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Il clima del Varesotto all'epoca del Saltriosauro

Il clima del Varesotto all'epoca del Saltriosauro

ricostruzione artistica del Saltriosauro (Disegno di Fabio Fogliazza, Museo di Storia Naturale di Milano)E' l'alba.
Sorge il sole su un
basso e calmo braccio di mare che s'insinua in una stretta insenatura tra due sottili lingue di terra.
Pochi metri all'interno una calda brezza fa stormire la fitta boscaglia composta di lussureggianti felci arboree, araucarie, mentre ancora più all'interno su questa bassa terra che emerge dall'acqua si estendono boschi di cipressi e di abeti.
Ovunque regna un silenzio magico, rotto solo dal ronzio di nugoli d'insetti alati. Nuvole di vapore si sollevano da una palude salmastra, dalla quale spuntano giganteschi equiseti, accompagnati da strane piante, tozze dal tronco contorto, diviso in due da una ramificazione dalla quale spuntano grappoli di piccoli fiori, anch'essi strani, privi di calice e corolla.


Nei bassi fondali marini, che un sole implacabile comincia a riscaldare, nuotano ammoniti di svariatissime forme e colori, nautili, gasteropodi, accanto a primitivi calamari.
Sui bassi fondali sabbiosi giacciono ricci, stelle e gigli di mare.

Poco più al largo banchi di corallo offrono dimora e fonte di cibo a pesci dai colori smaglianti, che nuotano accanto a pesci ossei abbastanza primitivi, dalle robuste scaglie lucenti. Squali e razze volteggiano nella distesa liquida appena riscaldata
da un sole che si fa sempre più caldo, alla ricerca di prede.

D'un tratto questo paesaggio da “paradiso terrestre” è sconvolto dai tonfi pesanti di un corpo che sposta una mole di una tonnellata e mezza tra la vegetazione e si affaccia annusando l'aria dalla sua imponente altezza di oltre 4 metri: un dinosauro!

Non è l'inizio di un'edizione riveduta e corretta di “Giurassic Park”, ma la descrizione, avvalorata dai reperti fossili, di come si doveva presentare il Varesotto all'alba di un mattino qualunque di 200 milioni d'anni fa.
Le “strane piante” sopra descritte, oggi estinte, erano “Bennettitali”, antenate delle moderne piante con fiori.
Il dinosauro, lungo otto metri, è stato battezzato con il nome provvisorio di “Saltriosauro”, una specie nuova, ancora da inquadrare nell'ampio panorama dei dinosauri del Giurassico inferiore.

Blocco di calcare contenente ammoniti e pecten (Foto Osservatorio Schiaparelli)Fu scoperto quattro anni fa nella Cava Salnova di Saltrio, ma fu annunciato pubblicamente solo nel novembre scorso, dopo lunghe e faticose operazioni di ripulitura e ricostruzione. Poiché di specie nuova si tratta, di lui si conosce molto poco, tranne l'epoca in cui visse: negli stessi blocchi calcarei sono stati trovati i preziosi “fossili guida” che forniscono una datazione molto attendibile agli altri reperti ritrovati.
La scoperta di questo formidabile “reperto” ha permesso di gettare nuova luce sull'aspetto morfologico e climatico del Varesotto di 200 milioni d'anni fa, perché questo grosso carnivoro segnala la necessità d'ampie terre emerse quale terreno di caccia.
Quindi, non atolli corallini di piccole dimensioni, come si supponeva prima della sua scoperta, ma ampie aree continentali ben più vaste, circondate da insenature e golfi, colonizzate da erbivori di dimensioni più modeste, prede ambite del Saltriosauro.

Il quadro climatico che se ne ricava è quello di una vasta laguna tropicale.
Il clima di tutto il pianeta nel Giurassico inferiore era molto più caldo; la Terra non aveva calotte polari e i livelli degli oceani erano più alti di svariati metri.
La vecchia Pangea (unico continente), che riuniva tutte le terre emerse circondate dal grande oceano (Pantalassa), era già in avanzata fase di separazione: America del Nord ed Eurasia costituivano ancora un formidabile blocco comune, la Laurasia, collegato da un ponte di terra in corrispondenza dell'attuale Gibilterra, al Gondwana, a sua volta costituito da America del Sud e Africa fuse assieme.

Recupero dei resti del dinosauro nella cava di Saltrio (Foto Giovanni Pasini)E il Varesotto? Era sommerso sotto la Tetide, quel mare primitivo che occupava non solo l'areale dell'attuale Mediterraneo, ma anche gran parte dell'Italia e si insinuava, quale profondo golfo frastagliato, tra i due poderosi blocchi continentali.

A chi non bastasse quanto sopra descritto un'ultima informazione: all'Osservatorio di Campo dei Fiori sono esposti due blocchi calcarei che contengono i resti fossili di ammoniti e bivalvi, blocchi rinvenuti nel luglio 1963 durante gli scavi preliminari alla costruzione del basamento del telescopio di levante, che sarebbe stato installato nel tardo autunno 1964 a vetta Paradiso, sulla sommità del Massiccio.
Ma perché questi blocchi di rocce carbonatiche proprio lassù? Perché il Campo dei Fiori, che ora si eleva a 1226 metri di altezza, 160 milioni di anni fa era parte del fondale della Tetide…

Oggi abbiamo realizzato uno dei maggiori Osservatori Astronomici popolari d'Europa là dove esisteva un rigoglioso ecosistema marino.

01/18/2001

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