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"Le ragioni dei partiti hanno tracimato"

Di fronte ai contrasti per le designazioni dei candidati alle elezioni amministrative del 26 e 27 Maggio, l'opinione pubblica si è sentita quasi fuori gioco. La politica di casa nostra deve convincersi che il pianeta del lavoro è il vero motore delle comunità.

Le vigilie elettorali vengono vissute con stati d'animo diversi: nel segno della passione politica, di forti tensioni, di attese fatte di timori e speranze oppure di semplice curiosità, se non di indifferenza o addirittura di un reale, assoluto disinteresse. La vigilia della tornata amministrativa del 26 e 27 maggio, che in primo piano vede il rinnovo della guida della Provincia e delle città di Varese e Busto Arsizio, è stata invece in qualche misura anomala non avendo compiutamente riproposto agli elettori i tradizionali riferimenti per incanalare e poi verificare le loro sensibilità, le ipotesi di scelta o di rifiuto.
E' accaduto che leader e candidati dei principali schieramenti siano venuti a galla dopo continuo, pubblico e rissoso travaglio o interminabili conclavi ricchi di spifferi, ordini e contrordini che hanno quasi cancellato il ricordo delle vicende correntizie della Prima Repubblica. I contrasti per le designazioni di per sé non potevano essere certamente una anomalia, anomalo è stato invece il loro lungo protrarsi che ha intaccato equilibri e consuetudini pre-elettorali: l'opinione pubblica infatti si è sentita quasi fuori gioco, messa in un angolo assieme alle sue attese di trasparenza, partecipazione e concretezza; l'opinione pubblica è rimasta perplessa constatando che la litigiosità alla fine avrebbe anche ridotto il tempo a lei destinato per conoscere al meglio, approfondire, confrontare i programmi elettorali; per capire se proposte e progetti in essi contenuti sono veramente realizzabili.
Le ragioni dei partiti e delle loro fazioni hanno dunque tracimato e si è arrivati al tempo del voto forse senza una semina che assicuri eccezionali raccolti. Rimedio discutibile è sembrato inoltre il ricorso al consunto libro dei sogni, le grandi promesse pre-elettorali, anzi potrebbe essere stato un segnale di particolare negatività in quelle realtà dove un decennale bilancio della pubblica azione non sembra offrire confortanti indicazioni in termini di opere decisive per una agognata ripresa.
Il voto nei tre principali poli del Varesotto, cioè Provincia, Busto Arsizio e Capoluogo, ha specificità legate a vicende e situazioni non accostabili, esso tuttavia ha in comune due elementi di grande rilievo, il primo dei quali è la continuità: si è al terzo mandato nel segno della leadership del Carroccio.
Le due stagioni dell'Amministrazione provinciale guidata da Massimo Ferrario si sono concluse con un esemplare attivo e con un risultato politico del quale si parla poco, ma che invece meriterebbe più considerazione: il grande ricupero del ruolo della Provincia come istituzione. La nuova amministrazione di Villa Recalcati avrà un presidente che ha fatto esperienza al fianco di Ferrario e tuttavia Reguzzoni non potrà eludere il tormentone del confronto con il team uscente, confronto scomodo in ragione di una positività da tutti riconosciuta.
La successione al sindaco Tosi a Busto Arsizio avverrà pure senza shock da trapianto, ci sarà grande continuità grazie al passaggio dell'assessore Rosa sulla poltrona di primo cittadino. La proposta agli elettori di una scelta di voto tra due soli schieramenti è la conferma della concretezza bustocca.
A Varese il sindaco Fumagalli succederà a se stesso sperando di non patire più i dolori di secessioni e rivolte da parte di compagni di partito che certamente gli hanno avvelenato l'anima e forse anche la gestione, appesa sempre al filo di maggioranze precarie. Le divisioni, gli antagonismi del Palazzo non sono eccezioni: Varese infatti ha nel suo DNA il frazionismo, da sempre ci si separa e ci si combatte non solo in politica ma in quasi espressione dell'associazionismo, dallo sport alla cultura.
Ecco allora il secondo importante elemento che accomuna e fortifica le leadership leghiste dei tre schieramenti indicati come vincitori in Provincia, Varese e Busto Arsizio: è il patto di collaborazione Lega-Polo per dar vita a maggioranze organiche, forti e realmente operative.
Il teatrino preelettorale oggi contestato da molti potrà essere dimenticato in fretta se almeno parte del tempo stucchevolmente perso sarà stato impiegato per prefigurare Giunte e piani di immediata azione; a qualche schieramento d'opposizione resterà forse il rimpianto di opportunità perse in tema di alleanze e di patti di collaborazione che avrebbero potuto dare risultati significativi.
Ma né una positiva continuità né solide maggioranze potranno essere garanzia di sviluppo delle comunità se non verrano accompagnate da una vera cultura del progresso, di attenzione cioè non solo alla qualità della programmazione istituzionale, ma anche alle energie che alla società civile notevole parte di questo progresso possono assicurare.
E' un invito sereno a tutti coloro che saranno eletti e che può essere fatto alla luce di singolari accadimenti, di costose scelte amministrative che molto hanno concesso all'immagine e poco alla sostanza dal momento che all'inizio del terzo mandato amministrativo della Seconda Repubblica ci ritroviamo con territori e città ancora privi di importanti infrastrutture, di adeguate soluzioni per problemi che oltretutto rappresentano solamente l'avvio di una crescita reale.
Se la politica di casa nostra non si convince che il pianeta del lavoro in tutte le sue componenti è il vero motore delle comunità e come tale merita sempre e comunque la massima collaborazione, se si fanno progetti che hanno come capolinea il nulla, se si rincorrono romantiche e costose utopie e si continua invece a chiudere gli occhi davanti alle emergenze, allora si creano le condizioni per l'irreversibilità dello stallo in cui si trovano oggi alcune zone del territorio nelle quali non a caso si è da tempo avari di sensibilità verso l'economia.
Non ci vorrà molto per giudicare l'azione delle nuove maggioranze e la vigoria delle opposizioni. Il presto e bene non è facile, ma è ormai necessità assoluta, inderogabile. Soprattutto per coloro che spaziando con lo sguardo dal Sacro Monte possono vedere altre realtà già in cammino.

05/09/2002

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