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Un sogno su due ruote

Relazioni storiche, testimonianze di progettisti e piloti, suggestive immagini di filmati d'epoca: tutto in un convegno organizzato dall'Archivio del Cinema industriale dell'Università Cattaneo per ricordare e rilanciare la tradizione italiana delle due ruote.


Da quando novant'anni fa, nel maggio 1914, si svolse il primo circuito motociclistico d'Italia, l'industria della moto ha conosciuto man mano sviluppi sempre più importanti. E dire che all'inizio l'Italia non sembrava destinata a svolgere un ruolo rilevante in questo genere di prodotto, dato che contavamo poche aziende e pressoché tutte a uno stadio artigianale. Importavamo gran parte delle moto che circolavano nel nostro Paese dall'Inghilterra, dalla Germania e dagli Stati Uniti. E così continuò ad avvenire per lo più, sino alla metà degli anni Trenta, nonostante i successi ottenuti dai piloti di alcune case italiane in varie gare di velocità e di regolarità. Quel che non consentiva una maggiore diffusione della produzione nazionale erano il basso potere d'acquisto della popolazione, l'alto prezzo del carburante, la mano pesante del fisco, oltre alla polvere e alle buche che infestavano molte strade italiane.
A segnare una svolta furono un decreto del 1933 che abolì l'obbligo della patente per la guida dei motocicli (tanto più che questo provvedimento rimase in vigore sino al 1959) e un flusso di commesse pubbliche. Sta di fatto che da allora, grazie anche al regime protezionistico, l'industria motociclistica italiana (attiva soprattutto in Lombardia e in Emilia) si attrezzò in modo più consistente, almeno fino a quando lo scoppio della seconda guerra mondiale non interruppe bruscamente il suo decollo. Ma intanto s'era venuto formando un patrimonio di cognizioni e di esperienze, di attitudini pratiche e di applicazioni tecniche, che si rivelò prezioso nell'immediato dopoguerra.
Di fatto, negli anni Cinquanta gli italiani passarono dalla bici agli scooter e alle motociclette, prima di approdare nel successivo decennio alle quattro ruote. Fin dal 1951, grazie ai sensibili progressi avvenuti nella produzione di esemplari a prezzi più accessibili, si giunse a superare il milione di unità circolanti, un traguardo che sino a poco tempo prima sembrava ancora molto lontano. E ciò concorse all'avvio nel nostro Paese della motorizzazione di massa.
In pratica, le imprese della moto e dell'auto, pur in competizione fra loro, contribuiranno non solo a familiarizzare gli italiani con l'uso dei mezzi di trasporto privati, ma anche alla crescita complessiva delle nostre esportazioni. Allo stesso modo, tanto gli assi del volante quanto i campioni in sella alle moto faranno conoscere le principali marche italiane un po' dovunque nel mondo, grazie a una sequenza pressoché ininterrotta di successi riportati in prestigiose gare internazionali.
D'altra parte, se l'industria motoristica (sviluppatasi anche in Veneto) seppe conquistare posizioni d'avanguardia, ciò si dovette innanzitutto ai considerevoli progressi compiuti sia nella realizzazione di nuovi modelli di diversa cilindrata che nell'organizzazione aziendale e nelle strategie di mercato. Tuttavia, dagli anni Sessanta in avanti essa dovette affrontare la concorrenza sempre più agguerrita delle imprese giapponesi, oltre che di quelle tedesche.
Non sono perciò mancati, da allora, momenti particolarmente difficili. Negli ultimi anni, poi, si è avuto a che fare anche con una bassa congiuntura economica. Ma, è notizia di questi giorni, si sta delineando ora una fase di ripresa sul mercato: alcune imprese sono tornate a puntare su nuove opportunità di mercato e altre sono sulla buona via nel risanamento dei loro conti.
C'è dunque da sperare che la nostra industria raggiunga presto ulteriori brillanti risultati. È con questo augurio che nel Convegno svoltosi il 25 maggio all'Università Cattaneo-LIUC, per iniziativa dell'Archivio del cinema industriale e della comunicazione d'impresa, sono state rievocate (con una serie di relazioni storiche e le testimonianze di alcuni progettisti e piloti, nonché con le suggestive immagini di vari filmati d'epoca) le tappe fondamentali susseguitesi nell'evoluzione del motociclismo italiano e l'opera delle aziende e degli imprenditori che ne sono stati protagonisti a vario titolo.

Cos'è l'Archivio del Cinema Industriale

L'Archivio del Cinema Industriale e della Comunicazione d'Impresa è un'associazione senza scopo di lucro promossa nel 1998 dall'Università Cattaneo-LIUC e da Confindustria a cui ha aderito, nel 2000, come socio, il Centro studi per la documentazione storica ed economica dell'impresa. L'Archivio ha come proprio oggetto di interesse il materiale audiovisivo prodotto da e per le imprese italiane per le più diverse finalità: pubblicità, formazione, comunicazione interna, ecc. Si tratta di un tipo di comunicazione di cui solo recentemente si è compreso il valore storico, la cui "immediatezza" costituisce un indubbio elemento di fascino. L'Archivio, unico in Europa, è una struttura di ricerca specializzata nella catalogazione, raccolta, conservazione e studio di questo tipo di documenti, in modo da dare un contributo importante all'affermazione e alla diffusione di una matura cultura industriale nel nostro paese. L'Archivio opera attraverso la propria mediateca, costantemente aggiornata, con attività nel campo didattico e ella formazione, attraverso l'organizzazione di convegni e la produzione di strumenti divulgativi audiovisivi e multimediali.
Organizza periodicamente le "Giornate del Cinema industriale": prima di quella dedicata all'industria della motocicletta, sono state organizzate Giornate rivolte all'industria alimentare, a quella della produzione di energia elettrica e a quella automobilistica (Fiat e Alfa Romeo).

Paolo Lamberti confermato presidente della LIUC

Il Consiglio di Amministrazione dell'Università LIUC ha confermato Paolo Lamberti nella carica di Presidente. Paolo Lamberti ha ricoperto tale carica dal luglio 2000 succedendo ad Antonio Bulgheroni. Lamberti è stato tra i protagonisti della fondazione dell'Università Cattaneo. In particolare, ha sempre fatto parte del ristretto comitato organizzativo che ha avuto il compiuto di coordinare l'attività degli altri comitati - promotore, scientifico, finanziario e architettonico - insediati nel 1989 dall'Unione degli Industriali della Provincia di Varese per mettere a punto il complesso progetto della nuova Università.
Lamberti ha poi presieduto l'"Associazione per il LIUC", il soggetto giuridico che ha agito come braccio operativo dell'Unione Industriali per realizzare il progetto e che ha, in particolare, provveduto a presentare il progetto medesimo al Ministero dell'Università al fine di conseguire il riconoscimento istituzionale dell'Ateneo.

06/10/2004

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