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"Cotton & C." due secoli di industria a Busto Arsizio

Sarà presentato il 6 dicembre, al Museo del Tessile di Busto Arsizio, il sesto volume della collana voluta dall'Unione Industriali per riscoprire il processo di industrializzazione nelle varie aree della provincia di Varese. "Cotton & C." ripercorre l'epopea industriale bustese.


E' il sesto di una collana di volumi sulla storia dell'industria in provincia di Varese pubblicati per iniziativa dell'Unione degli Industriali che, prima di questi, aveva già promosso, agli inizi degli anni '90, due opere analoghe, la prima riguardante l'intero territorio provinciale, la seconda consistente in un approfondimento della zona più industrializzata, verso l'Alto Milanese. Poi, a partire dal 1995, è iniziata la collana che ha fin qui preso in considerazione, con una serie di volumi a cadenza annuale, le aree del Saronnese, del Lago Maggiore, della valle del fiume Olona, del Gallaratese, del Tradatese. Ora è la volta di Busto Arsizio, città che ha vissuto una vera e propria epopea industriale, con il volume intitolato "Cotton & C." a ricordo di quanta parte abbia avuto l'industria tessile-cotoniera nello sviluppo della città e del suo circondario. Al termine -manca ormai l'area del capoluogo Varese e delle valli per completare il quadro provinciale - si avrà per la prima volta un quadro completo di quello che è stato, negli ultimi due secoli, il vissuto economico e sociale del Varesotto. Sì, perché in questi volumi che ripercorrono la storia del processo di industrializzazione si ritrova tratteggiata anche la storia della società e del costume. "Cotton & C." - che sarà presentato al pubblico il prossimo 6 dicembre, alle ore 18, presso il Museo del Tessile di Busto Arsizio - ripercorre nelle sue seicento pagine la nascita del borgo bustese, riproponendo dapprima le diverse interpretazioni che sono state formulate sulla denominazione (bustum dal latino burere che significa bruciare e arsicium, cioè arso, che indicherebbe anch'esso un luogo brullo e privo di irrigazione; ovvero luogo dove vennero bruciati cadaveri di soldati; o ancora borgo dove venivano esercitate molte arti) e proseguendo con la storia più antica, dal medioevo in poi, fino ad arrivare alla formazione di quel ceto di contadini-operai, da un lato, e di possidenti che avviarono le prime manifatture tessili senza mai trascurare, peraltro, le attività agricole che fecero la fortuna delle famiglie di origine. L'allevamento del baco da seta, presente in ogni famiglia contadina, e la tessitura della seta lasciarono ben presto il posto alla lavorazione del cotone e il grandioso sviluppo industriale che Busto Arsizio ha conosciuto a partire dalla metà dell'Ottocento ha avuto come protagonista questa fibra interamente importata dalle Americhe, dal nord Africa, dall'Asia minore, che alcuni imprenditori tessili cercarono di coltivare, senza fortuna, nelle campagne bustesi nel tentativo di affrancarsi, almeno in parte, dai condizionamenti, a volte pesanti, della dipendenza estera nell'approvvigionamento della materia prima. "Nel complesso circa 15.000 telai operavano nelle città e nelle campagne dell'Alto Milanese: tenendo conto che nella intera Lombardia vi erano allora 17.000 telai, si rileva chiaramente - scriveva Carlo Cattaneo nella sua Grande Illustrazione del Lombardo-Veneto del 1857 - la singolare concentrazione della tessitura cotoniera nella zona, pur considerando che i telai erano ancora dispersi nelle case rurali con funzioni complementari all'attività agricola".
Un secolo e mezzo più tardi, l'industria cotoniera si è ridimensionata a tutto vantaggio di molte altre produzioni, al punto che Busto Arsizio, non diversamente dal resto della provincia di Varese, è diventato un crogiolo di attività le più diverse. Non esiste probabilmente settore produttivo che non abbia, a Busto Arsizio, rappresentata almeno una fabbrica, ancorché le produzioni più diffuse siano, insieme alle tessili, quelle meccaniche e delle materie plastiche. Entrambe con un "filo" diretto che le riporta al tessile: la prima, perché sorta come attività di manutenzione dei macchinari di filatura e di tessitura (originariamente importati dal Regno Unito e dagli Imperi centrali, poi via via fabbricati in loco dando origine ad una valente produzione meccano-tessile); la seconda perché, specie per lavorazioni di estrusione a freddo, ha procedimenti non molto diversi da quelli del tessile ed ha quindi potuto facilmente occupare gli spazi lasciati liberi, anche sul piano occupazionale, dal ridimensionamento del cotoniero dovuto dapprima alla forte meccanizzazione e, poi, alla concorrenza proveniente da molti paesi in via di sviluppo. Con le sue centinaia di fabbriche e di ciminiere, Busto Arsizio ha contribuito enormemente a fare la storia del processo di industrializzazione e di modernizzazione dell'Italia e, in particolare - visto che la storia dell'industria italiana racconta del grande triangolo Milano-Torino-Genova - di quella del più piccolo ma non meno significativo triangolo Busto Arsizio-Gallarate-Legnano. Un'area che ha dato al Paese nomi illustri di imprenditori - Cantoni, Ponti, Tosi, Radice, Turati, Crespi, Ottolini, Candiani, Milani, Venzaghi, Dell'Acqua, Ferrazzi, Garavaglia, Lissoni, Castiglioni, Cerana, Borri, Chierichetti, Comerio, Crosta, Grampa, Colombo, Bottini, Marcora, Ferrario e tanti altri - noti non solo per le loro grandi imprese industriali ma, a volte, anche per il loro impegno civile nelle massime istituzioni dello Stato e nell'amministrazione locale. Una tradizione di impegno nel sociale e nel pubblico, quella degli industriali bustesi, che ha contribuito alla realizzazione di opere importanti non solo per la città ma per l'intero circondario, come il primo nucleo dell'aeroporto di Malpensa, il Palazzo Esposizioni, il centro doganale, il collettore delle acque di scarico civili e industriali al depuratore di S. Antonino Ticino, l'istituto tecnico industriale a indirizzo tessile, il centro di calcolo scientifico, il centro tessile cotoniero, ma anche l'ospedale, la casa di riposo, i convitti per gli operai, le case per le maestranze. Insomma, una storia del lavoro, dell'ingegno, del sacrificio di un'intera comunità civica che ha sempre, coralmente, considerato l'industria come una risorsa preziosa.

11/15/2001

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