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Quando in Valcuvia passarono le Guerre

Prosegue il viaggio di Varesefocus nelle località del Varesotto sopra i 1000 metri con una puntata a Monte San Martino e Monte Colonna. Luoghi che evocano i due conflitti mondiali, con la Linea Cadorna e la Resistenza. Cime che offrono scorci panoramici di grande impatto.

La sommità di San Martino (Duno)
Ci sono alcune giornate estive, di quelle rare, in cui da una vetta lo sguardo si appropria in un ampio cerchio di tutto ciò che sta intorno. In questi casi è facile rallegrarsi per i mutamenti della luce: il sole è gran bel bugiardo che sa dare lo stesso aspetto incantevole a qualsiasi paesaggio. Può essere interessante però vedere gli stessi posti che abbiamo apprezzato in piena estate in una stagione meno sgargiante come quella fredda, quando ancora non è arrivata la neve a perpetuare l'inganno del sole. E proprio in questa stagione si può partire per un'escursione al San Martino (1087 m). Infilzato nel cuore della Valcuvia e fiancheggiato ad ovest dal più imponente Monte Colonna (1203 m), il San Martino, nel novembre del 1943, fu teatro di un episodio della resistenza italiana conclusosi con la Battaglia del San Martino. Come scrive Francesca Boldrini nel bel libro "Se non ci ammazza i crucchi, ne avrem da raccontar", più che l'esito finale - il gruppo partigiano Cinque Giornate guidato dal Tenente Colonnello Carlo Croce venne infatti disperso dai nazisti -, conta l'esempio che seppero dare questi uomini in tempi in cui "le repressioni, soprattutto se feroci e devastanti, rafforzano principi, convinzioni e determinazioni". La popolazione del luogo subì una ritorsione durissima: nei paesi posti alle pendici del San Martino furono rastrellati tutti gli uomini dai 15 ai 65 anni; a Rancio un numero considerevole di persone, considerate partigiani o collaboratori dei partigiani, subì torture e interrogatori; mentre i membri del Cinque Giornate che non furono catturati o uccisi sul posto, scapparono verso la Svizzera e si unirono in seguito ai gruppi operanti in Val Grande, Valdossola e Valtellina. Quel che conta ricordare è che questa breve esperienza fu uno dei primi esempi di lotta partigiana a sorgere spontaneamente nel nord Italia e che scaturì da una difficile scelta morale, dato che i membri del Cinque Giornate erano infatti quasi tutti militari, in tempi in cui la fine del fascismo aveva abbandonato il paese nel caos di una guerra civile e dell'occupazione. Ogni anno, in novembre, una toccante commemorazione della Battaglia del San Martino ricorda quanto accadde nel '43; ugualmente, ogni anno, in luglio, al Sacrario della Battaglia che si trova quasi sulla sommità della montagna, ci si incontra per iniziativa dell'Anpi a celebrare questo importante momento della recente storia italiana.
Il San Martino, affacciato a sud verso il lungo crinale del Campo dei Fiori e a nord sulle Alpi Ticinesi, può essere risalito in auto fino alla cima, grazie alla carrozzabile che parte da Cuveglio e, passando per Duno, si arrampica fino alla cima dopo molti tornanti. Diversamente lo si può conquistare con un paio d'ore di cammino partendo dal Municipio di Mesenzana (servirsi di una carta 1:35.000: l'ideale è la Mappa della Via Verde Varesina curata dall'Istituto Geografico De Agostini e distribuita gratuitamente fino ad esaurimento dalla Provincia di Varese). Si imbocca la via San Martino e si prende quota fino a incrociare la carrareccia che scende verso Cassano Valcuvia. Proseguendo, poco dopo, il fondo stradale diviene sterrato e sono evidenti ancora tratti di acciottolato a testimonianza di un'altra guerra che segnò profondamente questi luoghi: per questi boschi infatti, nel corso della Prima Guerra Mondiale, tra il 1915 e il 1918, venne eretto un sistema di fortificazioni e strade militari difensive, noto come Linea Cadorna. La Linea Cadorna fu costruita a ridosso del confine proprio per timore di un'invasione attraverso la Svizzera da parte degli eserciti austro–germanici. Altri tratti della Linea possono essere percorsi tra Marchirolo e Monte La Nave; Viconago e Montegrino; Marchirolo e Marzio; Ganna e Lavena; Riano e Ghirla. Si continua a salire fino a intersecare, dopo un tornante, tratti di trincea e di camminamenti. Poco dopo una sorgente-abbeveratoio si raggiunge il Forte di Vallalta, posto tra la vetta e la sella di Vallalta (980 m): costruito nel corso della realizzazione della Linea Cadorna, era stato in seguito utilizzato dal Cinque Giornate e di conseguenza danneggiato dai tedeschi durante la battaglia del San Martino. Quindi si prosegue in salita lungo la strada militare fino a lambire i ruderi di Villa San Giuseppe, un tempo sede del comando operativo della Linea Cadorna. Dai resti del fabbricato si può decidere se proseguire lungo il sentiero che si inerpica verso San Martino o proseguire lungo la strada asfaltata. Entrambe le scelte conducono al culmine del San Martino e, una volta raggiunto il Sacrario della Battaglia, salendo ancora pochi metri troviamo la piccola chiesa dedicata non a caso a San Martino, di cui si hanno notizie fin dal XII secolo. Qui troviamo anche un bel rifugio - magnifica la vista dalla sua balconata - il Ristoro San Martino (0332.668419 oppure 347.2945310), dove è offerta una buona scelta di piatti tipici della cucina lombarda. Quindi si presentano due alternative: si può tornare verso Mesenzana compiendo prima una deviazione che ci porta, attraverso la carrareccia di cui si parlava qui sopra, fino a Cassano Valcuvia per visitare il ridotto di San Giuseppe, una piccola fortificazione che si sviluppa sotto la chiesa del paese attrezzata per visite guidate. Oppure, se in cima al San Martino si è arrivati in auto per una rapida visita, si può scegliere di spostarsi sempre in auto poco più ad ovest e raggiungere il "paese dipinto" di Arcumeggia. Il piccolo paese infatti è noto per i molti affreschi che decorano le sue case frutto di una consuetudine artistica inaugurata nel 1956 e che tra gli altri portò qui a dipingere Giuseppe Migneco, Aligi Sassu, Ernesto Treccani e Gianfilippo Usellini. E proprio da Arcumeggia si può partire per raggiungere la cima del Monte Colonna (1203 m). Dopo aver attraversato l'abitato in direzione nord, si prende il sentiero che stacca verso destra (chiedere in paese di indirizzarvi all'imbocco); si passa quindi dall'Alpe Ronco (675 m) e si prosegue tra aree coltivate e felci fino a sbucare sulla strada militare. Attraverso una scorciatoia si raggiunge la strada asfaltata lungo il fianco occidentale del Monte Rossel e quindi la Sella del Monte Rossel (937 m ). Si continua sempre su strada asfaltata costeggiando il versante meridionale del Monte Colonna, fino alla Bocchetta a quota 1040. Lasciata la strada, si piega subito a sinistra per un sentiero che prosegue a tratti su selciato. Si supera la breve cresta orientale e si raggiunge la vetta.

Prossima puntata di "Varese a mille": Sasso del Ferro, Passo Cuvignone e Monte Nudo. Vista lago Maggiore dalla funivia o dal parapendio.

02/22/2008

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