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Un percorso rosso sangue tra corpo e anima Dall'azzeccato accostamento tra le pitture di Guida e le terrecotte policrome e i bronzi colorati di Schmidlin nasce un percorso non certo "indolore", anzi inquietante, che suscita contrastanti sentimenti di rifiuto e di sofferta immedesimazione. "Il corpo e l'anima" è il titolo scelto da Marina Pizziolo, direttore della fondazione Bandera, per la mostra di Federico Guida e Paolo Schmidlin da lei curata e allestita nelle sale del palazzo bustese di via Costa (fino al 13 febbraio). In linea con la tradizione della fondazione, che da sempre propone nomi e allestimenti di indiscusso interesse, Pizziolo dichiara di inaugurare, con Guida e Schmidlin, "una serie di duetti tra giovani artisti già affermati quali nuovi protagonisti nel panorama nazionale". La visita alla rassegna, che comprende una quarantina di opere - tutte realizzate negli ultimi quattro anni - dimostra la felicità di una scelta che conferma le qualità artistiche dei due pur giovani autori (nati, entrambi a Milano, rispettivamente del 1969 e nel 1964) raffrontati in un parallelo e azzeccato percorso, di sicuro effetto, tra pittura e scultura. Si tratta di un percorso non certo "indolore", anzi inquietante, che suscita contrastanti sentimenti di rifiuto e di sofferta immedesimazione, quasi fosse una passeggiata, senza uscita di sicurezza, in un fluorescente tunnel rosso sanguigno, che odora di guasto e di zolfo. Rosso sanguigno è il colore in cui s'esprimono qui tutte le pitture di Guida - tecniche miste realizzate per lo più su tela di lino - che ama il rosso non solo per malizia d'artista affezionato all'effetto che il colore crea, ma soprattutto perché, assecondando la vena romantica, ne ama la simbologia legata alla passione: passione di amore, e di dolore. Rosse sono anche le unghie delle signore ritratte nelle sculture di Schmidlin, come le unghie curate delle perfette mani punteggiate di efelidi di Frau Magda, che sfoggia sull'appassito decolleté una vistosa svastica tempestata di brillanti. Rosse sono le labbra della losca e sfiorita soubrette di Berlin Cabaret, che pare appena uscita dal "Portiere di notte" di Liliana Cavani (Schmidlin, dichiara lui stesso, ma tutta la sua opera lo dimostra, ruba sistematicamente ispirazione dal cinema), rosso è il sangue che cola da una testa mozzata (a eterna conferma e triste presagio) nell'Acquasantiera in terracotta policroma datata 2000. Difficile dire se catturino di più le pitture di Guida - i ritratti dell'amico Dino che somiglia tanto a Picasso, i corpo a corpo dei Circus, le Caravaggesche - oppure le terrecotte policrome e i bronzi dipinti di Schmidlin. Certo è che nella rassegna non si può guardare l'uno e poi fare a meno dell'altro. Il corpo e l'anima, appunto. E' questo il gioco proposto dalla mostra: ma chi sia più corpo e chi più anima, se Guida o Schmidlin, non si riesce a dire. Perché il groviglio dei corpi (gigantografie fotografiche di conoscenti e amici) di Guida che lottano o fanno l'amore o assumono pose da contorsionista sul tessuto damascato del canapè evocano tutt'altro che la materia, e sono veri e propri viaggi nell'anima, nella dimensione del sogno e dell'inconscio. E non è un caso che Pizziolo citi Kafka e Buzzati. Le sculture di Scmhidlin, magnificamente realistiche fino ad apparire inquietanti, mentre ostentano a prima vista la pretesa al soffio vitale, riconducono poi, nella rigidità di certi dettagli da manichino e nell'enfatizzazione caricaturale dei personaggi, a una fisicità del tutto ludica e spiritualmente innocua. Quasi l'autore, dopo aver avvertito il visitatore, desiderasse riportarlo a un più innocente divertissement da museo delle cere. | ||||||||
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