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Cara vita, quanto sei cambiata?

I comportamenti dei consumatori, tra fiducia e sfiducia nell'economia, tra la nascita di nuovi bisogni, nuove formule di pagamento e... un occhio al portafoglio.


Becky Bloomwood è l'eroina della fortunata serie di romanzi inglesi I love shopping: una trentenne normale, ma in eterna bolletta per un'insana frenesia per le spese di qualsiasi genere, specie superflue. Un'icona da romanzo, ma anche un caso esemplare sempre più comune. E'degli ultimi tempi la notizia che in America si stia diffondendo una nuova forma di cura sociale, la shopping terapia: il dato di fatto è che la voglia di comperare, per alcune famiglie, è così forte che spesso diventa una vera dipendenza. E l'indebitamento è l'evoluzione della malattia.
Ma non si tratta di un fenomeno così distante da noi. Un dato per tutti: una recente ricerca della CGIA di Mestre relativa alle famiglie italiane, mette in luce come, dall'ingresso dell'euro ad oggi, l'indebitamento medio (che comprende, pr esempio. l'accensione di mutui, prestiti, finanziamenti, credito al consumo) sia cresciuto di oltre l'81%. In questa classifica dell'aumento dei debiti per provincia, Varese è purtroppo ben piazzata, "guadagnando” un buon sesto posto. In cima alla classifica però svetta Reggio Emilia, che ha registrato un incremento del debito per famiglia, dal gennaio 2002, del 105%
Intanto, i consumi nell'ultimo anno sono cresciuti, seppur di poco, tenuto conto dell'inflazione. Secondo l'Istat, la spesa media mensile del 2006 è salita del 2,6%. Con un incremento maggiore nel nord, dove le vendite hanno "guadagnato” il 2,9%.
Gli italiani dunque spendono e si indebitano parecchio. Non sempre per necessità. Se le Becky Bloomwood di oggi farebbero di tutto per una sciarpa di Hermès, è sotto gli occhi di tutti come, nelle nostre famiglie, i bisogni siano cambiati e certe scelte d'acquisto siano diventate vitali. A pochi giorni dalla riapertura della scuola, è scontato un esempio. Nelle classi italiane è difficile trovare ragazzi che non abbiano quel che desiderano. In parte dal "corredo” per la scuola, dall'abbigliamento ricercato, ma soprattutto dai gadget tecnologici, must per i giovanissimi, si capisce che, pur di fronte a diverse capacità di spesa, le famiglie preferiscono ricorrere a prestiti che fare rinunce in ambiti valutati prioritari.

I CONSUMI "ACCRESCIUTI”
Dunque, se da un lato, dall'entrata in vigore dell'euro, ci si lamenta della ridotta possibilità d'acquisto, sono invece le stesse spese a incrementare o, comunque, a rimanere stabili.
Recenti dati della Confcommercio mettono in luce come, nell'ultimo decennio, i consumi siano cambiati. Se la maggior parte delle uscite familiari era ieri destinata a beni primari, come alimentari e vestiario, oggi in cima alla lista delle esigenze ci sono trasporti e comunicazioni, che rappresentano il 16 % della quota di spesa.
Il concetto di beni di largo consumo si è decisamente ampliato. Le famiglie spendono sempre più in settori che hanno avuto grossi sviluppi nell'ultimo decennio. Lampante il caso delle telecomunicazioni, dove peraltro i prezzi sono scesi, ma i consumi sono cresciuti, stando alla Confcommercio, del quasi 11%. Computer, telefonia mobile, pay tv, videogiochi: sono solo alcuni esempi. Inizialmente plus per pochi, oggi sono imprescindibibili: chi non ha almeno un telefonino? Risultato di un cambiamento di abitudini, prima ancora che economico. Un'evoluzione (secondo alcuni, involuzione) che ha portato a considerare irrinunciabili alcune spese e, insieme, a perdere il senso del risparmio della tradizione. Se i nonni degli attuali trentenni tengono, forse, ancora qualche euro sotto al materasso per eventuali giorni di magra, la terza generazione ritiene essenziale spendere, o anche indebitarsi, per un viaggio alle Maldive. Scegliendo di investire sul benessere presente, anziché sul futuro. Buon pane per i sociologi.
Dunque le necessità sono cambiate. La gestione del portafoglio fotografata dall'Istat lo evidenzia bene. In soldoni, i nuclei familiari spenderebbero mediamente quasi 2.500 euro al mese per i consumi. Viene evidenziato un gap tra famiglie di diverso reddito, ma anche una forte territorialità: la Lombardia è tra le aree con ammontare di spesa più elevato, oltre 2.800 euro.
Qui, alla casa va il 26% delle sostanze, quasi il 17% è destinato a bevande e alimenti, il 16% in trasporti e, rispetto ad altre aree, sono più elevate le quote destinate a tempo libero, cultura, e ad altri beni e servizi, tra cui le vacanze. Per queste ultime, è significativo il fatto che gli italiani partiti per i luoghi di villeggiatura siano stati a luglio all'incirca il 2,5% in più rispetto al 2006. In "fumo” poi va lo 0,7% dei risparmi, che è destinato ai tabacchi, quasi quanto dedichiamo all'istruzione.
Cifre, che seppur prese con il beneficio del valore statistico, confermano la crescente importanza di certe spese e una difficoltà oggettiva, più forte per alcuni nuclei, che non si associa però a tagli in quei consumi valutati primari, come, appunto, le vacanze.
Se, però, la costanza nelle spese può essere considerata un segnale di fiducia per l'economia, il dato relativo alla propensione al risparmio lascia perplessi: nel 2006 la parte del reddito risparmiata è del 12% in netto e progressivo calo rispetto agli anni precedenti.

