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Liberty in città

Varese è tra le province più ricche di espressioni liberty e custodisce nel suo centro città alcuni edifici, per lo più residenze private, che hanno resistito al tempo e alle trasformazioni urbane: Varesefocus è andato alla scoperta di queste case, ville e palazzi cittadini.


IL LIBERTY ALLE PORTE DI VARESE
Intorno ai primi anni del 1900, il centro della città di Varese presenta un aspetto tipicamente ottocentesco, di stampo neoclassico, mentre lo stile liberty conosce nelle zone limitrofe una certa fioritura e applicazione architettonica e decorativa.
Infatti, nel corso dell'Ottocento, nonostante la realtà varesina fosse cambiata velocemente con l'aumento delle fabbriche e l'intensificazione dei commerci, le maggiori trasformazioni cittadine riguardarono prevalentemente i mezzi di trasporto e di comunicazione. Venne introdotta la tramvia che facilitò gli spostamenti della popolazione, soprattutto di quella abitante lontano dal centro; furono tracciate ampie strade, considerando gli assi viari predisposti dal passato governo austriaco.
I palazzi e le case, che si affacciavano su queste strade, erano caratterizzati da una fisionomia sobria e misurata: il nuovo stile non era riuscito ancora ad avere successo nel nucleo storico abitato.
Varese, infatti, fino al 1903 aveva dato deboli segnali di interesse per il Liberty ed altrettanto poche sono le testimonianze che in tal senso rimangono.
Qualche edificio venne costruito nella parte della città che allora era considerata periferia, come la casa dei fratelli Vidoletti, famosi capimastri varesini. L'abitazione, situata in Piazza XX Settembre e datata 1899, rappresenta uno dei primi esempi in città dove compaiono alcuni motivi di questo stile (profili delle finestre, archi ribassati, fregi nel sotto gronda).
Tuttavia i tempi non erano ancora maturi per una completa adesione ai nuovi dettami liberty.

Case bifamigliari di via CarcanoI PRIMI EDIFICI IN STILE: LE CASE…
Risale, invece, al 1905 Casa Bianchi, in Via Morosini, la strada che collega il centro alle stazioni ferroviarie. Di una certa grandezza e rigore costruttivo, l'edificio a tre piani fu costruito da Enrico Bianchi su progetto dell'ingegnere Giulio Macchi, che collaborerà con Giuseppe Sommaruga a diversi lavori in città. Essa costituisce una delle prime prove in cui l'arte nuova si unisce con quella tradizionale. Le finestre, infatti, si alternano in modo asimmetrico e sono decorate, come gli arconi e i capitelli, da motivi a fiori che creano giochi chiaroscurali, movimentando la facciata.
Le balaustre e i telamoni (statue dalla forma umana), che sorreggono il balcone del piano nobile, si riferiscono ad un gusto ancora del passato.
All'interno, propriamente liberty, sono i ferri battuti della scalinata e gli affreschi di un ambiente del primo piano.
Vicino alla ferrovia, si trova anche un quartiere di case bifamiliari: si tratta di otto abitazioni a due piani rialzate rispetto alla Via Carcano. Sono opera del costruttore Harry Bianchi che le realizzò agli inizi del Novecento. Queste case hanno una struttura molto semplice, le pareti esterne presentano aperture regolari e simmetriche; vengono qui citate per il loro apparato decorativo che, rifacendosi allo stile modernista, presenta modanature in cemento, le quali differenziano così una casa dall'altra per forme e soggetti. Motivi geometrici, a nastro e naturali abbelliscono i pilastrini dei balconi, le travi della gronda, le incorniciature delle finestre e delle porte finestre. Notevoli anche i ferri battuti.
Nella stessa zona sorge un ex deposito della Birreria Poretti, il quale venne progettato nel 1910 dall'ingegnere milanese Roncaldier. L'edificio, che era dotato di impianti frigoriferi ed aveva la funzione di deposito merci, fu realizzato solo in parte. Oggi è stato adibito a centro commerciale. Dal punto di vista architettonico e stilistico ricorda lo stabilimento in Valganna: sia per l'imponenza della struttura sia per le grandi ghirlande in cemento che si alternano alle finestre tripartite.
Tuttavia l'originale tinteggiatura gialla e grigia della Birreria non viene qui ripresa e la struttura in questione, essendo del tutto monocroma, assume nel suo insieme un aspetto statico e massiccio.
Riprendono in parte lo stile liberty due edifici che furono realizzati in epoca più tarda, durante gli anni Venti del secolo scorso: essi sono l'edificio che sorge ad angolo fra la Via Piave e la Via Medaglie d'Oro e lo stabile Mera-Gorini in Via Bernascone.
Il primo, alto cinque piani e composto da tre parti che si affacciano tra le due strade, è stato costruito come condominio. La facciata è movimentata da balconi in cemento e ferro battuto, presentando fasce orizzontali di materiali diversi sia al piano terra che all'ultimo piano. Altri richiami stilistici sono il bovindo a terrazza situato all'angolo della struttura e la decorazione floreale del sotto tetto.
Lo stabile Mera-Gorini, che attualmente è in fase di restauro, venne ideato dall'architetto Federico Talamona: nelle sue previsioni iniziali la costruzione doveva estendersi fino a Piazza Repubblica.
Esso è caratterizzato da un porticato retto da agili colonne e dall'uso di pietra, smalti, intonaco e travertino lungo le pareti esterne. I bovindo in facciata sono solo lievemente accennati, creando un effetto di maggior slancio verso l'alto.

