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Campo dei Fiori: più bello in estate o in inverno?

Inizia con Monte Campo dei Fiori, 1.226 metri, la prima di una serie di puntate, che accompagneranno i lettori per tutto il 2008, dedicate alle località della provincia di Varese intorno ai 1.000 metri di altitudine. “Varese a mille” sarà il loro comune denominatore.


Campo dei Fiori è da sempre la montagna dei varesini: quella cui si guarda quando cade la prima neve, quella dove si va a correre lontano dal traffico o dove si cerca di correre ai ripari dopo i pantagruelici festeggiamenti natalizi; quella dove si è andati almeno una volta a rimirar le stelle la notte di San Lorenzo.
Campo dei Fiori è anche un luogo dove si sente, con un vago retrogusto di nostalgia, il ricco sapore di un passato di cui si può solo immaginare guardando le grandi e bellissime ville sparpagliate tra i suoi boschi, testimoni dell’epoca in cui Varese era meta di villeggiatura della ricca borghesia.
Poi tra gli anni Cinquanta e Sessanta Campo dei Fiori ha visto diminuire costantemente l'afflusso turistico di lunga permanenza: venne chiusa la funicolare che lo collegava Varese, oggi restaurata e resa funzionante solo nel tratto tra la Prima Cappella e Santa Maria del Monte, mentre negli stessi anni il Grand Hotel Campo dei Fiori, il lussuoso albergo progettato dall’Architetto Sommaruga e costruito tra il 1910 e il 1912, uno dei più significativi esempi di stile Liberty della città, cessava l’attività. Il 1960 fu anche l’ultimo anno della Varese-Campo dei Fiori, la famosa competizione automobilistica disputata fin dal 1931, in diverse occasioni inserita nel Campionato Europeo della Montagna, e che in quell’ultimo anno vide la splendida affermazione della Maserati Birdcage di Odoardo Govoni.
In sostanza Campo dei Fiori ha rappresentato per Varese qualcosa che probabilmente non potrà più essere nel futuro che ci aspetta; ma il nostro interesse, oggi, è quello di soffermarci su quanto può ancora offrire in ogni stagione questo luogo così famigliare per coloro che vivono nel territorio varesino e così invitante per chi ancora non lo conosce.
Tutta la dorsale di Campo dei Fiori con le sue molte cime, che insieme al Monte Martica dal 1984 costituisce il cuore del Parco Regionale Campo dei Fiori, può essere percorsa grazie a sentieri non molto impegnativi che ne risalgono i versanti.
Consigliamo come itinerario estivo quello che parte da Castello Cabiaglio e, passando da Fontana Rossa, si ricongiunge al Forte di Orino; mentre nella stagione più fredda è consigliabile risalire lungo il versante Sud, in particolare per il ripido ma soleggiato sentiero che unisce direttamente Comerio (partendo da frazione Cugnolo o da frazione Mattello) alla punta di Orino, a 1139 m s.l.m. dove sorge il già citato Forte.
In qualsiasi caso conviene però servirsi della carta I.G.C. N° 12 - Laghi Maggiore, d’Orta e di Varese. Molto più semplicemente però si può raggiungere Campo dei Fiori da Varese seguendo le indicazioni per l’Osservatorio Astronomico o per il Sacro Monte.
Al bivio per Brinzio si gira a sinistra seguendo le indicazioni per l'Osservatorio e, al bivio per Sacro Monte, si prende di nuovo a sinistra.
Si segue la strada che si arrampica per qualche tornante fino a raggiungere la parte finale chiusa al traffico. Si parcheggia ove possibile in modo da non intralciare il passaggio nel tratto che va dal piazzaletto della Madonnina fino alla catena.
Da qui si segue la strada bianca, ampia e ben segnata, che porta in quattro chilometri circa fino al Forte di Orino, in assoluto uno dei punti panoramici più belli di tutto il Parco, dal quale si possono ammirare i laghi di Varese, Maggiore, Comabbio, Lugano, Monate e Mergozzo, gran parte dell'arco alpino e parte della pianura Padana fino agli Appennini. Tutto l’ampio sentiero è percorribile senza difficoltà camminando, correndo, o con la mountain bike.
