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Il rombo del passato

La provincia di Varese ha visto nascere alcune tra le marche più famose del settore motociclistico. L'influenza della guerra, i successi sportivi.

Sin dagli albori del motociclismo i territori che ora compongono la provincia di Varese furono interessati da significative esperienze. Come sempre, quando da un'intuizione si deve passare alla complessa realtà industriale, la strada è ardua e segnata da innumerevoli vicende che riguardano ora singoli individui, ora gruppi di personaggi, e quindi uno stuolo di sigle e società. Queste complesse esperienze, che ora anche in campo motociclistico grazie all'appassionato lavoro di ricercatori come Ernesto Restelli ci stanno svelando importanti retroscena, sono state fondamentali per il sorgere della moderna industria e per il dispiegarsi della ricerca tecnologica.
Mario Acerboni in sella ad una moto FreraE' ormai noto che è stata la Frera di Tradate la principale ditta che ha operato in questo settore nella prima parte del XX secolo, ma prima di tracciarne il profilo è opportuno ricordare per sommi capi le altre significative esperienze che l'hanno preceduta e affiancata.
Ecco dunque che, sempre a Tradate, incontriamo la figura singolare di Giuseppe Galbai che, dopo un'esperienza nel settore del commercio e della riparazione di biciclette, venne conquistato dai motori e produsse alcuni modelli di moto che lui stesso portava in competizione nei circuiti del nord Italia.
Singolare anche il caso di Luigi Ganna, noto campione del ciclismo nato a Induno Olona, il quale nel 1915 cominciò a produrre biciclette e quindi nel 1926 passò alle moto, raggiungendo pregevoli risultati in campo sportivo.
La Ganna sopravviverà anche alla bufera della seconda guerra mondiale, ma nel 1957, a seguito della scomparsa del fondatore, viene meno la grande anima di questa impresa. Anche le moto Ardea, prodotte dalla SAFIU di Oggiona, hanno avuto un'interessante storia di produzione per tutti gli anni Venti, conseguendo alcuni risultati sportivi di grande prestigio. Lo stesso può dirsi per l'esperienza delle moto Premoli, ideate da Guido Premoli, che hanno ottenuto buoni risultati sportivi sino alla seconda guerra mondiale.

Le moto Frera di Tradate
Nato a Kreuznach, località della Prussia Renana (e per questo detto poi e non sempre affettuosamente"il tedesco"), Corrado Frera si occupò in un primo tempo a Milano del commercio di articoli in gomma e linoleum, quindi, dal 1897, dell'importazione di biciclette e veicoli a motore.
Moto Frera con carrello laterale porta mitragliatriceDa questa esperienza nacque, in un breve volgere di anni, la decisione di realizzare a Tradate un proprio stabilimento per la produzione di motociclette. Fu così che il 7 novembre 1905 prese vita la Società Anonima Frera, il cui affacciarsi sulla scena dell'industria motociclistica equivalse a una rivoluzione. Ciò per merito della perfezione tecnologica, dell'affidabilità e della versatilità dei modelli: il tutto frutto di una progettazione accurata, dell'utilizzo dei più perfezionati macchinari ed utensili e della garanzia "di serie" offerta da una produzione di tipo industriale. Le moto Frera piacevano al pubblico di tutti i giorni, ma per lo sviluppo grandioso di questa industria fondamentale fu il contatto col Ministero della Guerra e poi lo scoppio della prima guerra mondiale. Negli stabilimenti di Tradate vennero realizzati i prototipi e talvolta le produzioni in serie di molti modelli necessari per i reparti motorizzati dell'esercito italiano. Citiamo il caso delle moto con sidecar, in cui erano alloggiate le mitragliatrici, ma utilizzate anche per il trasporto di feriti e di materiali, per l'esplorazione veloce, per i portaordini e così via.
Dopo la guerra prese il via un'intensa e proficua stagione sportiva. Le moto col marchio Frera, addomesticate dai più famosi piloti del tempo, uscirono da vincitrici in tutte le prove sportive e i campionati del tempo, contribuendo con tali successi alla commercializzazione delle stesse.
Fu la grande e mondiale crisi del 1929 a creare lo sconquasso in casa Frera, nonostante i ripetuti tentativi di salvare, pur con gravi sacrifici, l'azienda. Non fu però nel settore motociclistico che lo stato e lo stesso esercito puntarono le loro carte e malinconicamente la grande avventura della Frera prese il viale del tramonto. I battenti furono chiusi in modo definitivo nel 1936.

