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Scalare le Prealpi varesine

Tra gli stupendi panorami prealpini o in palestra per provare il brivido dell'arrampicata.

Nella foto: la falesia del Sasso Ballaro a Leggiuno
Non solo Monte Bianco o Monte Rosa. Non solo Dolomiti. Per scalare una parete dritta a strapiombo nel vuoto, un po' come fanno le lucertole sui muri, e guardare il mondo dall'alto al basso con scorci e visuali uniche non serve andare troppo lontano. Le Prealpi varesine, dal Campo dei Fiori al Monte Orsa, dal Sasso Ballaro alla Valcuvia e alla Valganna, offrono buone possibilità per gli amanti delle arrampicate. Che siano sportive, alpinistiche o libere. Uno sport sano e certamente duro, assolutamente sicuro e alla portata di tutti con un'adeguata preparazione. E che si può compiere con un tetto sopra la testa, prima di provare l'ebbrezza della roccia sotto i piedi e le mani ed essere praticamente in mezzo al cielo.
A Varese e provincia la Fasi, Federazione arrampicata sportiva italiana, e il Cai, Club Alpino italiano, propongono con passione questo sport che sta diventando di anno in anno più popolare. I muri su cui allenarsi al chiuso sono diversi: la società Lezard ("lucertola" in francese, che promuove nel Varesotto l'arrampicata ed è affiliata alla Fasi con sede nazionale a Bologna e 250 società iscritte su tutto il territorio italiano tra cui le più numerose in Lombardia) ne ha due, uno alla palestra di Tradate-Abbiate Guazzone, l'altro alla polisportiva Ginnastica Varesina. Sulle pareti artificiali si imparano i fondamenti per cimentarsi poi sui muri, quelli veri, in mezzo a una natura spesso incontaminata e mozzafiato. Nelle Prealpi varesine gli sportivi possono scegliere di "scalare" unicamente le falesie. Si tratta di scarpate molto ripide, non molto alte in provincia, adatte al genere di arrampicata sportiva: l'obiettivo degli arrampicatori sportivi è il superamento di percorsi su roccia con difficoltà sempre maggiore senza l'ausilio di alcun mezzo artificiale per la progressione.
"Le protezioni in parete, i chiodi o meglio "gli spit" e la corda - spiegano alla Fasi di Bologna - vengono utilizzati esclusivamente per proteggere l'arrampicatore in caso di caduta". Le arrampicate sportive si distinguono quindi dall'arrampicata alpinistica per l'esaltazione del gesto atletico e per la massima sicurezza nell'esecuzione dei movimenti. In pratica, l'arrampicata sportiva è un momento agonistico, un vero e proprio sport di competizione, mentre l'arrampicata alpinista ha come scopo il raggiungimento della vetta in stretta armonia con l'ambiente e la natura, con la conseguente accettazione dell'imponderabile e dei relativi fattori di rischio oggettivi. "Sono due "filosofie" diverse - spiega Gianfranco Ranzato, responsabile della Lezard e consigliere e formatore della Fasi -, con due obiettivi diversi, l'uno sportivo, l'altro di superare le difficoltà e raggiungere la vetta. Negli ultimi anni, però, gli alpinisti puri si avvicinano, negli allenamenti, agli arrampicatori sportivi per il miglioramento delle capacità atletiche". In effetti, sia gli impianti indoor sia le falesie, stanno diventando terreno abituale di allenamento anche per gli alpinisti. La prima competizione internazionale di questo sport relativamente giovane, che anche nel Varesotto sta crescendo, si è svolta proprio in Italia, a Bardonecchia, nel 1985. "Questa disciplina - spiegano alla Fasi di Bologna - è nata sulle rocce naturali ed ha quindi lontane origini alpinistiche. In seguito, non necessitando le grandi pareti di montagna, si è diffusa e sviluppata sulle numerose falesie, specie di fondovalle, trascurate dagli alpinisti