Dalla parte opposta invece, rispetto alla direzione che si segue per raggiungere il Forte di Orino, si trova sia il ristorante-bar Irma (Via Belvedere 17, 0332 229125), dove è possibile provare, a cifre abbastanza contenute, una cucina casalinga per lo più a base di “polenta e...”; sia, alla fine della strada asfaltata che passa alle spalle del ristorante, l’unica palestra di arrampicata sportiva di Campo dei Fiori. La falesia si trova sul versante settentrionale del Monte Paradiso, una delle vette del massiccio, rintracciabilissima perchè sovrastata dalla stazione dei fulmini De Bernardi.
Questa palestra di roccia, chiodata e non spittata, è più che altro una palestra per aspiranti alpinisti che vogliono farsi le ossa su itinerari di 15/60 metri e conserva ancora una certa dignità storica: qui pare sia stato inventato il mezzo barcaiolo, un nodo fondamentale per chi va in montagna, per merito dell’Accademico Mario Bisaccia, uno dei fondatori della Scuola di Alpinismo e Scialpinismo del Cai di Varese.
Certamente l’esposizione a Nord spinge ad un utilizzo estivo o almeno primaverile, mentre il tipo di roccia e di chiodatura invitano decisamente alla prudenza: guai dimenticare casco, nuts, friends e qualche cordino.
Se di roccia si parla, non si può trascurare l’importanza speleologica di Campo dei Fiori che per la sua natura calcarea venne esplorato fin dai primi anni del Novecento e, ad oggi, non è stato ancora del tutto percorso in profondità: si tratta di più di cento cavità naturali censite di cui circa venti di interesse scientifico e geologico, tra cui la Grotta Marelli e la Grotta del Frassino, entrambe nel territorio comunale di Varese; il Büs del Remeron e il Büs della Scondurava, localizzate lungo il sentiero Comerio - Forte di Orino. L’accesso alle grotte è vietato al pubblico, per motivi di sicurezza e di tutela della natura, senza autorizzazione delle autorità del Parco Regionale del Campo dei Fiori.
Infine, sulla Punta Paradiso, a quota 1126, troviamo la Cittadella di Scienze della Natura, sede della Società Astronomica G.V. Schiapparelli e Centro Popolare Divulgativo di Scienze della Natura, associazione senza scopo di lucro fondata nel 1956 da Salvatore Furia, recentemente celebrato come cronista onorario in occasione del Premio Guido Vergani 2007, nonché illustre varesino premiato quest’anno dal Circolo degli Artisti di Varese, voce “famosa” del Gazzettino Padano e instancabile sostenitore di una nuova sensibilità ambientale.
La Cittadella, che comprende il Parco Comunale Montano Zambeletti, il giardino montano per la conservazione della biodiversità Ruggero Tomaselli, con annessa serra fredda sperimentale, ospita anche il Centro Studi Botanici Lombardia e il Centro Geofisico Prealpino con il noto osservatorio meteorologico e l’osservatorio sismico.
Ma la Cittadella è famosa soprattutto perché sede dell’Osservatorio Astronomico Popolare G.V.Schiapparelli, considerato tra i più grandi e più importanti osservatori astronomici divulgativi esistenti in Italia, con le due cupole di osservazione e la terrazza panoramica sulla quale sono posti i telescopi che consentono l'osservazione del cielo ai circa 20.000 visitatori l’anno.
Soprattutto nella stagione invernale il cielo è sorprendentemente invitante per l’osservazione notturna non solo per gli studiosi, ma anche per i curiosi contemplativi. La visita notturna all’Osservatorio, che consigliamo vivamente, è possibile solo su appuntamento e inizia solitamente alle 18 per la durata di circa due ore e un numero di partecipanti attorno alle 40 persone: consiste in una breve conferenza introduttiva sulle attività della Cittadella, una visita interna dell'Osservatorio e infine l’osservazione in terrazza. Per i bambini al di sotto dei 6 anni la visita è gratuita, fino ai 17 anni il costo è di 2 euro, mentre sopra i 18 anni è di 5 euro. Per informazioni rivolgersi al numero 0332 235491 oppure via mail all’indirizzo astrogeo@astrogeo.va.it

01/18/2008

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