Motocarro MacchitreDagli aerei ai motocarri
Nel ventennio fascista l'Italia e, in particolare, la provincia di Varese erano diventate famose in tutto il mondo per la loro industria aeronautica. Qualcosa poi non andò per il verso giusto e le conseguenze furono tremende. La guerra mise in evidenza le lentezze del nostro progresso tecnologico ed i trattati di pace diedero una definitiva mazzata a tutto il settore. Così sin dagli inizi del 1945 fu evidente che, pur lottando per salvare la nostra tradizione aeronautica, se si volevano tenere in piedi gli stabilimenti industriali, bisognava trovare in fretta delle produzioni alternative. Fu così che nei capannoni dell'Aeronautica Macchi fece la sua comparsa il Macchitre, ovvero un motocarro a tre ruote per la cui produzione in principio vennero utilizzati materiali residuali dei mitici aerei da caccia della Macchi.
Non bello a vedersi con la sua enorme visiera metallica a protezione del davanti, ma robusto, resistente, versatile, di buon prezzo e facile manutenzione, questo motocarro divenne il simbolo dell'Italia della Ricostruzione. Era infatti la macchina ideale, sia per i privati che per le pubbliche amministrazioni, in quanto gli si potevano chiedere, nel campo del trasporto misto e dell'adattabilità, le più diverse e complesse prestazioni. Ecco alcuni esempi particolari di utilizzo per i quali il Macchitre veniva predisposto: trasporto edile con cassone ribaltabile; trasporto bevande con fianchi aperti e intelaiatura per le cassette; motoscala con una scala di 12 metri su castello girevole; motospazzatrice con serbatoio d'acqua per innaffiare e spazzolone; motobotte con un serbatoio di 1.500 litri; trasporto immondizie con cassone chiuso e sportelli scorrevoli…
Fondamentale per le casse dell'Aeronautica Macchi nel sofferto decennio in cui la tradizionale attività aeronautica restò in ombra, la produzione industriale del Macchitre venne poi affidata (1957) ad un'apposita società, la "Ing. Negri & C. S.p.a." che a sua volta venne assorbita negli anni Sessanta dalla Harley Davidson. Questa famosa ditta statunitense rilanciò la produzione del motocarro, ampliando i capannoni della Schiranna.
Restando nel settore delle tre ruote si deve infine registrare la presenza a Varese, con sede in via Pacinotti, della "Bremach S.p.a." a partire dal 1995. Anche questa azienda, il cui Amministratore Unico è il ginevrino Jean Daniel Devaud, si è specializzata nella produzione di robusti e versatili autocarri, ma anche di altri veicoli "da lavoro" ad uso industriale e commerciale.

una delle tante corse di strapaese del dopoguerraLa stagione d'oro del motociclismo
Ben presto nella ditta varesina, accanto alla felice esperienza del Macchitre, venne assumendo importanza la produzione di motociclette. Nel 1950 venne presentata al pubblico la 125 cmc, che ottenne immediatamente un grandissimo successo nel pubblico giovane. In realtà, eravamo ancora in presenza di un ibrido, "una felice sintesi delle doti di un motoscooter e di una motocicletta", ma era tale la voglia di avere un mezzo di trasporto affidabile e a buon prezzo, che la 125 della Macchi riuscì anche a conquistare il mercato estero. Tuttavia, fu ben presto evidente uno dei caratteri più tipici del motociclismo: l'incessante bisogno di novità. La vita dei singoli modelli era e rimane alquanto breve; ogni anno bisogna presentare modelli nuovi, oppure nuovi adattamenti di quelli precedenti e sostenere il tutto con abili e diffuse campagne pubblicitarie. A partire dal 1955 le linee produttive e la rete commerciale della Macchi seppero adeguarsi a queste caratteristiche. In quell'anno, infatti, fecero la loro comparsa la Zeffiro 125 e la Zeffiro 150; nel 1956 fu la volta della Chimera 175, una moto di nuova concezione decisamente proiettata verso velocità più sostenute e prestazioni sportive.
la squadra piloti della MV per il 1958: Hartle, Libanori, Ubbiali, Venturi, Provini, Milani, Brambilla e SurteesProprio la grande adattabilità del motore della 175 diede il via a una famosa serie di motociclette, con motori più potenti, che per anni fecero della Macchi una delle ditte più famose del settore. Si trattava della serie denominata Ala d'oro, Ala rossa, Ala bianca, Ala azzurra: a queste moto di media cilindrata si devono ottimi risultati anche nel settore delle competizioni sportive e la realizzazione di alcuni record.
Anche la fortunata stagione del motociclismo era destinata a passare in secondo piano, mano a mano che la società veniva recuperando la sua primitiva e più importante vocazione, quella aeronautica. Un primo e decisivo passo in questa direzione fu rappresentato dalla costituzione, in data 9 aprile 1960, della nuova società Aermacchi-Harley Davidson. L'accordo con la famosa industria di Milwaukee aveva l'obiettivo di incrementare le vendite anche all'estero. Nel 1972 si registra la definitiva uscita di scena della Macchi dal settore motociclistico.

