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Il giardino dei sensi di Vasco Bendini

Al Castello di Masnago uno dei protagonisti dell'informale italiano presenta quarantacinque opere inedite in una mostra di grande fascino.

Sin dal suo esordio avvenuto a Firenze nel 1953 con una mostra personale presentata da Arcangeli, Bendini rivela la sua "singolarità".
Il suo lavoro non ha nulla a che vedere con la linea informal-naturalistica propugnata da Arcangeli (onore a Lui comunque, gran scopritore di talenti compreso il nostro Tavernari!).
Il giovane Bendini aveva già le idee chiare, e diversamente dagli altri della sua generazione, come Turcato, Dorazio, Scanavino o Morlotti, che dell'informale e della sua poetica hanno fatto solo un ponte di passaggio verso esiti diversi, egli ha introiettato intimamente il linguaggio e la filosofia dell'informale. Ancora recentemente in una dichiarazione ha ribadito questo suo essere informale: "Nella mia poetica, ricordati che sono un artista informale, non c'è programmazione, ma bisogno di esprimersi in modo spontaneo, come spontaneamente nascono i fiori. Segreto è e resta, il processo di seminazione. Ecco perché Montale parla di miracolo".
Nella sua cinquantennale carriera Bendini ha avuto anche esperienze concettuali e comportamentali, digressioni precoci da cui è ritornato con altrettanta rapidità per scommettere tutto sulla pittura, in questo d'accordo con Arcangeli che così aveva scritto negli anni Settanta: "L'arte, l'opera, quel pezzo di tela o di tavola, quella superficie piana e convenzionalmente rettangola è un medium cui è ancora possibile, tuttavia, affidare tutto: tutto ciò che si è, che si pensa, a cui si aspira.
E' un'azione indiretta, ma è ancora a disposizione dell'artista per cambiare il mondo".
La mostra al Castello di Masnago presenta quarantacinque opere su carta scelte in un corpus molto vasto, realizzate in questa felice stagione ultima di Bendini, densa di emozioni, di sensazioni, anche di tensioni dell'esistere. Opere straordinarie, da scoprire con la freschezza dello sguardo che si lascia ammaliare dall'immagine, dalla sapienza delle trasparenze, dal suono del colore, coi suoi bassi, cogli acuti, con certi vibrati che fanno fremere la pelle, dalla fantasia che erompe da alcune macchie e viene incanalata in esiti di grande semplicità e felicità espressiva.
"Gli artisti possiedono, nello specifico, particolari facoltà percettive, potendo esprimere le proprie sensazioni, i propri sentimenti e pensieri, attraverso valori cromatici, spaziali e immaginativi.
E' una disposizione ereditaria che manifesta qualità proprie innate, divenute poi caratteristiche della specie artista. In questo senso rivendico l'autonomia del fare arte, rispetto ad altre attitudini umane. Essere e coltivarsi come artista non può destinarsi a chiunque, anche se con questa affermazione non intendo stabilire alcuna ideale gerarchia". Sono ancora parole di Bendini, nelle quali si coglie l'orgoglio di essere artista, una dichiarazione della prevalenza etica del mestiere dell'artista e anche una dichiarazione di poetica, tutte bussole che possono servire al visitatore della mostra per capire meglio il lavoro di Bendini.
Ma anche i titoli delle serie sono indicativi (ricordo che Bendini ama immensamente la poesia ed ha una cultura letteraria straordinaria): "I miei luoghi", "Pagine sparse", "Eros", "Segni segreti", "Il ciclo delle parvenze", "Ipotesi d'attesa", "Inquieti silenzi".
Come ben sottolineano nei testi in catalogo Walter Guadagnini e Riccardo Prina, il lavoro ultimo di Bendini e segnatamente questo ciclo di carte ha un doppio valore che va sottolineato con forza. Il primo è la qualità delle stesse di cui abbiamo già detto, l'altro è la convinta testimonianza di credere nei valori e nella pratica della pittura, in un paesaggio in cui tutto, ma proprio tutto, è stato sdoganato come opera d'arte, dando vita a questo clima di estrema afasia dal quale si dovrà pure uscire. Ci sono ancora - e Bendini è appunto uno di questi - artisti che continuano ad operare nel silenzio, ma non nella solitudine perchè l'attenzione al loro operare cresce, e che indicano la via.

Giardino dei sensi
Vasco Bendini inedito (1999-2000)

Museo d'arte moderna e contemporanea
Castello di Masnago
Via Cola di Rienzo - Varese
Parcheggio Via Monguelfo

24 giugno-26 agosto 2001

Orari: da martedì a sabato 10.30-18.30, domenica 10.30-12.30 e 14.30-18.30, lunedì chiuso

06/21/2001

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