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I privilegi di Maccagno

Antichi privilegi imperiali al piccolo borgo di Maccagno Inferiore: l'indipendenza da ogni giurisdizione, la facoltà
di tenere mercato e di coniare denaro.

Maccagno è l'unico tra i paesi della costa lombarda del lago Maggiore, fatta eccezione di Due Cossani, ad essere diviso in due località distinte, Inferiore e Superiore. Si tratta di una distinzione antica imposta dalla posizione dei due borghi sulla foce del torrente Giona. Una separazione geografica che ha dato origine a due destini diversi poiché per secoli Maccagno Inferiore fu feudo di derivazione imperiale con tutti i vantaggi che ne derivavano. Una leggenda racconta che prima dell'anno Mille l'Imperatore Ottone I di Sassonia, in ricognizione sul lago, venne soccorso dagli abitanti di Maccagno in occasione di una terribile tempesta. L'Imperatore per ricompensa concesse a Maccagno il privilegio di Corte Regale, rendendolo indipendente da ogni giurisdizione. Non esistendo alcuna prova storicamente attendibile di questo avvenimento, si è costretti a tralasciare la tradizione per posticipare l'origine del feudo almeno agli inizi del Duecento. Certo è che Ottone IV, intorno al 1210, concesse questo privilegio alla famiglia Mandelli che, dall'alto del "castello" sovrastante ancora oggi il bellissimo borgo antico, ne mantenne l'eccezionalità amministrativa fino al 22 ottobre 1668, giorno in cui scomparve l'ultimo erede: Giovanni Francesco Maria Mandelli. Il diritto feudale veniva trasmesso agli eredi, ma ogni successore doveva ottenere la concessione del feudo dall'imperatore in carica e ogni nuovo imperatore doveva darne la riconferma. Per questo motivo esistono molti documenti che testimoniano i numerosi privilegi connessi al feudo accordati di volta in volta a questa famiglia e all'intera comunità di Maccagno Inferiore. Ma il privilegio che più di tutti doveva portare in alto il nome dei Mandelli fu conquistato agli inizi del Seicento: Maccagno Inferiore infatti fu l'unico paese del lago ad ospitare un'officina monetaria con diritto imperiale di zecca. L'ottimo affare fu condotto da Giacomo III Mandelli nel 1622. Questi ottenne dall'Imperatore Ferdinando II d'Asburgo il privilegio di battere moneta "bona, justa et sincera": in poche parole doveva realizzare monete che avessero una precisa quantità di metalli preziosi. Naturalmente gli "standard di produzione monetaria" vennero rispettati solo in parte. L'officina di Maccagno Inferiore fu creata all'interno di un edificio ancora oggi affacciato sul lago, nell'attuale Piazza Roma, all'epoca di proprietà del Conte Giacomo III Mandelli. Quasi da subito si iniziò a battere contraffazioni di monete di ogni genere, dai ducati d'Olanda a quelli tedeschi, dai dicken di Lucerna ai sesini milanesi, con un contenuto di metallo prezioso leggermente inferiore alla norma, permettendo allo zecchiere che aveva in appalto l'officina e ai Mandelli di intascare la differenza, secondo una consuetudine non molto rara nel Seicento e ben denunciata dagli Stati che subivano direttamente questa falsificazione. Ma non venivano emesse solo monete contraffatte: infatti intorno al 1625 si iniziò a battere monete preziose che sarebbero dovute circolare all'interno dello Stato di Milano. L'autorizzazione però non venne mai rilasciata e questa onesta pratica nei confronti dello Stato di Milano venne interrotta, lasciando in eredità alcuni bellissimi esemplari celebrativi che riportano il ritratto di Giacomo III e il nome inciso per esteso. Ma cosa rappresentò davvero questo privilegio per tutta la comunità? Il diritto di zecca concesso da Ferdinando II, data la piccola estensione del feudo imperiale di Maccagno e la sua limitata importanza nel panorama economico lombardo, fa pensare ad un gesto simbolico, privo di grandi risvolti economici e commerciali. Questa considerazione non deve però portarci a sminuire l'importanza di poter battere moneta per un piccolo centro come Maccagno Inferiore. La circolazione di queste monete era tanto importante anche perché trovava un punto di appoggio nello stesso mercato di Maccagno, che era stato autorizzato insieme a quello di Luino dall'Imperatore Carlo V nel 1536 e veniva frequentato da ricchi mercanti svizzeri ed italiani, costituendo la principale fonte di benessere del piccolo feudo. A proposito della zecca di Maccagno rimangono diversi interrogativi aperti. Si ignorano ad esempio molti dei nomi degli zecchieri, fatta eccezione di quello di Pellegrino Vanni, uomo vicino alla famiglia Mandelli. Ma soprattutto poco si conosce del tipo di produzione monetaria che lì si realizzò, probabilmente discontinua, legata alla situazione economica del piccolo feudo e delle regioni vicine. La progressiva diminuzione degli scambi commerciali non favorì la produzione di monete destinate a circolare al di fuori del ristretto territorio. Gli esemplari che oggi sopravvivono sono una testimonianza diretta dell'attività non irrilevante di una piccola officina che causò per quasi cinquant'anni qualche serio problema alle economie dei grandi Stati d'Europa.


Tra le pagine di storia…

La storia singolare del Feudo imperiale di Maccagno Inferiore e della sua zecca viene riportata in due ottimi volumi. Il primo ad opera di Leopoldo Giampaolo, Storia breve di Maccagno Inferiore, già feudo imperiale, Corte regale degli imperatori, terra per sé e di Maccagno Superiore, Germignaga, Marcocattaneoeditore, 2002. Il secondo di Luca Gianazza, La zecca di Maccagno Inferiore e le sue monete, Verbania, Comune di Maccagno, Magazzeno Storico Verbanese e Alberti Libraio Editore, 2003.

…e le mete per il week end

Volendo fare un sopralluogo per ammirare l'antica sede della zecca di Maccagno Inferiore, basta recarsi nella piccola e ordinata Piazza Italia, sulla destra della strada statale che porta in Svizzera. Lasciando alla propria sinistra l'albergo Torre Imperiale, si trova subito una targa indicante l'antica officina ormai restaurata e adibita ad albergo. Si raccomanda la visita dell'intero piccolo e splendido borgo: seguendo via Mameli, dove sono ancora visibili i resti di diversi affreschi in stato di abbandono, si giunge in una piccola piazza con fontana da dove si arrampica la scalinata di via Marco Baudo che porta "contro" il maestoso Palazzo Mandelli, in via Della Bella. Girando tutto intorno al giallo Palazzo recentemente restaurato, si giunge all'unica delle torri angolari originarie. Da qui, arrampicandosi sulle ripide balze della collina, si giunge ad un'altra imponente torre medievale, forse anch'essa legata ai Mandelli, conosciuta come Torre Imperiale.
A Maccagno si può mangiare nel ristorante Hotel Torre Imperiale che si trova sulla sinistra della statale che porta verso Luino, affacciato sulla Piazza Roma. Naturalmente consigliati sono tutti i pesci di lago, dal lavarello al persico, oppure le trote di fiume, da gustarsi come secondi piatti o accompagnati da risotti. Tel. 0332 561000. Si segnala anche l'ottimo il Ristorante Italia di Giovanni Luatti in via Matteotti 15: propone una cucina molto varia e particolare, primi piatti interessanti come il risotto di ananas e bresaola, diversi piatti tipici e leggeri a base di pesce accompagnato da salse delicate, ed ottimi dolci caserecci. Tel. 0332 560826.