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Il valore della sicurezza

Quanto è sicura la provincia di Varese? Domanda legittima, ma di difficile risposta. Prima di tutto, perché la sicurezza non è un valore quantificabile, dati alla mano, secondo un maggior o minor numero di delitti commessi, ma è una sensazione, un concetto legato largamente all'emotività. Crimini di particolare efferatezza che hanno segnato il territorio recentemente, quelli cioè che hanno riempito le cronache dei giornali anche nazionali, crimini ben noti senza che sia nemmeno necessario citarli, hanno un impatto sul senso di sicurezza collettivo più forte rispetto ad un numero di reati più frequenti ma "sentiti" come meno gravi. Secondariamente, perché il continuo lavoro delle forze dell'ordine dà risultati non immediatamente percepibili nel loro valore: l'arresto di un singolo spacciatore ad esempio è pur sempre un duro colpo alle organizzazioni criminali eppure non è immediatamente percepito come tale dall'opinione pubblica. Terzo, e non ultimo, perché la sicurezza in provincia non è semplicemente legata al contesto locale, dal momento che come territorio di confine e per la presenza di un aeroporto intercontinentale, gli eventi che si sviluppano qui hanno spesso legami e ricadute a livello nazionale ed internazionale. Un dato senz'altro positivo, però, è rappresentato dall'impegno di forze dell'ordine ed istituzioni che si concretizza nelle iniziative avviate in questo campo. Basti pensare alle numerose attività di collaborazione. Ai progetti di studio, ricerca e formazione con il coinvolgimento del mondo accademico. Alle azioni di sostegno economico della Camera di Commercio per destinare somme alla realizzazione di impianti di sicurezza per le imprese. E, non ultimo, al fatto che la Provincia stessa abbia creato un Assessorato dedicato, a conferma del valore prioritario attribuito dai cittadini alla sicurezza come fonte di benessere sociale.

Il Questore di Varese Giovanni SelminUN'OASI FELICE?
Quantificare lo stato di sicurezza non è semplice. Se si guarda al contesto nazionale, i dati ufficiali del rapporto 2005 del Ministero dell'Interno sullo stato della sicurezza in tutta Italia parlano di una riduzione drastica dei reati nel quadriennio 2001/2004 rispetto al precedente. Una situazione, quella fotografata, che contrasta con una percezione emotiva dei cittadini, dovuta in particolare a recenti eventi di cronaca di fortissimo impatto.
Per capire se anche la nostra provincia, da sempre considerata "oasi felice" ed ultimamente scossa da episodi molto gravi, rispecchia l'andamento nazionale abbiamo chiesto ad una fonte autorevole, Giovanni Selmin, questore di Varese dal 2002, di fornirci un quadro realistico della situazione.
Qual è l'andamento dei reati sul nostro territorio? Si può parlare di diminuzione?
"Nell'analizzare le condizioni della sicurezza pubblica nella provincia di Varese, con particolare riferimento alla criminalità diffusa, non si può non tenere conto anche della profonda e determinante trasformazione che ha investito la sua realtà negli ultimi anni. Varese con il suo vario articolato territorio, infatti, costituisce un significativo banco di prova per l'analisi della criminalità poiché l'importante e rapida evoluzione relativa soprattutto al mondo della tecnologia, dell'industria e dell'imprenditorialità fa sì che ai modelli tradizionali di criminalità legati al cosiddetto disagio sociale della periferia dei grandi centri urbani si aggiungano altre forme malavitose innovative. Sul territorio provinciale sono diminuiti i reati in generale ed in particolare i reati predatori (furti e rapine), mentre sono aumentati i danneggiamenti e le truffe informatiche. Nel 2005 sono state perpetrate 316 rapine contro 346 dell'anno precedente, mentre i furti sono passati da 16.480 a 15.712. Tuttavia, l'incidenza del tasso di criminalità varia da zone a zone a seconda della peculiarità geografica ed incide con differente intensità soprattutto laddove si approssima all'hinterland milanese o nelle ricche, operose e popolose zone del Gallaratese o del Bustese, diverse nella loro realtà dalle montagnose fasce di confine.
