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Liberty e tecnologia

I Molini Marzoli di Busto Arsizio: un recupero all'insegna del terziario avanzato.

L'inaugurazione degli immobili della ex Molini Marzoli avvenuta il 4 aprile suggella un intenso lavoro, oltre che politico-amministrativo, di progettazione, di appalto e realizzazione e quindi di attività di cantiere e direzione lavori, durato complessivamente cinque anni circa, finalizzato al recupero e alla riqualificazione di una delle più imponenti fabbriche liberty, certamente la più imponente in Busto Arsizio, anche per il suo affaccio dominante sul viale Cadorna, già sede della ferrovia, alla quale fu allacciata fin dalla sua origine. L'edificazione dei Molini Marzoli risale ai primi anni del secolo; al 1906 secondo una lapide esistente sulla facciata della Palazzina di via A. da Giussano, su progetto dell'Arch. Gambini, ma presumibilmente a firma dell'Ing. Guazzoni, presso lo studio del quale il Gambini prestava allora la sua attività.
E' fra le prime costruzioni in cemento armato della provincia. L'attività molitoria vi si manterrà fino alla metà degli anni settanta.
Sia perchè vincolati dal PRG sia per il loro interesse sotto il profilo storico, artistico e ambientale e dell'archeologia industriale gli immobili vengono acquistati dal Comune nel 1985.
Obiettivo dell'intervento è stato la realizzazione di un vero e proprio centro di ricerca e innovazione, di formazione e sviluppo al servizio dell'attività produttiva.
Esso è stato perseguito puntando su una soluzione razionale e funzionale per le attività da insediare, e adottando un linguaggio figurativo moderno, ma non meno in grado perciò stesso di colloquiare con l'esistente, e di rispettarne e porne in risalto le valenze storiche, architettonico-ambientali, tutelando al contempo, per quanto possibile, gli elementi più significativi di archeologia industriale.
Su tali presupposti vengono insediati:
- il Polo Scientifico Tecnologico nell'edificio Tramogge ed il relativo Incubatore nell'ex Deposito oltre che nel seminterrato degli edifici Molini ed Insacco;
- il Centro di Formazione e Diploma Universitario ad indirizzo Biologico nella palazzina, con la segreteria, la presidenza, gli studi per docenti e le sale riunioni; nell'edificio Insacco con tutte le aule normali e speciali e la biblioteca; nell'edificio a un piano su via A. da Giussano i laboratori di Chimica e Fisica del 1° anno;
- il Centro Tessile Cotoniero sui tre piani (rialzato, primo e secondo) dell'edificio Molino;
- la Sala convegni per 221 posti al piano rialzato e seminterrato dell'edificio Tramogge;
- la mensa nell'edificio sud su due piani (ex stalla e fienile).

L'intervento interessa un'area di circa 9.000 mq., una volumetria di 51.000 mc., una superficie lorda di pavimento di 11.000 mq. e una superficie utile di quasi 9.000 mq. senza considerare i quasi 1.000 mq. degli spazi tecnologici.
Nonostante qualche "sorpresa" si sia riscontrata anche nel nostro intervento, come spesso avviene intervenendo su strutture vetuste per quanto solide esse siano, la realizzazione ha rispecchiato molto fedelmente le previsioni di progetto, così come definita anche a seguito della preziosa collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici della Lombardia.
Se si fa eccezione per il corpo di fabbrica, in stato di grave fatiscenza, realizzato negli anni 26-29 di giunzione fra l'edificio ex Tramogge ed ex Molino, in sostituzione dell'originario portico ad arco, e le due costruzioni minori costituite dai vecchi serbatoi e da quel che restava della ciminiera, tutti gli edifici esistenti vengono conservati, compresa la ex centrale tecnologica. Il restauro, attento e rigoroso, è stato condotto il più possibile nel rispetto e recupero dei materiali, intonaci compresi, e degli elementi costruttivi e decorativi originali.

Quasi tutte le strutture metalliche in ferro battuto esistenti, di chiara impronta liberty, costituenti ringhiere di scale e balconi, mensole di tettoie, inferriate di serramenti esterni, cancellate, ecc. dopo essere state censite, fotografate in scala adeguata, sono state adeguatamente restaurate e riutilizzate il più possibile nelle loro originarie collocazioni o comunque all'interno dell'area di intervento.
Nell'edificio Tramogge è stato enucleato un vero e proprio percorso di archeologia industriale. Attraverso la ribalta posta sul fronte est dello stesso edificio si dà accesso al vano nel quale sono tutt'ora conservate le più importanti apparecchiature con le quali si procedeva all'insilamento del grano prima della sua macinazione. Interna al vano un'esistente scala in cemento armato con un percorso della estensione in altezza equivalente a cinque piani, lungo il quale oltre a muoversi le canalizzazioni di adduzione del grano, si situano apparecchiature varie di controllo e pesatura, raggiunge il piano della coclea, in arretrato sulla copertura dell'edificio, con il quale il grano veniva ripartito nei vari silos sottostanti, oggi rimossi per far spazio ai tre piani a uffici del Polo Scientifico e Tecnologico Lombardo.
Adeguatamente restaurato, sia sotto il profilo edilizio, che delle apparecchiature industriali originarie esistenti, il percorso consente una lettura semplice e lineare del processo produttivo utilizzato fino ai primi anni settanta.

