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Le attese dalla nuova legislatura

Michele GragliaDalla nuova legislatura ci attendiamo in primo luogo un nuovo stile di governare. Da troppi anni la cosa pubblica è in balia di un eccesso di contrapposizione ideologica che non sta facendo fare passi avanti al Paese. Ci sono molti terreni sui quali è necessario trovare un'intesa larga tra le forze politiche. Uno di questi è quello istituzionale, di grande importanza perché da esso dipende la funzionalità dell'apparato pubblico. Vengono in considerazione la riforma della legge elettorale e di quei meccanismi costituzionali che in molti pensano essere necessario ammodernare, come ad esempio la ripartizione di ruoli tra Stato, Regioni ed enti locali o il bicameralismo perfetto. Di sicuro, occorre decidere una buona volta che cosa si vuol fare del federalismo: ci troviamo infatti oggi nel guado di una riforma a metà, di cui subiamo solo una conseguenza negativa, quella di aver cumulato all'imposizione centrale quella locale.
Quest'ultimo esempio porta a considerare anche la necessità che le riforme siano affrontate con una visione strategica e complessiva. In materia di riforma del fisco, infatti, ci siamo trovati ultimamente ad assistere ad una sorta di gioco delle tre tavolette. Si spostano gli addendi, senza che il risultato cambi. Un esempio? La manovra sull'Irap per diminuire il cuneo fiscale, da un lato, e la crescita dei tributi locali dall'altro. Occorre allora un'azione più convinta a sostegno di chi lavora e produce. Non piccoli maquillages, ma interventi più incisivi, cui devono necessariamente corrispondere interventi strutturali per diminuire la spesa pubblica. Più risorse, dunque, per diminuire la pressione fiscale sulle retribuzioni e per sostenere chi produce ricchezza e crea occupazione. E meno risorse, invece, per le spese improduttive.
Il sostegno all'Italia che produce passa necessariamente anche attraverso un potenziamento delle infrastrutture di trasporto, che soprattutto qui al Nord sono ormai largamente deficitarie. Vorremmo quindi assicurazioni sui prossimi stanziamenti per Pedemontana e Tav - solo per fare qualche esempio - e vorremmo essere tranquillizzati circa il mantenimento di un ruolo importante per Malpensa. Non lo chiediamo da varesini. Lo chiediamo da italiani, perché Malpensa è una infrastruttura strategica per l'economia del Paese.

05/09/2008

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