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Unione degli Industriali della Provincia di Varese
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Una filiera dalla fibra forte

"Grow up": una serie di azioni dell'Unione Industriali per sostenere il tessile in provincia di Varese. Obiettivo: preservare la filiera, valorizzando le qualità intrinseche della produzione locale.

Una strategia in sei mosse per salvare un patrimonio made in Varese, quello della filiera del tessile abbigliamento che va dalla filatura alla tessitura, per passare poi alla nobilitazione con finissaggi, tintorie, e stamperie e per finire con la confezione dei capi di abbigliamento. E' questo che ancora oggi avviene nei capannoni di cui è disseminato il Varesotto, nel raggio di pochi chilometri, compresa quella Valle dell'Olona dove affonda le radici questo settore che ha in sé un carico di conoscenza, di esperienza, di tecnologia e di professionalità accumulato in due secoli di storia industriale. E' per questo che l'Unione degli Industriali della Provincia di Varese ha messo in campo il progetto "Grow up" per accelerare il recupero di competitività delle imprese del settore di fronte alla minaccia di concorrenti che puntano tutto su bassi costi di produzione. La risposta? Puntare al rialzo della qualità con un mix fatto di nuove tecnologie, investimenti, tutela ambientale e formazione professionale alla cui base occorre però un ingrediente unico: la capacità di fare sistema da parte delle imprese. I dati sull'ingresso in Europa dei prodotti tessili made in China, se pur relativi solo al primo mese del monitoraggio, mettono in rilievo un crescente numero di richieste di licenze per le importazioni. In altre parole, anche se è presto per lanciare un grido di allarme, è evidente che le premesse non sono delle migliori per le produzioni tessili locali: la Cina è alle porte e bussa prepotentemente per entrare con la sua merce a buon mercato.
da sinistra Mauro Cavelli, Laura Porrini, Davide Cova, presidenti dei gruppi merceologici tessiture-filature, maglie-calze-abbigliamento e tintorie-stamperie-finissaggi tessili dell'Unione Industriali"Con questa proposta - spiega il presidente dell'Unione industriali, Alberto Ribolla - intendiamo dare il via ad iniziative immediatamente cantierabili. Altre iniziative, come quelle volte alla riduzione del costo del lavoro, a una minore pressione fiscale, a un minor costo dell'energia, restano comunque una nostra prerogativa come organizzazione di rappresentanza del sistema produttivo: ma sono iniziative che rimandano a decisioni del mondo politico". A tutto ciò si è pensato di affiancare invece una proposta che possa essere attuata concretamente e in modo diretto dalle imprese, senza la necessità di attendere decisioni dall'alto. Ma il Presidente avverte anche: "tutto quanto è delineato nella strategia presuppone anche una forte spinta aggregativa da parte delle imprese alla ricerca di masse critiche adeguate alla complessità dei problemi".
Ecco allora che la prima mossa dell'Unione industriali è quella di dare supporto alla penetrazione commerciale e industriale nei paesi emergenti, con particolare riferimento alla logistica, alla distribuzione, alla vendita. Da mercato di conquista, insomma, occorre diventare conquistatori senza farsi intimidire dalle difficoltà che si possono trovare quando si sbarca in un paese straniero. La missione dell'Unione industriali è in questo caso quella di aiutare le imprese a conquistare nuovi mercati che, a prima vista, possono apparire non agevoli per imprese di dimensioni contenute e dove non è facile muoversi da soli. Paesi dell'est europeo, dalla Polonia, alla Repubblica Ceca, alla Slovacchia, alla Russia, all'Ungheria, ma non solo. L'idea, infatti, è anche quella di andare proprio in casa del concorrente anche più agguerrito e cercare di far breccia nei mercati asiatici che hanno sistemi distributivi molto chiusi. Per fare ciò la testa di ponte sarà rappresentata dall'Area Internazionalizzazione dell'Unione Industriali, con il supporto di Provex, il consorzio export-import, forte di una trentennale esperienza in materia. Un'altra area di intervento prioritaria è quella della tutela e del rafforzamento dell'immagine. Il fatto che il consumatore sia consapevole di ciò che indossa non è assolutamente scontato: chi di noi conosce esattamente cosa sta dietro al suo cappotto o al suo bikini? Eppure si tratta di una consapevolezza che non dovrebbe avere scarsa importanza, soprattutto quando si apre il portafoglio al momento dell'acquisto. Difendere marchio, modello, design e autotutelarsi dalla contraffazione, sono elementi sempre più decisivi in un mercato globale in cui la contraffazione e la merce bollata nel linguaggio comune come "taroccata" troppo spesso la fanno da padrone.
Che fare in questo caso? Sicuramente, da una parte, occorre aiutare le imprese a valorizzazione e difendere il marchio individuale, ma al tempo stesso l'Unione industriali suggerisce di puntare sulle imprese varesine in forma di distretto, capaci di mettere sul mercato un prodotto che ha in sé una marcia in più. Di ciò si occuperanno tre aree operative dell'Unione: Legislazione Industriale, Internazionalizzazione, Comunicazione e Immagine.