Nel 2005 la Polizia di Stato ha tratto in arresto 509 e denunciato a piede libero 5.386 persone".
I mass media hanno enfatizzato alcuni fatti di cronaca particolarmente efferati, ma tratta di casi isolati. Quali sono, invece, i reati più comuni in provincia di Varese?
"Effettivamente nei tempi recenti, sul territorio provinciale si sono verificati episodi criminosi di notevole rilevanza. Alcuni di essi sono riconducibili ai conflitti di interesse tra gruppi di malavitosi radicatisi sul territorio e sono stati frettolosamente marchiati come riconducibili alla "piovra" della delinquenza organizzata, mentre possono essere anche il frutto di azioni sconsiderate di esponenti malavitosi locali. Altri episodi criminosi sono ascrivibili, invece, a fenomeni originati da crisi della famiglia che, spesso, diventa centro di tensione ed i componenti divengono vittime di rancori sfocianti in violenze. I reati che creano maggiore allarme sociale sono i reati predatori (furti e rapine): sono i più facili da portare a termine in quanto non sempre è necessaria una buona conoscenza del territorio o dell'ambiente. Si spazia dai furti nei supermercati agli scippi, ai furti nelle abitazioni che qualche volta si trasformano, quando viene usata violenza, in rapine; un fenomeno che negli ultimi anni si è sviluppato nelle zone particolarmente ricche e dove vi sono insediamenti isolati. In crescita sono anche i reati legati al traffico di sostanze stupefacenti alimentato da un consumo di droga, specialmente cocaina, che nella nostra provincia continua ad essere sempre più diffuso, in modo particolare tra i giovani. L'attività di piccolo commercio prevalentemente viene gestita dai nordafricani ed albanesi. Altro settore redditizio in cui si è fortemente incrementata la malavita è lo sfruttamento della prostituzione che vede coinvolte giovani immigrate prevalentemente provenienti dall'Est Europeo".
La situazione rispecchia il contesto nazionale e regionale o il fatto di essere una provincia dinamica da punto di vista economico e strategica dal punto di vista geografico rappresenta un fattore aggiuntivo di rischio?
"Le favorevoli condizioni cui si è accennato hanno reso la provincia, in particolare il comprensorio della Malpensa zona molto appetibile favorendo, così, l'infiltrazione ed il radicamento di espressioni criminali variegate che hanno velocemente elaborato modelli più moderni ed efficaci di organizzazioni criminali e di conseguenti interessi illegali. In questo panorama evolutivo, l'aeroporto della Malpensa è divenuto epicentro di problematiche di ordine e sicurezza pubblica dirette ed indirette, che si proiettano sul territorio circostante sovrapponendosi e spalmandosi sulla già complessa situazione: è bene ricordare che la fenomenologia criminosa riferita all'aeroporto incide con non meno del 10-15% dei reati sul totale rilevato a livello provinciale".
La percezione dei cittadini lega lo stato della sicurezza alla presenza sul territorio di un buon numero di forze dell'ordine. Qual è la dotazione degli organici sul territorio? Ci sono progetti di collaborazione sia tra i vari corpi di polizia sia con le istituzioni locali?
"Per contrastare il fenomeno della criminalità diffusa, si è proceduto ad una più puntuale strategia fondata sulla collaborazione tra le Forze di Polizia, in un nuovo quadro istituzionale tendente a coinvolgere maggiormente e responsabilmente le collettività locali.
L'impegno della Questura si è attuato concretamente attraverso l'incremento dei servizi di prevenzione, con l'apporto del Reparto di Prevenzione Crimine della Lombardia perché vi è la consapevolezza che il controllo del territorio, in relazione pure ai fenomeni sopra indicati, non può essere osservato nell'ottica dei limiti provinciali, ma in un contesto di coordinamento con viciniori uffici operativi. A questo si aggiunge il potenziamento tecnologico ed una migliore sinergia con le Forze di Polizia Locali, anche attraverso la predisposizione di sistemi di videosorveglianza che numerosi sindaci, sulla base di una legge regionale, hanno approntato.
