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Varese giardino d'industria

Un volume promosso dall'Unione Industriali ripercorre la storia dello sviluppo economico e sociale di Varese e del circondario. Che ha anticipato il modello multi-distrettuale dell'intero Varesotto.

"Di Varese” è il marchio che ha continuato a riempire gli scaffali dei negozi di calzature anche dopo l'acquisizione del Calzaturificio di Varese da parte dei trevigiani Benetton. Si sa, nel commercio il marchio conta molto e l'associazione di idee tra Varese e le scarpe di qualità era radicata nell'opinione comune. Ancora oggi, l'industria varesina viene associata da molti alla produzione di calzature. La realtà è però molto diversa dai tempi in cui la concia del pellame e le calzature occupavano una fetta molto significativa della produzione che si svolgeva nel borgo e nelle località vicine. Così come lontani sono i tempi in cui a Varese si fabbricavano campane, vendute nei luoghi più disparati della penisola e all'estero. Si continuano invece a fabbricare, tanto per rimanere agli strumenti di produzione del suono, gli organi e si continuano a produrre, anche se poco distante, gli aerei.
Dai tempi del pionierismo industriale, che ha fatto di Varese una delle culle dell'industria italiana ed europea, le produzioni si sono moltiplicate e si sono irradiate nei più diversi settori merceologici. Varese ha così anticipato quel modello multi-distrettuale che caratterizza oggi il tessuto produttivo del Varesotto. Un modello che presenta le caratteristiche tipiche dei distretti industriali, con una differenza importante: qui non c'è una mono-cultura produttiva come si manifesta solitamente nei distretti (ad esempio, la siderurgia in Val Trompia, la maglieria a Carpi, l'automobile a Torino), ma la coesistenza di diversi mini-distretti appartenenti a più settori. La differenza si avverte soprattutto nei momenti di difficoltà economiche: nel mini-distretto la congiuntura negativa che sta attraversando un erto settore viene compensata dall'andamento migliore degli altri e, in tal modo, si evitano solitamente crisi acute, soprattutto sul piano occupazionale.
Un volume edito dall'Unione Industriali spiega, ripercorrendo la storia del processo di industrializzazione di Varese e del circondario, le ragioni che hanno portato alla formazione di questa particolarità multi-distrettuale, che costituisce, come visto, un punto di forza dell'area. Essa ha avuto origine non dalla presenza di falangi di manodopera o di particolari, quanto inesistenti, risorse energetiche, quanto dalla formazione e dal consolidarsi di una vasta classe imprenditoriale con un'adeguata cultura mercantile e di un ricco serbatoio di artigiani altamente specializzati e a loro volta assai propensi a cogliere nuove straordinarie occasioni di impresa.
Uno sviluppo industriale, dunque, che si è sviluppato sulla base di settori produttivi e di forme operative che si differenziavano in modo netto dai processi in atto nei territori limitrofi: sia quello alto milanese, dove lo scenario era dominato dalla lavorazione del cotone; sia da quello comasco dove la seta restava l'elemento di fondo dell'economia locale. Ed è proprio questo netto distacco dall'attività tessile a rappresentare la più importante novità, testimoniata dai prospetti statistici di inizio '800.
Il volume - scritto da Raffaella Ganna, Alberto Grampa, Pietro e Sara Macchione - è l'ultimo di una collana di opere con le quali l'Unione Industriali ha tracciato, dal 1995 ad oggi, un affresco, inedito in provincia di Varese, della storia non solo industriale, ma anche dell'economia, della società, del costume e delle istituzioni legate all'economia e al lavoro locale. Sono stati editi, in particolare, volumi dedicati al Saronnese, alla zona del lago Maggiore, alla valle Olona, al Gallaratese, al Tradatese, al Bustese. L'opera viene completata da questo volume intitolato "Varese giardino d'industria”, a significare come la "Città giardino” sia stata, in realtà, insieme ai comuni vicini, anche un'area nella quale è fiorita l'industria.
E l'industria, in questa zona, continua ad avere un peso di rilievo. Nella prefazione al volume, il presidente dell'Unione Industriali Marino Vago ricorda che in una provincia - come quella di Varese, che è al quarto posto in Italia per contributo del settore industriale alla formazione del valore aggiunto - la parte settentrionale, ivi compresi tutti i comuni di montagna, vede la presenza del 27% delle attività manifatturiere dell'intero territorio e il 28% dei relativi addetti, mentre la sola città di Varese ha una presenza di attività manifatturiere pari al 12% del totale delle attività insediate (uffici, negozi, ecc.) nelle quali lavora peraltro ben il 27% del totale degli occupati.
Accanto al legame tra commercio, artigianato e industria, il volume indaga anche i persistenti rapporti tra la nascente industria e l'agricoltura, sia per quanto riguarda la figura, anche qui usuale, dell'operaio-contadino, sia per quanto attiene il legame che molti imprenditori industriali ebbero con la terra e per il contributo da essi fornito al miglioramento delle condizioni agrarie in un'ottica talvolta di investimento, altre volte di filantropia.
Poi il turismo, che a Varese ha avuto e continua ad avere un ruolo importante, grazie sia alle sue bellezze paesaggistiche, sia alla numerosa presenza di beni artistici, anch'essa documentata in un apposito capitolo del volume.

11/21/2002

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