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Il verde che profuma

Itinerario di fine primavera a Villa della Porta Bozzolo alla scoperta della flora dipinta del Settecento e quella aromatica ed officinale dei nostri giorni. Fra passato d'arte e presente produttivo.

"La fioritura vostra è troppo breve, o rosei peschi, o gracili albicocchi nudi sotto i bei petali di neve" scriveva un secolo fa Ada Negri, dimenticata poetessa milanese che soggiornò anche nell'alto Varesotto, nella sua "Fiorita di marzo". In freschi endecasillabi di terzine dantesche coglieva l'immagine dei fiori di primavera, pronti a cadere al primo soffio di vento, per farne una metafora struggente della giovinezza che subito viene, ma in fretta corre anche via. Proprio per fissare nel tempo la straordinaria bellezza di forme e di colori della vegetazione fiorita, l'infinita varietà di flora ha sempre rappresentato un soggetto privilegiato di pittori e decoratori. sulle soglie ormai dell'estate e quindi al culmine dell'esplosione floreale, vi proponiamo un itinerario fra lago e campagna davvero originale, mutuandolo liberamente da una proposta per le scuole varata di recente dalla Provincia in collaborazione con il Fondo per l'ambiente italiano.

L'ESPLOSIONE FLOREALE DI VILLA DELLA PORTA BOZZOLO A CASALZUIGNO
Notissimo, quindici anni dopo la sua apertura al pubblico, è lo scrigno architettonico di Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno; edificato sulla metà del Cinquecento dal nobile Giroldino Della Porta su una estesa proprietà rurale per farne la sua residenza di campagna, ampliato fra Sei e Settecento secondo i modi della scenografia barocca, ha conservato nei secoli l'impronta originaria di centro agricolo-residenziale dalle linee semplici e classicheggianti. Meno nota, invece, è la febbre decorativa che si sviluppò in quest'angolo assolato di Valcuvia in pieno XVIII secolo, uscito in parte dalla scuola del Magatti, in parte del Ronchelli. Porte, sguinci, pareti, soffitti a cassettoni richiamano all'interno della Villa l'esplosione floreale che la circonda e ne fa un tutt'uno armonico e leggiadro che gli storici dell'arte giudicano "uno dei cicli decorativi per sofisticati e unitari del Settecento lombardo".

FIORI, GHIRLANDE E PUTTI SVOLAZZANTI
"Tutte le finestre delle semplici facciate vennero arricchite da pompose cornici dipinte con frontoni spezzati da conchiglie o mazzi di fiori; sui timpani, sotto il portico, si collocò una serie di busti classici sotto i quali si infilano variopinte ghirlande di rose, margherite e peonie..." scrivono gli esperti del Fai. E così il grande salone centrale al pian terreno ("fiori, ghirlande e putti svolazzanti, mentre gli scuri interni delle finestre venivano dipinti a tempera con miriadi di petali e piccoli fiori di campo"), la galleria del piano superiore ("dove le nicchie popolate di statue e le balaustre traforate in cui si infilano erbe e fiori richiamano senz'altro alla mente il gioiello di questo complesso monumentale: il giardino"), le stesse porte del piano nobile ("con grandi vasi di fiori, putti sorridenti inghirlandati o più fantasiose invenzioni, in grado comunque di fare spazio alle consuete, variopinte composizioni di fiori freschi").

DRAGONCELLO E MAGGIORANA TRA I BOSCHI DELLA VALCUVIA E IL LAGO MAGGIORE
Lasciata la Villa non senza rimpianti, specie se la bella giornata inviterà ad indugiare lungo i viali alberati, nel parterre fiorito o sopra i sentieri che risalgono la prospettiva boscosa, passiamo in breve tempo in un'azienda agricola, la Mirasole di Laveno (vedi box), che alle rose e alle peonie dipinte sostituisce le salvie e i rosmarini, i dragoncelli e le maggiorane, i timi e i cerfogli che costituiscono il valore aggiunto di pietanze che vanno riscoprendo i gusti e le proprietà salutari d'un tempo. Così anche all'azienda agricola Terra Libera di Azzio, in via Campi Lunghi, specializzata in piante officinali o alla cooperativa sociale Solidarietà '90, che produce anch'essa piante officinali e ortaggi in località Pradaccio di Laveno. Essenze vive, che se debbono perciò chinare il capo alla legge invariabile del morire (ma per rinascere ad ogni primavera), hanno il pregio di donare il profumo e il sapore che i loro lontani parenti di Villa Bozzolo non possono certo vantare.


Dal miele al prosciutto, dai formaggi al dolce, le specialità del Varesotto

"Turismo enogastronomico in provincia di Varese" è il titolo di una brochure fresca di stampa che Land of Tourism, il consorzio istituito da Provincia e Camera di Commercio, ha di recente pubblicato come contributo "alla scoperta dei sapori nella terra dei laghi". Sette itinerari (ma altri seguiranno a breve) alla ricerca del gusto in una provincia che certo è poco nota sotto questo aspetto, ma dove le istituzioni si sono impegnate a far apprezzare particolari prodotti di nicchia.
Per rimanere nell'ambito territoriale che ci interessa in queste pagine, citiamo almeno il miele (11mila alveari stanziali, 450 addetti, 350mila chili l'anno, 1 milione e 800mila euro come giro d'affari) di cui la provincia detiene il primato nazionale nella produzione di quello d'acacia, il più diffuso; colline del Lago Maggiore e Valcuvia, baciate dal sole e protette dal vento, ricche di prati e di boschi di robinia, presentano una vocazione eccellente per produrre il prezioso nettare.
Sugli alpeggi di Casere, fra Cittiglio e Laveno, di Duno e del Luinese sono tornati da qualche anno gli allevamenti caprini, dove prevalgono la Camosciata delle Alpi e la Nera di Verzasca, specie ottime dalle quali si ricavano la formaggella (prossima ad ottenere la Denominazione di origine protetta), caprini freschi in genere e il "violino di capra", un prosciutto crudo di sapore deciso.
Infine citiamo i "Brutti e Buoni", specialità dolciaria di Gavirate creata nel 1878 dal pasticcere Costantino Veniani semplicemente mescolando albume, mandorle dolci, zucchero. Brutti nella forma, perché prodotti artigianalmente, ma buonissimi nella loro croccante consistenza.

Una ristorazione alternativa, fra grotti e agriturismi

Ristoranti, per tutti i gusti e tutte le tasche, e pizzerie certo non mancano in una zona turisticamente dotata come quella compresa fra Valcuvia e Verbano. Ma si può anche scegliere l'alternativa di locali magari più modesti nella presentazione, che però brillano di luce propria perché privilegiano il rapporto qualitativo fra produttore e consumatore oppure perché fortemente radicati nel tessuto storico locale. E' il caso, per esempio, dell'azienda agrituristica Mirasole, che in via dei Tigli 23 a Laveno - tel. 0332-626358, propone una tavola semplice apparecchiata con prodotti che provengono dalla zona, dai salumi ai caprini alle insalate biologiche. Tradizione tipica della zona a confine tra Varesotto e Canton Ticino è invece quella del "grotto" o "crotto", ambienti caratteristici prossimi alle osterie, localizzati in ambienti rustici talvolta un po' fuorimano, capaci di offrire una cucina genuina e senza fronzoli. E' il caso del grotto Sant'Anna, nella via omonima di Cuveglio (0332 624526, chiuso il lunedì), che offre a 30-40 euro una cucina regionale tipica dal forte accento locale (ottime le tagliate) in un contesto ambientale d'altri tempi. In tutti i casi è vivamente consigliata la prenotazione.

06/17/2005

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