Il sistema innovativo supportato dalle più moderne tecnologie di comunicazione e visualizzazione si è reso estremamente utile sia nell'attività di prevenzione che in quella di polizia giudiziaria: le zone cittadine che notoriamente si considerano più a rischio sono ora controllate in modo mirato con positivi riscontri. Potenziamento significa anche dotare la Polizia, oltre che di organici adeguati allo sviluppo del territorio, di strutture più moderne e funzionali ed, in tale senso, si sta concretamente operando per individuare delle soluzioni in sintonia e con la partecipazione degli Enti Locali, particolarmente interessati ai progetti concernenti la sicurezza, sollecitando sulla stessa linea una maggiore collaborazione da parte degli enti privati".
E' opinione diffusa collegare gli episodi di microcriminalità all'aumento di immigrati clandestini sul territorio. Dunque più stranieri uguale più crimini; si tratta di un'equazione fondata?
"Una delle convinzioni più radicate è l'esistenza di un rapporto tra immigrazione e incremento della criminalità. La maggior parte degli italiani è convinta che gli stranieri compiano, nel nostro territorio, più crimini rispetto ai locali. L'immigrato è considerato dalla maggior parte delle persone intervistate, una minaccia alla propria sicurezza, e quindi l'immigrazione viene percepita come una vera e propria invasione del territorio che fa emergere, di riflesso, una forte esigenza di "tutela". Nel complesso vi è la convinzione che: ad una maggiore immigrazione corrisponde sempre un aumento della criminalità generale; gli immigrati commettono, rispetto agli italiani, un numero maggiore di determinati tipi di reato (furti, spaccio di sostanze stupefacenti, rapine, prostituzione, ecc.); alcune etnie tendono più di altre a manifestare comportamenti illeciti.
Una visione del genere porta a svisare la realtà ed a ridurre il problema immigrazione ad una questione di puro ordine pubblico; il controllo, l'espulsione e la sanzione penale come unici provvedimenti in grado di arginare il diffondere della minaccia.
Invece, la lettura complessiva dei dati giudiziari induce decisamente a valutare come "non supportato dalla realtà oggettiva" il pregiudizio tra devianza e presenza di stranieri regolarmente residenti in Italia. Viceversa il rapporto tra comportamento criminale e clandestinità appare significativamente sostenuto da un riscontro statistico.
Nel mondo dei clandestini i reati più diffusi sono: la tratta di esseri umani, la prostituzione ed il suo sfruttamento, il contrabbando, lo spaccio di sostanze stupefacenti, i furti e rapine, lo sfruttamento del lavoro, l'accattonaggio".

Una Provincia sicura
Istituito nel 2002 e guidato dall'Assessore Giuseppe De Bernardi Martignoni, l'Assessorato alla Sicurezza nasce per rispondere ad un'esigenza sempre crescente dei cittadini. Tra i compiti specifici, di controllo, presidio e prevenzione, l'Assessorato svolge una funzione importante grazie alla polizia provinciale, in particolare nel contrastare gli incidenti stradali. Un'attività che ha la precisa finalità di sussidiarietà nei confronti delle altre forze dell'ordine, sollevandole da questi oneri e permettendo loro di concentrarsi negli altri compiti di repressione e contrasto della criminalità. Senza contare la collaborazione diretta con le stesse altre forze nelle operazioni congiunte, secondo le proprie competenze. Ai due nuclei della polizia provinciale, stradale e ambientale-faunistico, si è aggiunto a partire dall'anno scorso un nucleo di polizia nautica attiva nel periodo estivo sui nostri laghi, in particolare sul Maggiore. Tra i progetti di prevenzione promossi dalla Provincia, "2 ruote sicure" con gli studenti delle scuole e "Guida sicura" rivolto ai ragazzi ma non solo.

Il fascino della divisa
Claudio CriscuoloProtagonista anche di recenti serie tv di grande successo, la figura del carabiniere esercita da sempre nell'immaginario collettivo un notevole fascino.
Del rapporto tra Arma e territorio, specialmente coi giovani ma non solo, e con le analoghe forze dell'ordine straniere, ci offre un breve quadro il Colonnello Claudio Criscuolo, comandante provinciale dei carabinieri, affiancato dal Maggiore Valter Renzetti, comandante del reparto operativo provinciale.
