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Il Liberty nel quotidiano

A conclusione del viaggio di Varesefocus tra le testimonianze più significative del periodo Liberty, vengono in questo numero presentate interessanti espressioni d'arte applicata di questo stile.

Cimitero di Bregazzana a VareseLE ORIGINI DEL LIBERTY
Il Liberty fu uno stile in particolar modo decorativo e trovò espressione in una vasta gamma di forme artistiche: dall'architettura al design d'interni, dalla produzione di mobili ai manifesti, dall'arte della lavorazione dei metalli e del vetro alla ceramica, dai disegni su stoffa all'illustrazione di libri.
La concezione di un'arte applicata agli oggetti della vita quotidiana si sviluppò in Inghilterra negli ultimi decenni dell'Ottocento dalle idee di William Morris, fondate sulla funzionalità della decorazione e su una generale rivalutazione delle cosiddette arti minori.
Morris, con la costituzione delle "Arts and Crafts”, una corporazione di arti e mestieri, aveva all'inizio proposto un ritorno al lavoro manuale e all'antica figura dell'artista-artigiano, privilegiando le arti decorative come unica e valida alternativa alla meccanizzazione dei prodotti industriali. Morris intendeva diffondere l'arte a livello popolare: tuttavia l'oggetto d'arte fatto a mano, artigianalmente, era così curato nella scelta dei materiali e nell'esecuzione da divenire oggetto costoso e per pochi, accessibile solo ad un pubblico d'élite.
Tale ideologia venne quindi meno e il movimento, costituita la "Arts and Crafts Exhibition Society”, accettò la collaborazione e l'alleanza con l'industria, riconoscendo il valore della progettazione e la dignità del disegno industriale.
In questo contesto culturale si colloca lo stile liberty e la sua produzione artistica che si può definire il precursore storico del design.

LE ESPOSIZIONI UNIVERSALI
Come si è già ricordato il liberty fu un movimento di portata internazionale che interessò le arti figurative applicate ad un artigianato di alto livello e al nascente disegno industriale. I suoi principali canali di diffusione furono le esposizioni universali, le pubblicazioni di nuove riviste, l'istituzione di scuole e laboratori artigianali.
Le Esposizioni Universali, frutto del progresso avvenuto con la Rivoluzione Industriale, presentavano un vastissimo repertorio di novità industriali e furono l'espressione commerciale privilegiata per diffondere e pubblicizzare le più diverse categorie di oggetti.
Macchine e prodotti seriali venivano esposti accanto a manufatti di aziende artigianali e di arte industriale applicata (come ceramiche, vetri, bronzi, metalli fusi e stoffe).
In queste occasioni l'arte decorativa, riconosciuta e praticata a livello internazionale, conobbe una fase di decisiva influenza sulla creazione artistica e cercò un rapporto di collaborazione e apertura con l'industria.
Le esposizioni di Bruxelles e di Parigi del 1897 e del 1900 sancirono l'affermazione e il trionfo dell'Art Nouveau (nome francese dello stile liberty). Questo termine deriva dal negozio parigino aperto nel 1895 da Sigfried Bing, un mercante d'arte, il quale forniva installazioni moderne, mobili, tinture, tappeti, oggetti d'arte.

