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Come giudicano i cittadini europei il modello di stato sociale adottato dai rispettivi governi? Qual'è il clima d'opinione, quali le aspettative e, magari, i timori per un possibile ridimensionamento dell'assistenza ai cittadini? Varesefocus lo ha domandato ai corrispondenti in italia di tre importanti giornali di Francia, Gran Bretagna e Germania; Richard Heuzé di Le Figaro, David Lane di The Economist, Tobias Piller di Franffurter Allgemeine.

La Francia, terra di contraddizione
Richard HeuzéIl francese, si sa, è un eterno brontolone. Probabilmente il suo ascendente gallico ricade sul suo comportamento. Se ha votato in maggioranza contro il Trattato di Costituzione Europea, è perché lo considerava -a torto più che a ragione - come una minaccia per il suo modo di vivere. Può dunque sorprendere vederlo accettare e anche condividere il modello sociale senza lamentarsi più di tanto.
Non sembra possibile pero quello che evidenzia un indagine sulla "soddisfazione" condotta a livello nazionale nel mese di dicembre scorso dal centro di ricerca CSA - Challengers. I suoi risultati sono piuttosto sorprendenti: Alla domanda se sono soddisfatti del modello di protezione sociale, il 62% degli elettori di sinistra e il 54% di destra rispondono: “si”. Per il 69% dei francesi, il sistema sanitario è una briscola mentre il 28% lo giudica uno svantaggio e il 3% è senza opinione. Sul sistema educativo che comprende scuola e università, il 54% si dichiara soddisfatto mentre il 42% vorrebbe dei miglioramenti. Tutto ciò non impedisce ai francesi di vedere il proprio Paese nel suo insieme come un modello in declino e con una perdita di competitività: ma continuano a preferire lo status quo piuttosto che affrontare delle riforme difficili e radicali.

“Vecchia” Inghilterra
David LaneCome gli altri grandi paesi europei, la Gran Bretagna si trova di fronte all’invecchiamento della popolazione, con problemi per la sanità pubblica e per il sistema previdenziale. Il partito laburista deve ancora trovare soluzioni durevoli ai due problemi.
Dopo il lungo periodo di governo conservatore dalla fine anni settanta al 1997, in cui il National Health Service è stata vittima di riforme sbagliate e di tagli di fondi, anche il governo Blair ha fatto poco per rimediare.
Da amato e rispettato servizio sanitario, anche quello britannico si era guadagnato l’etichetta di “malasanità”. Dopo la seconda vittoria elettorale, Blair ha deciso di “aprire il portafogli” e qualcosa è cambiato, nonostante rimangano inefficienze e dubbi sul metodo di finanziamento di nuovi ospedali, il cosiddetto Private Finance Iniziative, che coinvolge il settore privato.
Il trattamento previdenziale regge su due colonne: una pensione di vecchiaia di stato versata da 65 anni, che copre una parte minima dei fabbisogni, e una pensione privata, spesso fornita dal datore di lavoro, che dovrebbe costituire la parte maggiore del reddito. Il governo Thatcher ha legato l’aumento della pensione di stato al costo della vita, e non più alla crescita dell’economia, influendo positivamente sui conti dello stato ma impoverendo il pensionato.
Con leggi che hanno colpito fiscalmente e contabilmente i fondi di pensione privati, il governo Blair ha danneggiato questa parte.
Negli ultimi tre anni, numerose società hanno chiuso i propri fondi che legano la pensione allo stipendio finale. Per di più, i dipendenti di società fallite si trovano senza copertura, anche dopo aver versato i propri soldi nei fondi delle loro società.
Il governo di Londra si trova poi davanti a grattacapi seri nel campo del welfare: oltre a sanità e previdenza sociale c’é anche la questione dell’accompagnamento di vecchi e invalidi.
Delineare i problemi non é difficile; la difficoltà sta nel definire le soluzioni.

Incertezze in Germania
Tobias PillerIn Germania la crisi economica degli ultimi anni ha contribuito a diffondere tanti dubbi sullo stato sociale. Da un lato è evidente che l’attuale rete di protezione sociale - con pensioni, servizi sanitari, indennità di disoccupazione, indennità sociale per i nullatenenti ed indennità per anziani bisognosi di cure continue - è diventato troppo caro. Infatti, viene visto come una “tassa sui posti di lavoro”, che rincara il lavoro in Germania. I contributi da pagare sul salario lordo (metà dal datore di lavoro, metà dal dipendente) erano 20 per cento negli anni cinquanta ed anno raggiunto adesso una punta di 42 per cento. A questo punto si apre un circolo vizioso, con questi contributi sempre più alti che mettono fuori concorrenza sempre più posti di lavoro, lasciando sempre meno occupati a pagare un conto sempre più costoso… A questo punto tanti tedeschi hanno anche capito che ci saranno tagli delle prestazioni, aumenti di contributi ed eliminazioni di favori, per esempio detrazioni o assicurazioni gratuit
i per i costi sanitari di familiari. Le previsioni di tempi più duri hanno indotto i tedeschi a risparmiare e tagliare i loro consumi, con conseguenze nuove per congiuntura ed occupazione. Intanto non sono ancora d’accordo sulle vie d’uscita: I socialdemocratici tendono verso un aumento delle entrate per spartire sempre più soldi per scopi sociali. Parte dei democristiani ed i liberali vogliono più responsabilità da parte dei singoli, con una privatizzazione parziale dell’assicurazione sociale, pensionistica o quello della cura per gli anziani.

03/31/2006

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