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Le "dighe" sull'Olona: cancellati i finanziamenti

Proprio quando sembravano tutti d'accordo (o quasi) nel chiedere lo sblocco dei lavori per la costruzione delle vasche di laminazione delle piene dell'Olona, la doccia fredda del finanziamento perduto.

"Signor presidente del Consiglio, ci dia una mano a sbloccare una situazione divenuta ormai insostenibile. Il fiume Olona rappresenta una minaccia per le popolazioni e le industrie di due province. Solo quest'anno le acque hanno esondato due volte in tre mesi e negli ultimi dieci anni hanno allagato città e paesi con danni ingenti alle abitazioni, agli esercizi commerciali, alle imprese. Se non saranno sbloccati i fondi per la costruzione della prima delle quattro "dighe di contenimento" (quella di Malnate), questa situazione diventerà la norma: inaccettabile".
E' la sintesi della richiesta contenuta in una lettera inviata al premier Silvio Berlusconi e sottoscritta dai presidenti delle Province di Varese e di Milano, dai sindaci di 21 comuni attraversati dall'Olona (15 nel Varesotto e 6 nel Milanese), dal presidente del Consorzio per il risanamento del fiume e dal direttore generale dell'Autorità interregionale per il Po (Aipo, l'ex Magistrato del Po).
E' la prima volta che, sull'annoso problema delle esondazioni dell'Olona, si è attivata una iniziativa con un fronte così allargato. La missiva, indirizzata anche a tutti i parlamentari eletti nelle due province, chiede che i soldi fermi in un cassetto da dieci anni (fondi che rischiano di andare definitivamente perduti) siano utilizzati perché al più presto si possa costruire la vasca di laminazione delle piene del fiume in località Mulini di Gurone, frazione di Malnate.
L'idea di realizzare una serie di vasche di contenimento delle piene era stata lanciata vent'anni fa su iniziativa dell'Associazione per la tutela e la salvaguardia del fiume Olona. I lavori per la costruzione della prima delle quattro vasche erano iniziati dieci anni fa ai Mulini di Gurone. Si trattava di un progetto per il quale il Ministero dei lavori pubblici aveva stanziato una somma corrispondente agli attuali 18 milioni di euro. Quei lavori furono sospesi nel '93 dopo la sola realizzazione delle arginature di protezione dei fabbricati siti nella frazione malnatese. Con il paradosso che le case di Mulini di Gurone risultano, da allora, protette in caso di spagliamento delle acque, ma lo spogliamento non può verificarsi in quanto la "diga", cioé la vasca di contenimento delle piene, non è mai stata costruita.
Da quando i lavori sono stati sospesi e le relative pratiche si sono perse nel ginepraio della burocrazia, l'Olona è fuoriuscito dagli argini nello stesso 1993, nel 1996, nel 2000, nel 2002. E prima del '93 esondazioni si erano verificate nel '95, nel '82, nel '76, nel '51, solo per rimanere al secondo Dopoguerra. Come si vede, la frequenza ha avuto un'accelerazione preoccupante negli ultimi anni, anche a motivo dei cambiamenti climatici e richiede dunque che gli interventi previsti per contenere le piene vengano finalmente attuati.
Così, si è giunti a quello che sembrava un punto di svolta: l'accordo di tutte le amministrazioni pubbliche più interessate. Nel frattempo, però, il finanziamento è stato cancellato perché la legge impone che gli investimenti non utilizzati dopo un certo numero di anni siano ritirati. Così, occorrerà ricominciare tutto da capo. Chi, in questi anni, ha continuato ad invocare l'intervento della cosa pubblica per non dover subire altri allagamenti, ha parlato con un muro. Il muro del pianto.

11/21/2002

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