Partiamo dal rapporto dei carabinieri con il territorio: com'è la situazione criminalità in provincia secondo la vostra esperienza?
"La provincia di Varese e la stessa regione Lombardia non sono legate ad un contesto di criminalità organizzata storica e questo è un fatto positivo. Va detto, però, che proprio il contesto ricco ed industrializzato in cui viviamo attira l'interesse delle grandi organizzazioni criminali, e non possiamo escludere infiltrazioni dei rappresentanti di mafia, in particolare pugliese, cinese, albanese o russa, camorra e 'ndrangheta. Sono fenomeni cui bisogna prestare particolare attenzione tanto più tenendo conto di avvisaglie in altre regioni analoghe. Per quanto riguarda, invece, la criminalità ordinaria reati di natura "predatoria" - cioè borseggi, furti e rapine - si tratta di fenomeni fisiologici, ovviamente legati al fatto che un tessuto sociale produttivo e benestante rappresenta un'attrattiva. Nel 2005 abbiamo portato a termine circa 1.000 arresti, e nel 2006 siamo su un trend analogo.
A fronte di un leggero calo generale dei reati, è aumentata l'attività repressiva. A questo proposito, però, bisogna stare attenti all'eccessiva enfatizzazione da parte dei media di certi episodi, come ad esempio le cosiddette "rapine in villa": si tratta di un fenomeno che va ridimensionato per la sua natura e frequenza. D'altra parte, invece, la presenza di Malpensa genera tanto lavoro, ma non un diretto aumento della criminalità o dei reati nel bacino provinciale".
Un problema di portata internazionale dunque. Sempre a proposito di internazionalizzazione, quali sono i rapporti tra l'Arma e le forze dell'ordine straniere?
"Storicamente ci sono sempre state buone collaborazioni con le forze di polizia estere, per esempio svizzere e tedesche. Oggi ci sono dei protocolli operativi molto validi e i nuovi mezzi di comunicazione favoriscono la cooperazione.
Senza dimenticare lo strumento della rogatoria. Sempre nel rispetto della sovranità dei singoli Stati".
Arriviamo al rapporto con i più giovani: il fascino della divisa è sentito sul territorio?
"Un tempo si diceva che l'Arma era attrattiva dei giovani del sud che non trovavano lavoro.
Ormai questo impasse è decisamente superato.
Oggi è l'alta professionalità che attira i giovani e specialmente le donne, anche nelle nostre zone. Si può ben dire che non offriamo "quote rosa" ma nome, storia e professionalità".
Sempre a proposito di giovani, ci sono iniziative di contatto?
"Facciamo incontri frequenti con gli studenti delle scuole medie e superiori.
A riguardo è piuttosto importante il discorso legato alle droghe per sensibilizzare i ragazzi che non capiscono la pericolosità degli stupefacenti, in particolare dell'extasy.
Ma accanto all'attenzione per i giovani non dimentichiamo quella per gli anziani: per allertarli contro le truffe, ad esempio, abbiamo intrapreso una campagna di comunicazione capillare che ha coinvolto dai mass media agli stessi parroci."

Qualcosa da dichiarare?
Marcello RavaioliNon solo furti e delitti: i reati che colpiscono i cittadini e che alimentano più o meno direttamente reti di delinquenza organizzata sono spesso quelli identificabili, forse in maniera riduttiva, come "finanziari".
Al Colonnello Marcello Ravaioli, comandante provinciale della Guardia di Finanza, a Varese dal 2004, abbiamo chiesto di illustrare le attività di un corpo che conta un organico di circa 900 persone sul nostro territorio.
Colonnello, in che modo la Guardia di Finanza concorre alla sicurezza dei cittadini?