ed invece attrezzate e valorizzate da questi nuovi climbers". Le pareti adatte ad arrampicatori sportivi sono tutte protette, con una serie di "accessori" utili alla salita. E' garantita, insomma, la massima sicurezza, con catene di ancoraggio lungo la via e a fine via. Oltre che sulle falesie, ci si può cimentare su pareti artificiali, indoor come i muri nelle palestre di Tradate e Varese (alla Fasi si sta affiliando anche una palestra di Busto Arsizio), o outdoor (ci sono muri a Tradate, Malnate, Brebbia). Pareti particolari sono poi i boulder, massi attrezzati per la salita senza corde, con alla base grossi materassi di protezione. Le falesie delle Prealpi varesine sono adatte per lo più alle arrampicate sportive: tutti i percorsi di arrampicata sportiva, come spiegano alla Fasi, "sono attrezzati con chiodi a espansione, i cosiddetti spit, e piastrine sui quali l'atleta aggancia i suoi rinvii in cui viene fatta passare la corda". La presenza di questi agganci garantisce sicurezza lungo tutta la via. Il Campo dei Fiori (altezza 1.000 metri, con 100 tiri) è invece perfetto anche per le arrampicate alpinistiche. Anzi. La palestra del Campo dei Fiori nasce per gli alpinisti: qui, a differenza di altre falesie, resistono i vecchi chiodi per alpinisti, e non gli spit per arrampicatori. "Inutile descrivere - spiega Giovanni Pagnoncelli, varesino esperto di arrampicata e collaboratore di www.gomountain.com sito di settore - le diatribe succedute e all'ordine del giorno tra promotori dello spit e conservatori del chiodo. E' nato bellissimo itinerario sportivo anche al Campo, ma sarà sempre lontano dal definirsi una falesia da climberoni, per lo più frequentata da nostalgici, simpatizzanti, estimatori di una certa etica o aspiranti alpinisti intenzionati a farsi le ossa su itinerari "alpinistici" tra i 15 e i 60 metri". Nel dettaglio, le località frequentate dagli arrampicatori sono Sangiano (300 metri), San Martino (1.000 metri), Cassano Valcuvia (300 metri), Brezzo di Bedero (300 metri), Valganna (300 metri), Monte Orsa (950 metri), Sasso Ballaro-Leggiuno (100 metri, Cuvignone (800 metri), Maccagno (100 metri, di roccia gneis) Montallegro-Induno Olona (400 metri).
Tommaso Salvadori, arrampicatore e frequentatore della palestra Cai di Sesto Calende e di Varano Borghi, racconta la "scalata" di Leggiuno, con un panorama da brivido (l'Eremo di Santa Caterina è due passi dalla falesia): "Le vie sono belle e varie, prevalentemente verticali e tecniche. L'arrampicata a vista può spesso risultare difficoltosa per la presenza di passaggi di blocco che richiedono intuizione e forza nelle dita. La roccia è un bel calcare lavorato, caratterizzato da fasce e concrezioni di selce in rilievo, ma non mancano tacche, buchi, lame, svasi e canne. L'altezza varia dai 10 ai 25 metri: bastano quindi una corda da 50 metri e 12 rinvii. La falesia essendo vicina al lago Maggiore ed esposta a sud-ovest gode di un clima mite che consente di arrampicare tutto l'anno ad eccezione dei mesi più caldi".
L'arrampicata, sportiva e alpinista, è uno sport che si può intraprendere sin da piccoli "Nel Varesotto - precisa ancora Ranzato - sono circa 450 gli appassionati della disciplina, legati alla Fasi, che si allenano sui muri artificiali in palestra e poi si arrampicano all'aperto. Ogni anno organizziamo corsi per i più piccoli: abbiamo circa 120 allievi tra Varese e Tradate. Si può iniziare l'arrampicata sotto forma di "gioco arrampicata" a partire dai cinque anni. La formazione è molto importante: la Fasi investe molto in questo, con corsi che preparano adeguatamente gli istruttori".

06/10/2004

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