IL MUSEO INTERNAZIONALE DEL DESIGN CERAMICO
Nel 1906, all'Esposizione Universale di Milano, riscossero un ampio e indiscusso successo alcuni oggetti in ceramica che oggi si trovano a Cerro di Laveno nel Museo della Ceramica-Civica Raccolta di Terraglia.
Il museo, nato grazie alla volontà del Comune di Laveno nel 1968, è ospitato nel cinquecentesco Palazzo Perabò. L'apertura al pubblico risale al 1970 per ricordare, documentare e raccogliere la vasta produzione di terraglia forte che iniziò a Laveno nel 1856 nelle fabbriche della Società Ceramica Italiana e si prolungò per oltre cento anni. La ceramica di Laveno conobbe un grande successo nazionale e internazionale soprattutto nel periodo fra le due guerre grazie alla direzione artistica di personalità come Guido Andlovitz e Antonia Campi, i quali idearono pezzi molto richiesti sia per funzionalità che per pregiata bellezza.
Negli anni '60 del Novecento la S.C.I. entrò in crisi e venne assorbita nel 1965 dalla Richard Ginori di Milano, sua storica concorrente.
La collezione, a carattere specialistico e settoriale, è esposta nelle undici sale del piano nobile del palazzo: sono presenti vasi, piatti, portaombrelli, sculture, maioliche, ceramiche igieniche, servizi da camera e da tavola e raffinati esemplari testimonianti i gusti e le mode tra Ottocento e Novecento.
Sono conservati bellissimi pezzi del periodo liberty tra cui il vaso a forma di anfora del 1903 di Giorgio Spertini, decoratore e modellista della Società Ceramica Italiana. Il colore rosso bruno della terraglia è impreziosito dalla sinuosa montatura in metallo dorato e dalle applicazioni floreali. Si ricordano, inoltre, i piatti da parete di Jacopini datati 1906: paesaggi e nature morte sono incorniciati da motivi liberty verdi e oro sui quali fioriscono splendidi papaveri rosa.

Particolare di monumento funebre al Cimitero di GallarateARTE FUNERARIA
La conoscenza del liberty della provincia di Varese non può ritenersi completa senza un cenno ai cimiteri, ricchi di testimonianze scultoree e architettoniche
I Cimiteri Monumentali di Varese, Busto Arsizio e Gallarate custodiscono opere d'arte e piccoli capolavori risalenti a tale periodo.
Tombe, monumenti funebri e cappelle raffigurano temi tradizionali come la vita, la morte, il dolore, gli affetti famigliari perduti attraverso i lavori di artisti più o meno importanti e conosciuti.
Essi testimoniano il gusto per questo stile, toccando anche un aspetto così intimo e privato.
Giuseppe Sommaruga realizzò le edicole delle famiglie varesine Aletti, Comi e Macchi; a Busto Arsizio si trovano costruzioni particolari come l'edicola Tosi, dalla forma a piramide, e le cappelle Castiglioni, Decio, Milani, opera di Silvio Gambini. A Gallarate si segnalano le intense e drammatiche sculture di Adolfo Wildt.
Nel cimitero di Bregazzana sorge la Cappella Magnani, ideata e costruita intorno al 1919 dallo scultore Enrico Butti per la famiglia proprietaria della Birreria Poretti. È un edificio in pietra dall'aspetto orientaleggiante di una pagoda, con un'apertura centrale in ferro battuto e una specie di lanternino di vetro in cima. Dai lati emerge la figura di un elefante in bronzo, come a sorreggere la costruzione.

QUALCHE INFORMAZIONE IN PIU'…

Nelle sale al piano terra del Palazzo, oltre a mostre temporanee, si trovano ceramiche moderne e contemporanee di artisti come Baj, Martini, Fontana che hanno partecipato alle biennali di arte ceramica promosse dal museo a partire dagli anni Ottanta. Inoltre, nel mese di dicembre, il visitatore può ammirare la mostra di presepi in ceramica, un appuntamento tradizionale del museo.
Come arrivare: Strada statale Varese-Laveno Mombello, a Laveno seguire per Cerro; Ferrovie Nord e Ferrovie Stato (per Laveno) Autolinee locali
Dove: Palazzo Perabò, lungolago Perabò, 5 - Telefono: 0332.666530;
Apertura e orari: da martedì a giovedì, 14.30-17.30 e da venerdì a domenica, 10.00-12.00 e 15.30-17.30; nei mesi di luglio e agosto apertura pomeridiana 15.30-18.30. Chiuso il lunedì.
Ingresso: intero euro 2; ridotto euro 1. Visite guidate su prenotazione.

11/21/2007

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