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Nonsolopane, un Banco Alimentare per i bisognosi di casa nostra

La povertà dietro l'angolo nel facoltoso capoluogo varesino. L'aiuto di un'associazione che raccoglie viveri non deperibili per ridistribuirli alle famiglie in difficoltà.

E' in una vecchia casa di mattoni a vista del centro di Varese che si trovano alla sera i volontari dell'associazione "Banco di Solidarietà Nonsolopane".
Sugli scaffali del magazzino al piano terra dell'edificio concesso in uso dalla generosità di una famiglia di imprenditori varesini, sono allineati in ordine perfetto pacchi di pasta, riso, zucchero, conserve, alimenti per bambini, saponi e detersivi. I volontari confezionano i pacchi sufficienti al fabbisogno di un mese per un anziano, un disoccupato, una famiglia numerosa. Situazioni di bisogno presenti più di quanto non si creda nella nostra realtà di provincia ricca. Si tratta spesso di persone che vivono sulla cosiddetta soglia della povertà, dove l'affitto mensile da pagare dimezza lo stipendio e dove una spesa imprevista (spesso sanitaria) o la bolletta che aumenta rende problematica la spesa quotidiana.
"Chi ci offre gli alimenti ha da noi una garanzia sulla loro destinazione: la ridistribuzione di quanto raccolto non è mediata, ma è condotta dai nostri stessi volontari che conoscono personalmente i beneficiari e ne possono valutare continuamente l'effettivo stato di necessità" ci dice Paolo Nebuloni, che ha messo al servizio del "Banco di Solidarietà Nonsolopane" la sua esperienza di direttore di stabilimento in un industria chimica. E aggiunge: "In questo contatto diretto e personale è inevitabile un coinvolgimento globale nelle vicende della famiglia ed il sostegno che si cerca di dare non si limita al rifornimento di viveri, ma mira al recupero di una condizione umana e sociale dignitosa."
L'esperienza varesina del "Banco di Solidarietà Nonsolopane" è un pezzo di una storia ben più grande, nata in Italia qualche anno fa su iniziativa di un industriale brianzolo. Era il 1989 quando Danilo Fossati, presidente del gruppo alimentare Star, durante un viaggio in Spagna incontra alcuni volontari che ritirano eccedenze di ogni tipo per distribuirle ai più bisognosi. Scopre che i volontari appartengono all'associazione Banco Alimentare sorta negli anni Sessanta in America. Danilo Fossati, al suo rientro in Italia, dopo un incontro con Don Luigi Giussani, decide di far nascere anche in Brianza la stessa iniziativa. Da Agrate il Banco si allarga a macchia d'olio: prima in Lombardia, poi a livello nazionale, grazie soprattutto alla Colletta alimentare, una giornata di novembre dedicata alla raccolta di generi alimentari di fronte ai supermercati delle maggiori città italiane.
E proprio al termine di una Colletta, nasce l'idea di fondare il Banco a Varese.
"All'inizio eravamo in quattro - racconta Jizel Chiodi, fra i soci fondatori e oggi responsabile dell'attività di raccolta - era il 1997 ed avevamo partecipato, insieme a tanti altri volontari, alla giornata nazionale della raccolta della Fondazione Banco Alimentare. Essendo a conoscenza di casi di bisogno nei nostri quartieri, pensammo che sarebbe stato bello poter trattenere parte di quanto raccolto dalla generosità dei varesini, per destinarlo ad altri varesini in difficoltà. Così nello scantinato di uno di noi, cominciammo la nostra attività."
Nel 1998 nasce l'Associazione, affiliata alla fondazione Banco Alimentare Nazionale che aderisce al settore no profit della Compagnia delle Opere.
Nel '99 ottiene il riconoscimento della Regione e l'iscrizione all'albo delle Onlus, le organizzazioni non lucrative di solidarietà sociale. Nel 2000 la Regione approva, nell'ambito delle politiche di sostegno alle famiglie (legge regionale
n. 23/1999), il progetto di "Nonsolopane Famiglie Solidali".
L'Associazione conta oggi 190 soci e sopperisce al bisogno di circa 270 persone.
Le fonti di approvvigionamento delle derrate, oltre alla Fondazione Banco Alimentare Nazionale, sono costituite da famiglie che hanno deciso di destinare parte della loro spesa settimanale al Banco; oppure raccolte straordinarie presso scuole e parrocchie e - in quantità più significative - aziende del comparto alimentare o della grande distribuzione che consegnano all'Associazione varesina prodotti con difetti di packaging, invenduti per errori di marketing, sovrapproduzioni ed eccedenze altrimenti destinate allo smaltimento e che invece vanno a soddisfare una finalità eticamente eccellente.
"Tutti prodotti in perfetta regola dal punto di vista alimentare", precisa il presidente dell'Associazione Andrea Benzoni, quasi ad allontanare ogni tipo di dubbio.
"Il problema vero - continua - è che nella società di oggi ciò che non è più di moda, oppure ciò che non è formalmente perfetto, non ha mercato. Questo non vale solo per l'abbigliamento, ma anche per i consumi alimentari. Se un'etichetta o una scatola di prodotti, anche a lunga conservazione, sono leggermente imperfetti rimangono sugli scaffali e i supermercati hanno 'convenienza' a buttarli via. E' uno dei tanti paradossi della nostra società. Noi ritiriamo questi prodotti, non chiediamo nulla in cambio né ai supermercati, né a coloro a cui li distribuiamo. L'esperienza di questi anni ci ha del resto dimostrato che tutto ciò aiuta le realtà più bisognose ed emarginate, ma aiuta anche noi. Quando alla sera mi siedo a tavola guardo il pane in modo diverso e cerco di trasmettere questa esperienza ai miei figli. Insomma, forse noi contribuiamo a sollevare la situazione materiale di qualche centinaio di persone, ma loro aiutano noi a dare un significato al nostro vivere... Vale sempre uno slogan che accompagna spesso le nostre iniziative natalizie: 'condividere il bisogno dell'uomo per condividere il senso della vita'".

05/17/2001

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