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Monteviasco: una scala per salire in cielo

1450 gradini per raggiungere il centro abitato più a nord della provincia, fra case di pietra e un mare di verde che corre fino al lago.

Sono quindici anni che la piccola funivia fa la spola dai 500 metri d'altitudine del fondovalle ai 670 del paese, ma Monteviasco continua a rimanere per tutti "il paese dei gradini": per la precisione 1450. Una lunga, ombrosa scala che s'inerpica fra boschi di castagni, qualche pascolo residuo, scorci panoramici sulla Val Veddasca e la Val Dumentina, pezzi di cielo ritagliati tra un cono d'ombra e l'altro, incuneati nell'ultimo lembo di Varesotto tra la sponda piemontese e il Malcantone del Ticino. E se il turismo frettoloso della domenica approfitta del mezzo meccanico di risalita, che in soli cinque minuti scarica a monte una decina di persone alla volta, chi ama davvero la montagna imbocca senza tentennamenti la carrareccia che si diparte diritta davanti al parcheggio, supera il ponte sul torrente Giona e piega subito dopo a destra imboccando il sentiero lastricato, ben tenuto, a gradini più o meno ampi ma sempre modesti in altezza e generosi in profondità (dicono abbiano la dimensione ideale per farci camminare un mulo, l'unico mezzo di trasporto quattro secoli fa, quando la leggenda vuole sia stato fondato il paese).
QUATTRO SOLDATI E UNA LEGGENDA
Comincia qui un'avventura quasi fuori dal mondo, sospesa fra terra, cielo e lago, capace di ridestare sentimenti nascosti e desideri assopiti. A pochi minuti d'auto dal traffico urbano, ma dove il silenzio è un re incontrastato e la natura del bosco (che non manca di animali ricordati quasi in cima alla salita da un apposito pannello esplicativo) è la sua regina, fedele e discreta. Se un buon camminatore copre il percorso in quaranta minuti, chi sceglie la calma ha modo di fermarsi mille volte ad osservare il paesaggio e ripensare ai quattro soldati di stanza a Milano durante la dominazione spagnola del Seicento che, stanchi di marce forzate e ordini cui chinare il capo, tagliarono la corda e, rapite altrettante fanciulle del vicino abitato di Biegno, si stabilirono lassù facendo perdere le loro tracce. Così vuole la leggenda, ma un documento ritrovato in Cantone Ticino parla di una lite per un possesso di pascoli con una data ben più antica, il 18 luglio 1221.
UNA TAVOLOZZA VERDE E BLU
Passo dopo passo la fatica aumenta, ma lo sguardo spazia sempre più lontano e lo spirito ne guadagna: dapprima sono i tetti di Piero, minuscolo borgo dove trovare del buon formaggio di capra, erbe aromatiche e uno splendido miele millefiori (ricordatevene, quando tornerete indietro: la deviazione dal ponte sul Gioia costa solo cinque minuti in più!); poi i paesi accoccolati sull'altro versante della valle, Armio, Lozzo, Biegno; infine l'angolo di Verbano fra Cannero e Cannobio, un luccicore abbagliante, ora bianco ora blu, come una pennellata lucente sulla tavolozza verde del bosco. E finalmente, annunziato dal Santuario della Serta, ecco Monteviasco, dove la passeggiata finisce oppure, per altri versi, può invece cominciare: venti abitanti per un grumo di pietre e legno foggiate a case, a muretti, a ballatoi, a pavimentazione per le strette viuzze che, spinte al loro margine estremo, finiscono tutte (sarà un caso?) per incontrarsi al cimitero. Minuscolo come il paese, naturalmente, al quale fa quasi da cappello. Il cuore può finalmente riposare (ma per gli ardimentosi ci sono il pascolo ancora più su o il sentiero che in un'oretta taglia a mezza costa il Monte Magino e giunge a Curiglia, sede comunale, da dove in un'altra mezz'ora si torna al parcheggio) e dare un senso alla fatica: simbolo della condizione umana, metafora dell'esistenza che può riposare solo dopo essersi impegnata nel dare un senso a sé e alla fatica stessa.
Riscopriamo i Mulini di Piero

Con 415mila euro, pari ad un quarto del ristorno dei frontalieri, la Provincia si è impegnata nell’aprile scorso a recuperare e valorizzare l’antico nucleo di Piero (con Monteviasco parte del comune di Curiglia), che negli Anni Sessanta e Settanta del secolo scorso ha rischiato di essere abbandonato per sempre (non esiste neppure sulle carte turistiche del Touring Club Italiano e sulla rubrica telefonica), ma che ora invece conosce un interessante ripopolamento. Il progetto prevede la realizzazione di un Museo Etnografico in località Mulini, dove sopravvive un interessantissimo esempio di ruote per la macina dei cereali azionate dall’acqua del torrente Giona e la creazione di un Ostello con lo scopo di incentivare il turismo culturale in una zona integra dal punto di vista naturalistico e tutta da scoprire sotto il profilo della storia e delle tradizioni delle genti di montagna.
Altri investimenti nel settore turistico riguarderanno nel giro d’un paio d’anni e sempre in zona il rilancio di Monteviasco come luogo di villeggiatura e dell’unica stazione sciistica per lo sci alpino esistente nell’intero Varesotto, quella alla Forcora.
Il formaggio della Nera di Verzasca
Una portata di salumi nostrani, lo spezzatino d'asino, la formaggella del luinese (prossima a conquistare il marchio DOP), un buon bicchiere di rosso e l'immancabile fetta di polenta: è semplice e genuina la proposta gastronomica della Val Veddasca, ben diversa da quella del lago sebbene il Maggiore disti solo qualche chilometro in linea d'aria (un esempio: manca del tutto il pesce, sostituito dal formaggio di capra fornito dalla Nera di Verzasca, una razza autoctona di cui è in corso da qualche anno la riscoperta in termini di allevamento).
Proprio nel mezzo di Monteviasco, a due passi dalla chiesa (a proposito: la messa è ogni domenica pomeriggio) è il ristorante "U Barchet", due piccoli locali dove l'intimità è di certo una virtù, non un limite, e si può trovare aperto tutto l'anno (visto il limitato numero di posti è meglio prenotare, specie le domenica d'estate: 0332-568.402).
Nell'abitato di Piero, cinque minuti dalla stazione della funivia (per gli orari telefonare in Comune allo 0332-568.522) vi sono due aziende agrituristiche dove la genuinità è di casa: Il Tasso (0332-568.481) e Kedo (0332-568.501): qui c'è anche la possibilità di pernottare.

05/29/2003

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