Ma la rimonta non può prescindere anche da una spinta verso nuove tecnologie, che mirino, per quanto riguarda il prodotto, su fibre innovative, andando ad attingere da altri settori di cui il nostro territorio è ricco. Un esempio? Tessuti tecnici, iper specialistici sono una nicchia di mercato dove vi è ancora molto da esplorare e dove le collaborazioni con altri comparti produttivi possono dare frutti interessanti. Ma l'innovazione deve anche riguardare i processi produttivi, con l'attenzione all'automazione della logistica, a sistemi innovativi di nobilitazione e finissaggio. Sarà quindi molto importante stabilire o rinnovare rapporti con Centri tecnologici di eccellenza che pur sono già attivi e presenti in provincia di Varese, così come decisiva sarà anche l'implementazione dell'Information & Communication Technology e nuovi modelli in campo energetico dovranno essere esplorati. Non va infatti dimenticato che l'impresa tessile con i suoi telai è uno dei settori maggiormente "energivori" e che la possibilità di un taglio del costo energetico rappresenta anche la possibilità di incidere anche sul costo finale del prodotto rendendolo più competitivo. In questo faranno da supporto alle imprese le Aree operative della Ricerca e Innovazione, dei Sistemi Informativi e dell'Ambiente.
Ma l'innovazione, si sa, ha dei costi e per questo il quarto tassello della strategia è rappresentato dall'area Finanza e Agevolazioni industriali dell'Unione Industriali, chiamata in causa la fine di reperire risorse dirette a traghettare il settore in questa particolare congiuntura. Promuovere strumenti finanziari innovativi, ma anche ammodernare quelli già presenti, favorendo le aggregazioni delle imprese e contribuendo allo sfruttamento intensivo delle opportunità normative esistenti, con particolare attenzione all'internazionalizzazione, all'innovazione ed alla patrimonializzazione delle imprese. Il ritmo dell'innovazione, per le imprese del settore moda, non ha uguali: le collezioni e i relativi cataloghi vengono letteralmente buttate all'aria nel giro di sei mesi, ogni anno ci devono essere nuovi modelli e fantasie da proporre per le collezioni primavera-estate e altrettanto nuove devono essere le proposte per l'autunno-inverno.
Per vincere la sfida occorre anche avere buone gambe ed ecco allora che la quinta mossa, studiata sul lungo periodo, punta alla formazione delle risorse umane. Non va dimenticato, infatti, che il settore Tessile-Abbigliamento nel Varesotto ha alle sue spalle un grosso bagaglio di conoscenza e di competenze professionali. Come ogni bagaglio, esso va però ampliato, rinnovato e soprattutto trasmesso ai giovani che entrano in azienda. Ecco allora che, attraverso l'area operativa Formazione e Scuola, saranno studiate azioni formative direttamente attinenti alle specificità del settore Tessile Abbigliamento, sia per quel che riguarda le competenze trasversali, sempre di grande importanza per affrontare al meglio le sfide della competizione globale, valorizzando le opportunità offerte da Fondimpresa.
Infine il prodotto tessile made in Varese potrà avere un suo valore aggiunto nell'attenzione all'ambiente e alla qualità del prodotto, intesa come risultato di una lavorazione di qualità con tecniche all'avanguardia e che siano compatibili con l'ambiente e rispettose di esso. Anche in questo caso la sfida è evidente, di fronte a un concorrente come la Cina, che si fa forte dell'assenza di vincoli ambientali da rispettare, occorre un prodotto che abbia un asso nella manica.
Raggiungere la certificazione ambientale per le imprese, soprattutto quelle che si occupano di nobilitazione dei tessuti, sarà un obiettivo da raggiungere grazie anche al supporto dell'area Ambiente dell'Unione degli Industriali varesini.
A fare da sfondo a questa strategia vi sarà una costante analisi di posizionamento strategico del settore Tessile-Abbigliamento nella nostra provincia, condotta dall'Ufficio Studi dell'Unione con la collaborazione di una ricercatrice dell'Università Cattaneo e con altri esperti e consulenti. L'obiettivo dell'analisi, che sta già muovendo i suoi primi passi, è quello di capire dove si sta andando ed è un presupposto essenziale per poter meglio "tarare" gli interventi concreti che si intendono mettere in campo e monitorare i cambiamenti.
Non un'analisi fine a sé stessa, ma uno strumento conoscitivo che deve giustamente avere lo spessore della scientificità per evitare di muoversi alla cieca e deve avere la capacità di intuizione per permettere di progettare interventi duttili da adeguare in termini di tempo e di impegno richiesto alle esigenze che emergeranno.
Vestiremo alla cinese o all'italiana? La sfida è cominciata, ma quel che è certo è che il prodotto made in Varese non intende arrendersi.

02/25/2005

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