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Italia: aumenti bollenti

Il quadro degli aumenti sul fronte energetico penalizza in particolar modo il Belpaese, per quanto riguarda sia i consumi domestici sia industriali.
I dati della Borsa elettrica di fine febbraio evidenziano un prezzo medio di 81,43 euro a megawattora, con una crescita media nel primo bimestre 2008 del 15% rispetto all'anno scorso.
La dipendenza dell'Italia da fonti estere rappresenta l’85% del fabbisogno energetico. Un dato inquietante se paragonato alla realtà dell'Europa a 25 per cui la dipendenza è del 65% e dell'Europa a 15 per cui si scende a 38%. Un'aggravante è rappresentata dalla scarsa diversificazione delle aree di provenienza. Il gas naturale, per esempio, proviene in prevalenza da Russia e Algeria, due paesi a rischio di instabilità geopolitica. Altrettanto grave risulta la carenza di diversificazione nelle stesse fonti per la generazione: dipendiamo troppo da idrocarburi per produrre energia elettrica, mentre sarebbe importante promuovere un mix di alternative. La scarsa autonomia fa sì che il sistema risenta in maniera più accentuata degli aumenti di gas e petrolio, rispetto ad altri che possono, invece, contare su fonti diverse. Ulteriore carenza è quella cronica infrastrutturale che segna la nostra economia in ogni ambito. Ma il Paese paga lo scotto anche di altre problematiche.
Consideriamo l'elettricità. L'analisi dell'Autorità per l'Energia mette in luce quella che è definita "anomalia italiana" per il consumo domestico, con una struttura tale per cui il prezzo unitario dell'elettricità aumenta col crescere dei quantitativi di consumo. Per i consumi casalinghi più elevati i prezzi applicati in Italia si collocano ben al di sopra della media europea.
Capitolo a sé, infine, per il discorso tasse. Il confronto dei prezzi, sempre dell'elettricità, per le utenze industriali al gennaio 2007, evidenzia come l’Italia presenti in euro il livello di prezzo più elevato, al lordo delle imposte, tra i paesi membri dell’Unione. Rispetto ai prezzi pagati dai consumatori industriali francesi, spagnoli e inglesi, le imprese italiane risultano penalizzate rispetto a tutte le tipologie di consumo.
Secondo uno studio di Confartigianato, le imposte italiane inciderebbero per il 25,4% sul prezzo dell'elettricità, a fronte di una media europea del 9,5%. Ancor più grave se si pensa che in alcuni paesi non si pagano tasse sull'energia per usi industriali. L'analisi evidenzia un'altra distorsione del sistema: nell'uso industriale, la tassazione premia i grandi consumatori con sconti ed esenzioni sulle accise (le imposte sul consumo di elettricità), scaricando la maggior parte del peso delle imposte sulla bolletta elettrica di piccole e medie imprese.
Per il gas, le tasse rappresentano una quota ancora maggiore rispetto alla tariffa elettrica. Secondo il Centro Studi di Confindustria la tariffa media del gas, in Italia, sarebbe composta per il 33,5% dal costo della materia prima. Stoccaggio, trasporto e distribuzione rappresenterebbero il 16,9% e la commercializzazione all’ingrosso e al dettaglio l’8,5%. Le imposte costituirebbero, nel quarto trimestre del 2006, ben il 41,1% della tariffa.
A questo si aggiunge - l'allarme viene da Assoelettrica - che le nostre imprese saranno soggette a oneri aggiuntivi per effetto delle nuove regole comunitarie in relazione al protocollo di Kyoto.



Consumatori in bolletta
Il contesto mette a dura prova il bilancio delle famiglie. Un grido d'allarme arriva dal Codacons: "Se gli aumenti non rientreranno velocemente" - ha affermato il presidente Carlo Rienzi - si profila una maxi-stangata di circa 510 euro annui a famiglia. Ogni famiglia spenderà 150 euro in più per il pieno all'auto, cui si aggiungono 140 per il riscaldamento, 80 per il gas, 40 per l’elettricità, e 100 per rincari del settore alimentare". E prosegue: "Se si vuole limitare la stangata, è indispensabile, tra l'altro, tagliare subito le accise sulla benzina di almeno 5 centesimi al litro". Intanto, l’Autorità per l’Energia ha disposto, a decorrere dall’1 aprile, un aumento del 4,1% per il prezzo dell’energia elettrica e del 4,2% per quello del gas.
Un problema che, secondo le associazioni dei consumatori, andrebbe risolto con un piano urgente che si basi da una parte su una politica del risparmio, dall'altra sugli investimenti in fonti di energia alternativa, come il fotovoltaico, e accelerando la costruzione di impianti di rigassificazione.
In quanto alle liberalizzazioni, da più parti si sottolinea come nel settore domestico ci sia un forte ritardo. Secondo Adiconsum sarebbero due le cause di questa non scelta da parte delle famiglie: la scarsa informazione e la paura di abbandonare le tariffe regolate dall'Autorità per l'Energia, per un risparmio ritenuto effimero.
I vantaggi per le famiglie che hanno scelto il mercato libero sarebbero, infatti, mediamente di 10 euro all'anno. Sempre secondo l'associazione, le imprese elettriche dovrebbero proporre risparmi più consistenti, come avviene in Gran Bretagna.
Lo stesso presidente dell’Autorità per l’Energia, Alessandro Ortis, ha commentato: "Il processo di liberalizzazione deve essere completato e quindi esteso anche nei rapporti con i paesi produttori. In questo senso è importante che si faccia sentire la ‘voce unica’ dell’Ue, forte dei suoi 480 milioni di consumatori".
In merito al risparmio domestico, l'ultima Finanziaria prevede incentivi per le famiglie a scegliere forme di energia pulita, come le detrazioni per le spese sostenute per pannelli solari o, ancora, per il rinnovo di infissi o dei frigoriferi.
Secondo un sondaggio del Gestore Servizi Elettrici, tuttavia, i consumatori pur sensibili al tema, ritengono che le difficoltà a investire in fonti rinnovabili siano legate - anche qui - ai costi troppo elevati e all'insufficiente informazione tecnica sull'effettiva efficacia, oltre alla complessità burocratica per ottenere gli incentivi.