Per fini di archeologia industriale vengono pure conservate al piano rialzato le strutture delle tramogge, nei tronchi di piramide quadrangolare di terminazione dei soprastanti silos rimossi. Con la loro vigorosamente plastica e drammatica espressione spaziale fanno da copertura alla Sala convegni che col foyer va ad occupare il piano rialzato e seminterrato. Una finestra ad oblò consente la lettura delle strutture delle tramogge anche dal vano al piano rialzato di inizio del percorso di archeologia industriale.
Rigorosamente fedeli al progetto sono le realizzazioni dei: - due blocchi di collegamento verticale comprendenti scale, ascensori e montacarichi, plenum per condutture ed impianti e doppi gruppi di servizi igienici, collocati, rispettivamente, uno fra l'edificio Insacco e l'edificio Molino ed uno fra l'edificio Molino e l'edificio Tramogge, in sostituzione della giunzione fatiscente di cui si è già detto. La loro ubicazione è tale da ricaratterizzare per blocchi omogenei il riuso degli edifici esistenti nelle più idonee condizioni di funzionalità e sicurezza;
- lo spazio interrato per il carico e scarico, cui si accede a mezzo di rampa e dal viale. Dallo stesso spazio si accede direttamente ai piani seminterrati degli edifici Insacco, Molino e Tramogge ed alle nuove sottostazioni ricavate come seminterrato alla parte nord del Molino;
- le centrali tecnologiche (termica, di condizionamento e trattamento aria) in una struttura completamente vetrata in arretrato sulla copertura del Molino.
L'andamento dei lavori è stato caratterizzato da almeno tre eventi particolarmente significativi:
a) un rilevante imprevisto che ha riguardato l'edificio ex Tramogge; le sue murature perimetrali in calcestruzzo, a partire dal primo piano in su, si sono rilevate non a norma. L'imprevisto ha comportato l'elaborazione di una nuova ipotesi strutturale e una nuova approvazione da parte della Soprintendenza con la demolizione e ricostruzione in due tempi dalla parte di fabbricato sovrastante il piano rialzato fatta eccezione per la campata di est, in affaccio sul viale Cadorna;
b) l'allestimento, d'intesa col Polo Scientifico e Tecnologico e col Centro Tessile Cotoniero e dell'Abbigliamento di una perizia per l'importo di circa 1,5 miliardi per il potenziamento degli impianti consistente nella realizzazione di: - spazi e impianti per laboratori tecnologici e di chimica richiedenti particolari condizioni di temperatura (+/- 1° grado centigrado) ed umidità relativa (+/- 5%); - gruppi elettrogeni di continuità a garanzia dai rischi di guasti ed interruzioni improvvise di energia; - sdoppiamento di impianti all'interno dell'incubatore per consentire di ospitare un maggior numero di aziende incubate; - attrezzatura della sala Convegni in modo da consentire le tele conferenze;
c) l'inserimento del Diploma Universitario ad indirizzo biologico con la conseguente realizzazione per il primo anno del laboratorio di chimica e di fisica e delle aule computers.
Gli eventi di cui sopra hanno comportato un allungamento dei tempi di realizzazione dell'intervento dagli originali 590 giorni naturali e consecutivi ai 1052 dalla formale ultimazione anche se alcuni immobili sono stati oggetto di consegna anticipata.
Hanno comportato altresì un incremento della spesa complessiva che dagli originali 22.310 miliardi, finanziati per 13.246 miliardi dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale (FERS) dell'Obiettivo 2 - Asse del Sempione - Triennio 94-96 e per 9.064 miliardi dal Comune di Busto Arsizio,ha raggiunto i 26.207 miliardi. La maggior spesa è a carico del Comune fatta eccezione per l'ulteriore contributo di L. 497.095.000 ottenuto sull'importo di perizia per il potenziamento degli impianti tecnologici e di comunicazione dalla Regione Lombardia per il tramite del Distretto Industriale n. 1. Ma forse gli eventi più importanti sono stati l'entusiasmo e la dedizione con i quali hanno lavorato tutti coloro che hanno avuto parte con l'intervento, a cominciare dall'apposito gruppo di lavoro di dipendenti comunali (M. Colombo, P. Albo, R. Brugnoni, E. Boriolo, P. Ghiringhelli, D. Moriggi, S. Tubo, R. Malacrida, E. Vecchia, R. Tizzone), costituito presso il Settore Urbanistica, che ha curato la redazione del progetto architettonico preliminare ed esecutivo, ai componenti l'Associazione Professionale e Società di Ingegneria AI Studio e AI Engineering srl di Torino che con grande competenza hanno curato la parte strutturale (Ing. A. Venturini) e impiantistica (Ing. G. Camussa) prima e la direzione lavori (Ing. P. Erbetta, Geom. G. Piazza) vigorosa e rigorosa poi, all'impresa Barassi Costruzioni Edili di Monza che ha condotto i lavori con dovizia di mezzi e grande perizia, ai suoi consulenti/collaboratori (Ing. D. Fusani), alle sue maestranze e alle ditte subappaltatrici in particolare degli impianti elettrici e fluidomeccanici Madaschi di Gorle (BG) e Aertermica di Brescia.
E' stato come se ci accompagnasse sempre una grande carica emotiva. Proveniva dalla forza espressiva, sobria ma vigorosa di
quegli immobili liberty che crescevano ogni giorno di più, a mano a mano venivano restituite alla loro "originaria" bellezza e infondevano insieme un senso di mistero e speranza. Non resta che augurare che come segno di speranza vengano vissuti anche da tutti coloro che ne fruiranno. C'è tanta esigenza di speranza nel mondo del lavoro e nella città.

06/05/2000

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