"Il concetto di sicurezza oggi è molto ampio: la Guardia di Finanza, infatti, oltre ai propri compiti specifici (tributari, economici e finanziari) concorre con le altre forze di polizia a svolgere funzioni di pubblica sicurezza con la presenza laddove ci sia l'esigenza. Ma, soprattutto, esercitando le proprie attività primarie, consente di dare il via ad operazioni di ampia portata che hanno notevoli ricadute a livello di sicurezza generale. Un esempio chiarificatore è quello della polizia doganale. Si pensi all'aeroporto internazionale di Malpensa: nello svolgimento delle mansioni di controllo (in quel "Qualcosa da dichiarare?" che si domanda ai passeggeri) c'è il primo passo per la repressione di una serie di crimini singoli od organizzati collegati ai traffici illeciti. Interrompere, ad esempio, un traffico di droga, fermando un corriere giornaliero, significa infliggere un grande danno agli spacciatori e, salendo, alle organizzazioni criminali.
Un semplice "Qualcosa da dichiarare?" si rivela dunque fondamentale...
"Per svolgere quest'attività è necessario l'impegno 24 ore su 24 di persone addestrate (oltre che delle unità cinofile) che rappresentano la prima linea di contrasto: alla base della scelta di fermare un sospetto c'è il fiuto personale investigativo, ma anche formazione e metodo scientifico supportato dalle nuove tecnologie. Interessante è l'analisi del rischio computerizzato con criteri aggiornati costantemente, che permettono di selezionare i sospetti dagli elenchi dei passeggeri, ancora prima di averli visti. C'è poi una seconda linea di contrasto del fenomeno, che riguarda quelle operazioni speciali, tra cui quelle "sotto copertura", operazioni più ampie per disarticolare le organizzazioni criminali, risalendo ai secondi destinatari dei traffici illeciti.
Ovviamente per portare a frutto queste operazioni occorre la collaborazione tra le diverse forze dell'ordine interessate (e a Varese la collaborazione è fruttuosa) e, in particolare, per quanto riguarda i traffici internazionali, tra i diversi paesi coinvolti. Per avere l'idea dei risultati basti pensare che nel 2005 sono state effettuate 12 consegne controllate con l'arresto di 18 persone e sono stati sequestrati 28,5 kg di cocaina, 1,5 di eroina e 12,7 di marijuana. Nel primo trimestre di quest'anno sono state effettuate 10 consegne controllate con 23 arresti per 55 kg di cocaina e 2,5 di eroina. Per quanto riguarda, invece, i sequestri complessivi nel 2004 sono stati sequestrati 660 kg di cocaina, nel 2005 800 kg, nel 2006, ad oggi, 330 kg circa".
Il trend è in crescita, quindi. Come va interpretato questo dato?
"Si può pensare che siano cresciuti i traffici di sostanze illecite o, più positivamente, che ci sia stato un miglioramento nei controlli. Sono più propenso alla seconda ipotesi supportata dal costante adeguamento dei dispositivi di controllo e dall'aumento delle operazioni speciali.
E' comunque difficile, partendo dai dati, parlare di un aumento o meno della sicurezza in termini assoluti: ci sono nuovi metodi per sconfiggere il crimine ma le stesse organizzazioni criminali si sono sviluppate".
Oltre al traffico di stupefacenti, quali altri reati "economici" interessano la provincia?
"La lotta alla pirateria informatica ed audiovisiva e alla contraffazione è un nostro impegno costante, e anche in questi casi si può ben intuire come la Guardia di Finanza concorra a garantire un livello più ampio di sicurezza, rispetto alle singole operazioni. L'anno scorso sono stati sequestrati oltre 1 milione e 200 mila pezzi di merci contraffatte (un dato importante anche grazie ad un notevole sequestro di pupazzi) mentre nei primi mesi del 2006 ne sono stati sequestrati 7.500. Per quanto riguarda videocassette, cd e altri materiali pirata, sono stati sequestrati oltre 1.200 pezzi l'anno scorso e circa 1.100 dall'inizio dell'anno. Un dato quest'ultimo che conferma un'aumentata attenzione al fenomeno.
La provincia di Varese comunque nel complesso non ha un tasso di criminalità tributaria e finanziaria preoccupante o indicatori di particolare pericolosità, al di là di una percentuale di delinquenza fisiologica. Il tessuto sociale ed economico è in generale piuttosto sano."

Come cambia la criminalita'

Entrambi classe 1930, penalisti di fama, Alessandro Usseglio e Lucio Paliaga mettono a confronto, alla luce di un'esperienza di lunga data sul campo, i reati di una volta e quelli attuali.