Un tema caldo per le imprese
Il fattore energetico è ovviamente determinante per la competitività delle imprese. Basti solo pensare che l’industria assorbe nel complesso quasi il 50% del consumo di energia elettrica in Italia (i servizi il 27%; il consumo domestico il 21,6%) ed è quindi maggiormente penalizzata da tariffe più elevate. Va detto che il nostro Paese vanta un discreto livello di efficienza, cioè un buon uso delle fonti (siamo al secondo posto dopo la Gran Bretagna per basso livello di intensità energetica, valutata in quantità di energia per unità di ricchezza prodotta), ma con un forte divario tra il Nord, più competitivo, e il Sud.
Il caro-greggio, unito alla forte dipendenza dagli idrocarburi, è per il nostro tessuto un problema di non poco conto.
Le recenti dichiarazioni del Presidente di Confindustria su previsioni di crescita del Pil vicinisse allo zero, qualora il petrolio restasse sopra la soglia dei 100 dollari, confermano la forte preoccupazione. Troppo presto per parlare di recessione, ma i timori crescono.
Riflessi pesanti per tutti i settori: solo per l'agricoltura, secondo la Confederazione italiana agricoltori, la bolletta energetica sarebbe cresciuta negli ultimi 12 mesi del 20%.
Ma è lo stesso mondo dell'impresa a proporre soluzioni. Nelle 10 priorità che Confindustria evidenzia alle forze politiche in vista delle elezioni anticipate di aprile, rientra a pieno titolo l'energia. Si sottolinea, tra le altre cose, l'importanza di realizzare un piano per ridurre i costi e investire nelle infrastrutture energetiche; sbloccare la realizzazione di rigassificatori; potenziare il nostro sistema gas; razionalizzare il mix delle fonti con maggior uso del carbone; puntare sul nucleare di nuova generazione; completare il mercato elettrico. Secondo i dati di viale dell'Astronomia, le imprese italiane pagano l’energia il 30% più della media europea (il 60% più delle concorrenti francesi).
Rispetto all'uso domestico, però, le imprese sembrano aver meglio cavalcato l'onda della liberalizzazione. Un esempio di best practices made in Varese è quello di Energi.Va, la realtà consortile dell’Unione Industriali che ha la finalità di garantire alle imprese socie (202 nel 2007, per un consumo totale di 650milioni di kwh annui) le migliori condizioni economiche in merito all'acquisto di energia elettrica e gas metano. La logica è quella dell'"unione fa la forza", che permette di spuntare i migliori prezzi sul mercato attenuando le conseguenze di bollette da capogiro. Rilevanti i risultati, anche grazie alla collaborazione con Espansione Srl, la società grossista di energia elettrica, che rifornisce Energi.Va a condizioni ottimali e senza margini di profitto. Tra l’altro, nel 2009 le imprese del consorzio potranno beneficiare ulteriormente dei vantaggi di Espansione, nel cui capitale sociale è da poco entrata ERG Power&Gas (società di Gruppo Multienergia ERG), un nome importante, che opera sia attraverso fonti tradizionali, sia rinnovabili.

Le imprese risparmiano con il consorzio Energi.Va ed Espansione Srl

Le imprese varesine, soprattutto quelle di piccola dimensione, hanno un alleato sul fronte dei costi energetici. E’ il consorzio di acquisto promosso dall’Unione Industriali. Quali i benefici? Gli scorsi anni - avvertono i dirigenti del consorzio - si era soliti evidenziare le differenze di prezzo tra le forniture di energia elettrica e di gas veicolate tramite Energi.Va e quelle degli ex-monopolisti. Già negli ultimi anni non è più stato possibile evidenziare tale differenza per il gas e ora, dato l’avvenuto completamento del processo di liberalizzazione, neppure per l’energia elettrica. Non esistono più, cioè, dei prezzi amministrativi di riferimento. Al cliente non resta che acquisire più preventivi e valutare le convenienze.
I prezzi ottenuti da Energi.Va, beninteso, sono molto convenienti, ma gli unici dati che si possono ormai riferire sono quelli relativi alla crescita dell’attività del consorzio: indice, questo, che del resto attesta indirettamente la validità della propria offerta. Ebbene, dalle 46 imprese consorziate nel 1999 a fine 2007 il consorzio ha raggiunto 202 imprese che insieme consumano circa 650 milioni di kwh/anno. Il consorzio si muove in parallelo con le Associazioni Industriali di Lecco e di Legnano e, da ultimo, anche con quella di Como, allo scopo di far valere un maggiore potere negoziale avendo messo insieme i volumi di energia espressi dalle quattro realtà territoriali. Nel complesso, queste realtà esprimono oggi un consumo aggregato di circa 1,5 miliardi di kwh/anno. Fornitore del consorzio è, per l’energia elettrica, Espansione Srl, società grossista realizzata anch’essa dall’Unione Industriali. Essa rifornisce non solo i consorzi delle realtà varesina, comasca, lecchese e legnanese, ma ha clientela in tutt’Italia. Nel 2007 ha rifornito circa 1.100 stabilimenti per un ammontare globale di oltre 2 miliardi e mezzo di kWh.

04/04/2008

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