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Welfare a confronto

Viaggio attraverso i diversi modelli di Welfare State nei principali Paesi dell’Europa e negli Stati Uniti. Studio, lavoro, pensione e salute i parametri messi a confronto.


Diritto allo studio, diritto al lavoro, diritto alla pensione, diritto alla salute: il Welfare State, lo Stato che si occupa del benessere e dei diritti di tutti i cittadini, ha le sue premesse nella questione sociale di fine Ottocento, quando Italia, Germania, Inghilterra fecero le prime leggi di tutela dei più deboli. Negli anni trenta venne realizzato in Svezia e negli Usa del New Deal. Un poco alla volta tutti gli Stati europei hanno attuato legislazioni e costituzioni attente ai diritti sociali dei cittadini. In seguito però alcuni Paesi hanno smantellato parte dello stato sociale.
I sistemi sociali dei vari Paesi si distinguono fra loro in base ad alcune specifiche caratteristiche, fra le quali il diverso grado di accentramento o decentramento, il differente modo in cui si possono classificare i vari tipi di servizi definibili come “assistenza sociale”, le diverse fonti di finanziamento, l’incidenza del settore no profit e l’erogazione dei servizi. Le differenze emergono inoltre comparando livelli e composizione della spesa sociale nei vari Paesi, in media in Europa la spesa incide per circa un quarto del Prodotto Interno Lordo. La Svezia, la Francia e la Germania hanno la percentuale più alta, l’Italia si situa in una fascia intermedia. Raggruppando le caratteristiche si possono distinguere diverse tipologie di Welfare State.
Il tipo di regime nordico, che riguarda Danimarca, Finlandia e Svezia, presenta un vasto sistema di previdenza sociale, un’elevata spesa in programmi per il mercato del lavoro, accordi generosi per la maternità e condizioni di accesso universali. All’altra estremità troviamo un gruppo di Paesi mediterranei (Grecia, Spagna, Portogallo e Italia) che pur, avendo una dimensione più ridotta del sistema di sicurezza sociale in generale, in termini relativi hanno schemi pensionistici collettivi abbastanza ben sviluppati.
I regimi di tipo anglosassone (Stati Uniti, Canada, Australia, Regno Unito e Irlanda) hanno una copertura leggermente maggiore in termini di benefici sociali, ma mancano di diffuse pensioni statali. In misura minore questa caratteristica si ritrova anche in quattro Paesi membri dell’Europa dell’Est (Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Slovacchia), che formano un gruppo distinto: qui le indennità collettive di sicurezza sociale, che includono le pensioni, in genere si posizionano al di sotto della media dei paesi membri dell’Unione europea; esistono molti schemi occupazionali per gruppi specifici, ma questi di solito non includono gli impiegati statali.
Il tipo di regime continentale è invece rappresentato da Germania, Francia, Austria, Belgio e Lussemburgo. Questi Paesi occupano una posizione intermedia: gli schemi di previdenza sociale sono ben sviluppati, ma non sono così universalistici come nei paesi nordici. C’è una forte relazione tra le occupazioni precedenti e il diritto ai benefici e la protezione sul reddito per le famiglie con figli è piuttosto generosa. I dipendenti sono ben tutelati contro il licenziamento; il numero di trattamenti speciali per i gruppi occupazionali è alto e c’è un’estesa copertura collettiva per gli impiegati statali. Le indennità pensionistiche nel regime continentale sono leggermente al di sopra della media europea. Due paesi, Olanda e Norvegia, si possono invece considerare degli ibridi.
Nella maggior parte dei paesi dell’OCSE l’età pensionabile è di 65 anni. In Irlanda e in Norvegia l’età di collocamento a riposo è di 67 anni e ben presto lo sarà anche negli Stati Uniti. L’età di pensionamento è inferiore ai 65 anni nella Repubblica Ceca, in Francia, in Ungheria, in Corea, nella Republica Slovacca e in Turchia. Nei paesi dell’OCSE per i lavoratori con redditi medi è prevista una pensione netta corrispondente a poco meno del 70% dei loro guadagni netti. I Paesi con i più bassi tassi di sostituzione netti sono l’Irlanda e la Nuova Zelanda, che possiedono soltanto schemi pensionistici di base e tassi di sostituzione netti inferiori al 40%. Il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno tassi di sostituzione netti leggermente più alti e vicini al 50%. Il Lussemburgo possiede il monte pensione più alto per i lavoratori con redditi medi. Valutato 18 volte la media degli stipendi per gli uomini, e quasi 22 volte per le donne (poiché hanno una speranza di vita più alta), esso ammonta a quasi il triplo
della media dei paesi dell’OCSE. Il monte pensione più basso, per chi ha percepito stipendi medi durante gli anni di lavoro, si registra in Irlanda, Messico, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti, dove è inferiore a 6 volte la media degli stipendi.

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