Alessandro UsseglioAvvocato Usseglio, i crimini sono cambiati rispetto al passato?
"Dal punto di vista dei reati comuni - furti, truffa, reati contro il patrimonio etc. - non c'è stato un cambiamento, anche se si può parlare di un lieve aumento dovuto alla microcriminalità legata a all'immigrazione irregolare.
Basti solo pensare che il carcere di Busto Arsizio ha 2/3 di ospiti stranieri, molti dei quali "disgraziati" corrieri di droga arrivati a Malpensa.
Ma è soprattutto nei reati più gravi che c'è stato un cambiamento: oggi persone "normali" commettono delitti anche per futili motivi. Si tratta di un fenomeno inspiegabile: difficile dirne le cause. Molti reati, tuttavia, dipendono dal fatto che non c'è percezione delle conseguenze dell'assunzione (e dello spaccio) di stupefacenti. Il problema legato alla droga è fondamentale. Bisognerà valutare col tempo se la nuova legislazione che adegua le pene per le droghe leggere e pesanti possa rappresentare un giro di vite.
Tra i reati del passato, invece, ricordo quelli di tipo politico, gli scontri in piazza, un tempo all'ordine del giorno, per sostenere le diverse ideologie".
Lucio PaliagaAvvocato Paliaga, quali sono i problemi dei "tempi moderni"? E quali reati non si riscontrano più?
"La delinquenza minorile è un fenomeno pericolosissimo che, purtroppo, si dà per scontato. Senza dimenticare che sono aumentate le situazioni di rischio.
Manca oggi, infatti, un'educazione dei giovani non soltanto per quanto riguarda le questioni più gravi, come il problema droga, ma anche per le normali regole di cosiddetta buona creanza.
Un altro segno di poca civiltà è poi, a mio parere, l'insensata spettacolarizzazione e pubblicizzazione di arresti e processi.
Ci sono inoltre situazioni molto gravi: è, infatti, in aumento, accanto alla violenza sulle donne e ai delitti di sangue, la pedofilia, un fenomeno che forse si può in parte associare alla larga diffusione di internet, ma che è sicuramente legato alla decadenza dei costumi. Un problema che tocca anche il nostro territorio, anche se non in misura eclatante.
Invece, non ci sono più reati legati all'esportazione valutaria, frequenti in passato.
O il contrabbando così diffuso in altri tempi nelle nostre zone che si ricorda ancora il grido dei contrabbandieri: "Molla, Finanza!".
Per quanto riguarda, invece, il processo penale, avvocato Paliaga, cos'è cambiato?
"Il processo penale è cambiato radicalmente con la riforma del 1988 che ha introdotto procedure tipiche del mondo anglosassone.
A mio avviso, però, questo ha allungato i tempi della giustizia e non è un bene. L'eccessiva farraginosità del nostro sistema, non solo giudiziario, è un grave rischio: di fronte ad una criminalità che progredisce è necessario adeguarsi. Di fronte ad una malavita organizzata a piramide e "dinamica" bisogna essere meno burocratici.
Va comunque detto che c'è stato un miglioramento nella lotta al crimine ma resta sempre un divario.
Un'altra questione è legata all'inadeguatezza dei mezzi rispetto ai problemi: se si pensa che alla Camera penale di Varese abbiamo dovuto richiamare l'attenzione sul problema pratico del costo della stenotipia, ricorrendo all'astensione dal lavoro, si capisce come di fronte alle cose che cambiano non sempre i mezzi cambino in maniera soddisfacente.
E' da queste situazioni di inadeguatezza che deriva la sensazione generale di insicurezza."
Le nuove tecniche investigative, avvocato Usseglio, hanno, invece, introdotto un miglioramento?
"Le nuove scienze rappresentano senz'altro un aiuto e un vantaggio ai fini del processo. Il rischio, però, di un esagerato tecnicismo è la diminuzione delle capacità del singolo, come peraltro accade in altre professioni.
Il pericolo è, infatti, quello, che non ci siano più dei bravi investigatori, dei nuovi Poirot o Sherlock Holmes".

05/05/2006

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