GLI EURO "VIRTUALI”
Ma non è solo l'entrata nei nostri carrelli di nuovi prodotti o servizi che fa crescere i conti finali e incide sull'indebitamento. Oggi si diffondono altrettanto nuove modalità d'acquisto, sistemi di pagamento "virtuale”, che posticipando l'effettivo "esborso”, danno la sensazione gradevole - ma, se sottovalutata, pericolosa - di non pagare affatto. Carte di credito, mutui, finanziamenti, il sempre più di moda credito al consumo, permettono a chiunque di soddisfare i propri bisogni subito, posticipando... l'onere, senza intaccare il portafoglio. Almeno nell'immediato.
L'effettiva diffusione di questi mezzi è più che evidente: ogni famiglia possiede almeno una carta di credito. E il boom del credito al consumo (vedi box), conferma la nascita di una nuova mentalità. Questa vera e propria innovazione economica sottintende, infatti, un cambiamento culturale: oggi indebitarsi non è più un tabù. Anzi è considerato normale, pur di acquisire beni valutati, solo ieri, superflui. Un fenomeno che in positivo permette a tutti di migliorare la propria qualità di vita senza attese, ma rischia di incidere sul budget familiare, se non affrontato con la dovuta attenzione.
D'altro canto, gli esperti sottolineano come impoverimento e indebitamento non siano necessariamente collegati. La novità consiste proprio nel rapporto con il concetto di denaro preso in prestito. Se prima gli italiani usavano i contanti o chiedevano aiuto, magari con ritrosia, ad amici e familiari, oggi ricorrono senza timori ai nuovi strumenti, cogliendone tutte le opportunità.

VARESE E I NUOVI TREND
E i Varesini come si comportano? Gli andamenti seguono quelli nazionali. Lo conferma il presidente di Ascom e Uniascom, Giorgio Angelucci, che con la sua esperienza istituzionale e sul campo, verifica l'emergere di alcune novità nelle nostre abitudini.
Una prima considerazione riguarda il credito al consumo: la tendenza è ad aumentarlo sensibilmente. Nel Varesotto si è sviluppato negli ultimi anni ad un tasso di circa il 12%. Ma la vera novità, secondo Angelucci, sarebbe la destinazione d'uso. "Se prima il credito al consumo si rivolgeva a beni di una certa importanza, come l'automobile, oggi si estende a prodotti come la TV, l'high tech, piccoli elettrodomestici fino ai cellulari. Con una fortissima evoluzione. Cambia poi il modo di concepire i beni: pensiamo all'auto presa in leasing, che non è più una proprietà, ma una sorta d'affitto”.
Il credito al consumo, poi, non è solo quello strutturato nella forma tipica del finanziamento bancario. Il pagamento a credito riguarda ogni ambito commerciale. "Gli acquisti con carte di credito e altre formule non immediate riguardano ben oltre il 50% degli acquisti dei varesini” continua il presidente Angelucci. "La shopping mania d'oltreoceano è una tendenza che si riscontra anche nel nostro piccolo. E' una questione di psicologia: all'arrivo dell'euro, con un potere d'acquisto inferiore, si è confidato nella carta di credito. Oggi poi si è aperta una nuova finestra di consumi. In aree come la nostra, dove l'attenzione alla tecnologia è forte più che altrove, ad esempio, il consumismo tecnologico è estremamente diffuso”. Cambiano i bisogni, dunque, i prodotti e le reti distributive. Ma di fronte a nuove esigenze, non ci sono tagli nelle vecchie: se per ogni famiglia cresce il numero di cellulari, ad esempio, non sempre ci sono rinunce in altri ambiti.

09/21/2007

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