Le mitiche MV Agusta
Furono sempre le complesse vicende belliche a determinare l'esperienza motociclistica della ditta aeronautica Agusta. La MV, sigla che sta per Meccanica Verghera, cominciò a prendere vita sin dal 1943 con la progettazione di una monocilindro da 98 cc che avrebbe dovuto avere la denominazione di Vespa, ma che in ciò venne bruciata dalla consorella Piaggio. Si dovette comunque attendere il 1945 per la fondazione ufficiale della nuova società ed i primi tempi videro vicende analoghe a quelle già descritte per la Macchi, compresa l'esperienza nel settore dei motocarri, ma con risultati in questo settore meno validi.
Assen 1956, la MV domina la gara delle 125Fu lo sport motociclistico a decidere il grande futuro delle MV, in primo luogo grazie ad un grande campione come Carlo Ubbiali, che riuscì già nel 1949 a vincere l'importante prova della Sei Giorni Internazionale e che nel successivo decennio conquistò per la ditta di Verghera ben cinque titoli mondiali e sei titoli italiani.
Vasto è il novero dei campioni sportivi che sono approdati alla corte degli Agusta e che hanno conquistato trofei, premi e titoli. Sono ancora vivi nella memoria i nomi di Fortunato Libanori, Remo Venturi, Tarquinio Provini, Gilberto Milani, John Hartle, Tino Brambilla, John Surtees, Bill Lomas, Gary Hocking, Mike Hailwood e soprattutto Giacomo Agostini. Significativo il bilancio delle vittorie conquistate da questo campione in sella alle MV: 311 primi posti, di cui 125 in gare del campionato mondiale. Suo ineguagliabile record è quello di avere conquistato dal 1968 al 1973 i campionati del mondo della classe 350 e dal 1966 al 1972 quelli della classe 500. Ed anche se Agostini nel 1973 passerà alla giapponese Yamaha, ci penserà Phil Read a fare conquistare alla MV il titolo della 500, a testimonianza del fatto che accanto al valore del pilota è ormai decisiva la competitività delle macchine. Lo sposalizio tra l'Agusta e la EFIM porterà nel breve volgere di tre anni alla perdita d'interesse per il settore sportivo e quindi alla cessazione della produzione di moto.

E' importante sapere, infine, che anche le altre ditte aeronautiche del Varesotto hanno avuto dei trascorsi nel settore motociclistico, sempre nel tentativo di arginare la devastante crisi produttiva del secondo dopoguerra
E' stato il caso della SIAI-Marchetti di Sesto Calende, al cui interno era nata l'idea di costruire uno scooter utilizzando i motorini d'accensione e le grosse ruote degli aerei. Il prototipo venne anche realizzato, ma poi, vista la concorrenza, la produzione dello stabilimento venne indirizzata verso le costruzioni ferroviarie e navali. Per quanto concerne la Caproni di Vizzola Ticino, la produzione di motocicli venne sviluppata per tutti gli anni Cinquanta con modelli di cilindrata non superiore ai 250 cc.

02/15/2001

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