Villa in Viale Aguggiari…E LE VILLE
Anche in Villa Pozzi non c'è traccia della grande finestra ellittica del primo piano, che corrispondeva alla veranda sottostante. Con una struttura ottocentesca, l'edificio venne creato nel 1907 dall'ingegnere e proprietario Gerolamo Pozzi. Elementi liberty sono costituiti dal bovindo al piano terra e dalle fasce in cemento con motivi a fiori e a nastro che decorano le finestre del primo e del secondo piano.
Si segnalano inoltre Villa Canova, tutta dipinta esternamente con disegni geometrici e con le tipiche finestre tripartite, e Villa Lina, ricca di decorazioni a fregio su porte e finestre.
Quest'ultima è dotata di una graziosa torretta belvedere, che si trova sul lato opposto a quello d'ingresso.
In Via Cernuschi sorge Villa Della Torre, opera realizzata tra il 1910 e il 1915 dall'architetto Silvio Gambini, professionista di primo piano ed uno dei maggiori esponenti del liberty in provincia. Egli, come abbiamo già ricordato (Varesefocus 2/2007), progettò numerosi edifici nella città di Busto Arsizio. La villa ha una struttura architettonica molto originale grazie al bovindo a otto lati situato ad angolo verso la Via Crispi. Esternamente è abbellita da fasce orizzontali in laterizio, pietra e intonaco.
Degni di nota inoltre i ferri battuti e le decorazioni che circondano le finestre.
Per finire, in Viale Aguggiari si trova un'altra villa, dall'aspetto grazioso, con bovindo e loggia d'ingresso; è caratterizzata da una bellissima decorazione a ceramiche colorate, che corre lungo la fascia del sotto tetto, sulla torretta e sulle finestre della veranda.
Negli archivi civici varesini sono conservati i disegni e le tavole dei progetti di alcune abitazioni che purtroppo oggi non ci sono più, essendo state demolite nel corso degli anni. È il caso della Casa di Luigi Trolli in Via Cavour, su progetto dell'ingegnere Gino Cremona (1903) e della dimora in Viale Aguggiari di Camilla Zanoni Cortinovis, ideata dall' architetto Enrico Zanoni (1908).

09/21/2007

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