo giudicavano poco commerciale, e, dato che i tour cominciavano a diventare troppo costosi e poco remunerativi, decidemmo che il concerto di Aosta del novembre 1973 sarebbe stato l'ultimo dei circa 400 fatti dagli Analogy.
Ma voi due, che eravate una coppia anche nella vita, non avete abbandonato il mondo musicale italiano..
M - No, ed in quel momento ci è venuto incontro Franco Battiato, che era diventato amico della band e che ci ha voluti per il suo "Sulle corde di Aries": io ho collaborato per la parte creativa, mentre Jutta vi appare come cantante e "recitatrice". Ci unimmo poi al Collettivo Teatrale la Comune di Dario Fo, con il quale girammo in tour l'Italia fra varie peripezie, compresa una notte a S.Vittore! Poi un altro progetto dal titolo "Arianna e Teseo", iniziato e mai finito per i soliti problemi di budget… e la scelta di andare a vivere a Londra.
Lì, come sempre, la scena musicale doveva essere in grande fermento…
J - Infatti abbiamo conosciuto tanti musicisti che sono una leggenda per chi ama la musica degli anni '70: Paul Buckmaster, Kevin Ayers, Nico, Lol Coxhill… E abbiamo deciso di formare un nuovo gruppo, gli Earthbound, con il quale abbiamo inciso un singolo ed un EP, e abbiamo girato per l'Inghilterra e per l'Italia. Gli Earthbound si sono sciolti nel 1980.
Quindi "The Suite" non è mai stata incisa?
M - Invece sì. Perché, per non perderla, nella primavera del 1980 chiamai la maggior parte degli Earthbound a Londra e la incidemmo. E' uscita poi in CD nel 1993.
Ma torniamo all'album di esordio: le valutazioni del vinile sono ormai alle stelle, ma ne esistono varie versioni in CD.
J - Inutile precisare che di queste valutazioni noi non vediamo nemmeno una lira: speriamo almeno che ci guadagni chi allora lo aveva comperato! Ci fa comunque piacere che a distanza di così tanto tempo il progetto sia ancora giudicato interessante. Riguardo alle versioni in CD non voglio stancarti con tutta la complessa storia dei diritti. Ne esistono tre versioni, tutte e tre diverse per via dei pezzi aggiunti. Quella che io preferisco è quella del 2001, della Garden Of Delights.
Per chiudere: rivedremo mai gli Analogy sul palco, magari a Varese?
M - Direi che è da escludere. Mops, il fratello di Jutta che suonava la batteria, è purtroppo scomparso pochi anni fa, e gli altri sono un po' dispersi per l'Europa a pensare al lavoro ed alla famiglia. Però siamo rimasti in contatto, e nel 2001 ci siamo ritrovati proprio a Varese per l'anniversario della scuola dove studiavamo. E non ti nascondo che a rivedere quei luoghi un po' di voglia mi è tornata…

01/14/2005

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