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Dove l'acqua è "blu Cunardo”

Un percorso "misto” in zone tranquille, ricche di vegetazione e di presenza di acque: tra Ghirla, Cunardo, Cadegliano e Marchirolo alla scoperte di boschi incantati, antichi mulini e fontanelle da cui scorre di continuo acqua freschissima.


L'itinerario cicloturistico che Varesefocus vuole proporvi, si snoda in terra di confine, disegnando un percorso che nel primo tratto si avvale della pista ciclabile Cunardo-Ponte Tresa, quindi continua su strade a bassa percorrenza fino ad Ardena, per ricondurre infine al punto di partenza. Un percorso impegnativo, ma che è possibile affrontare serenamente spezzandolo a metà, evitando così il tratto più ripido. Oppure, utilizzando in questa tratta la moto, anziché la bici.
La pista ciclabile attraversa un paesaggio che trasmette una sensazione riposante, grazie alle pendici boscose dei monti e alla ricchissima presenza di acque, tanto che se ne ritrova traccia anche nella toponomastica: infatti "Ghirla”, paese che presto vedrà il completamento della pista ciclabile nel tratto mancante tra Ganna e Cunardo, deriva da Guìr, una parola che significa "acqua corrente”. Prima di lasciare l'auto nel parcheggio del cimitero di Cunardo, possiamo visitare questo paese ben esposto al sole. Cunardo, il cui nome deriva da Kyn-Hart, ossia regia fortezza, ha un centro storico dalla struttura tipicamente medievale, raggomitolato su se stesso, dove è piacevole aggirarsi in bici molto più che in auto, ammirando i portali cinquecenteschi delle case e alcuni affreschi che spuntano qua e là, sopravvissuti miracolosamente al tempo. E a proposito di "miracoli”, economici nella fattispecie, stupisce oggi pensare che Cunardo abbia sviluppato dal XVIII secolo, come la vicina Ghirla, un artigianato di ceramica pregiata, ispirato alla scuola di Campione d'Italia e alla tradizione francese e olandese, trasformandolo poi in piccola industria nei primi del Novecento. Un'industria tanto specializzata da inventare una raffinata tecnica di colorazione, il "blu cunardo”, noto anche però come "blu ghirla”, secondo le regole della sana competizione tra paesi confinanti. Un'industria tanto fiorente, inoltre, anche perché trovava la materia prima in zona: l'acqua, di cui la valle era ricchissima, e le argille, che venivano estratte in territorio di Ghirla, per essere cotte nelle fornaci di Cunardo. Nel 1896, il sindaco Andreani annota che a Cunardo esistono ben "quattro fabbriche di ceramica, svariate fornaci di laterizi e calcine, parecchie fabbriche di carta”. Altri tempi, verrebbe da pensare…quindi, prima che la malinconia ci prenda, meglio procedere con le biciclette e godersi la bella giornata.
Lasciato il cimitero di Cunardo sulla sinistra, si continua alternando brevi tratti di pista ad altri da percorrere lungo la strada asfaltata fino ad entrare a Cugliate Fabiasco, un centro di case riunite in piccole corti, le più antiche risalenti al XIV secolo. Si giunge subito ad un semaforo dove via Taverna incrocia via Ticino. Proseguendo dritti per via Taverna, si entra nel comune di Marchirolo e si giunge dopo meno di un chilometro nei pressi della chiesa, all'incrocio con la statale N°233. Qui occorre lasciare la chiesa sulla sinistra e proseguire prendendo la via subito alla nostra sinistra, aiutati dagli evidenti cartelli che mostrano la direzione per la pista ciclabile con le relative distanze. Dopo circa 500 metri, presa la via Cav. C.Scolari, si può fare una pausa "strategica” alla gelateria che si trova sempre sulla sinistra, senza pentirsene affatto. Si prosegue ora sulla ciclabile che corre parallela alla provinciale N°233, finché si comincia a scendere verso Ponte Tresa. Prima si attraversano radi boschi e dopo un ponte si entra tra le case di Gaggio, frazione di Cadegliano Viconago.
Cadegliano si trova su un breve terrazzo morenico e gode una posizione panoramica sul lago e sulle Alpi Svizzere; intorno non ci sono costruzioni particolarmente antiche, ma si notano qua e là molte belle ville di fine Ottocento e primi del Novecento. Anche se si allunga un poco l'itinerario, vale la salita la chiesa di S. Antonio Abbate di Viconago, uno dei monumenti più antichi e ben mantenuti del Varesotto. Costruita tra il X e il XII secolo, conserva all'interno un architrave scolpito con tre croci di tipo longobardo e numerosi affreschi del XV-XVI secolo ad opera di Bartolomeo da Ponte Tresa, allievo di Bernerdino Luini, raffiguranti gli apostoli, i padri della chiesa e l'adorazione dei magi.
Tornati quindi a Gaggio di Cadegliano, si prosegue attraverso il cuore della frazione e si scende rapidamente attraverso i bellissimi boschi dell'Argentera, percorrendo la massicciata dove un tempo passavano i carrelli che trasportavano il materiale estratto dalla modeste miniere di argento che hanno dato il nome alla zona. L'ingresso di una vecchia galleria, con la data del 1914, è ben evidente alla nostra sinistra. Dopo il ponte, si giunge all'area di sosta dei due mulini: ampia, fresca, ombreggiata da bellissimi faggi e aceri, al centro vi spicca il più grande dei due mulini, con la mola sul fianco e un'ampia facciata completamente affrescata con una scena cortigiana di caccia col falcone. Non si tratta certo di un'opera di pregio, ma è davvero molto suggestiva, tanto da aver sentito più di un bambino ribattezzare questo tratto di bosco come "il bosco delle fate”. Lasciata l'area di sosta ci si sente quindi in perfetta sintonia con il motto affrescato sulla facciata del mulino: "Venit post multos una serena dies” e serenamente si scende, seguendo le puntuali indicazioni sui cartelli, fino ad incrociare nuovamente la statale N°233. La si attraversa e si riprende la ciclabile che condurrà, attraverso boschi e tre brevi tratti di galleria, fino al lungo lago di Ponte Tresa, poco distante dall'imbarcadero e dall'antica stazione ferroviaria.
Ora si può scegliere se tornare da dove si è venuti, oppure proseguire, continuando a pedalare lungo la strada statale, in direzione di Lavena, tenendo quindi il lago sulla sinistra. Superata Lavena, poco prima di entrare a Brusimpiano, si seguono sulla destra le indicazioni per Ghirla. Qui inizia il tratto più impegnativo della gita perché c'è da superare un dislivello di più di 200 metri per raggiungere Ardena. La strada sale in più tornanti; le auto sono rare e si attraversano boschi che si aprono improvvisamente su scorci incantevoli sul Lago Ceresio. Arrivati ad Ardena, dopo aver raggiunto la chiesa dove è possibile trovare una provvidenziale fontanella per rifornirsi d'acqua, si prosegue seguendo i cartelli per Marchirolo. Il percorso ora è davvero piacevole perchè corre tutto in piano e falsopiano attraverso boschi di faggi, castagni e roverelle, per scendere poi dolcemente a Marchirolo, fino ad incrociare la statale N°231. Basterà attraversarla per riportarsi sulla pista ciclabile e, ripercorrendola in direzione opposta, raggiungere nuovamente Cunardo.

04/06/2007

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