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Pietro Antonio Magatti o il piacere della pittura

Al Castello di Masnago a Varese la prima mostra dedicata al grande pittore varesino.

San Pellegrino Laziosi guarito da Gesu' crocefisso, 1726Pietro Antonio Magatti nacque a Varese nel 1691, figlio dello speziale del borgo nonché "musico".
Nella sua giovinezza e nel suo primo apprendistato all'arte, probabilmente favorito da quel padre con inclinazioni artistiche, dovette guardare con grande interesse le imprese artistiche dei pittori che operarono al Sacro Monte, imprese che a quel tempo ancora non erano concluse. I cicli decorativi del Morazzone, di Federico e Salvatore Bianchi, del Legnanino e del Gilardi nelle cappelle del Sacro Monte, ma anche le opere disseminate nelle numerose chiese varesine (il Vimercati dell'Annunciata) o viciniore (il Petrini di Besano), sono i "testi" sui quali si formò il giovane Magatti. Che poi si recò a Bologna alla bottega di Gian Gioseffo Dal Sole, permanenza non suffragata da documenti, ma accettata dalla storiografia, dove assorbì la temperie e l'humus della fiorente scuola bolognese di quel tempo.
Eraclo che costringe Siroe ad abbandonare la croceAppena ventiquattrenne si cimenta con una Via Crucis in Santa Maria di Sabbioncello presso Merate (1715), il suo linguaggio si caratterizza, la sua fama si consolida nel borgo di Varese che gli commissiona opere per ogni chiesa e per qualche villa, e ben presto travalica i confini cittadini per giungere a Milano dove opera in chiese importanti come Santa Maria Podone, San Nazaro, Santa Margherita, Santo Sepolcro, San Simpliciano e per l'Arciconfraternita del Santissimo in Duomo. Altre sue opere ornano le chiese di Busto Arsizio (San Michele), di Como (San Bonaventura, San Colombano e Santa Croce in Boscaglia), di Orta San Giulio ed di Pavia, dove opera nell'oratorio e nel Palazzo Mezzabarba e nelle chiese di San Felice, San Francesco, San Giacomo, San Giuseppe, San Marco, Santi Primo e Feliciano e Santa Teresa.
La mostra si apre con una sala introduttiva degli artisti con i quali Magatti ha dialogato, a cominciare dal suo maestro Gian Gioseffo Dal Sole presente con una sensuale Maddalena, poi Andrea Pozzo, il Legnanino, il Vimercati, Carlo Preda, Antonio Petrini e Andrea Lanzani. Seguono esposti in ordine cronologico trentasette dipinti del Magatti, i più significativi della sua produzione, tra i quali molti capolavori, riconosciuti come tali anche dai suoi contemporanei, tanto che vennero divulgati con riproduzioni in acquaforte, dieci delle quali sono esposte in mostra.
Uno di questi capolavori è la "Madonna degli Angeli" (1728 ca.), nel quale il Magatti mette in scena "l'angelico sciame" che sarà una sua caratterizzazione stilistica, con una sapienza compositiva memore della scuola bolognese, ma con una effusione sentimentale fatta di gesti trattenuti, di sguardi malinconici, di morbide ali, di frusciare di panni (Arslan), di incarnati teneri, in una gamma cromatica volutamente artificiale. La madonna col bambino prefigura tante immacolate che hanno costellato l'attività del Magatti, che ne ha fatto numerose versioni riprese da allievi (come G.B. Ronchelli) ed imitatori. Solo a Varese ve n'era una in S. Francesco e una all'Annunciata, andate perdute, una è nella casa prepositurale ed un'altra a Villa Panza. In mostra sono esposte il bozzetto e la tela definitiva dell'Immacolata del Collegio dei Padri
Guarigine di TobiaOblati di Rho e quella di San Fermo della Battaglia, senz'ombra di dubbio le più belle. In esse il Magatti propone una versione molto personale che, attraverso una gamma trascolorante di blu e di grigioazzurri permeati da una luce fredda cui fanno da tenue contrappunto gli incarnati rosa, esalta l'interiorità, la levità e l'intangibilità della Vergine, approdando ad una eleganza non estenuata di gusto rococò.
Anche nella "Guarigione di Tobia" (San Michele, Busto Arsizio) si ritrova il miglior Magatti, caratterizzato da grande scioltezza pittorica, da una sicura sapienza compositiva e da quella luce e colori particolari, dalla dolcezza delle forme con quei drappeggi larghi che avvolgono morbidamente i corpi. Scrive Pierre Rosenberg in catalogo: "Magatti è riuscito ad integrarsi perfettamente in una tradizione gloriosa, a prendervi posto con spigliatezza e naturalezza, e ad affermare alta e forte la sua concezione della pittura, ad imporre il suo segno, il suo stile. Identificabile fra tutti, la sua opera non può essere trascurata. Dimenticarla vorrebbe dire privarsi di uno degli artisti che fanno la ricchezza del XVIII secolo, un secolo copioso di cui non si è ancora finito di scoprire la stupefacente varietà. Dimenticarla vorrebbe dire privarsi di un grande piacere: Magatti o il piacere della pittura…".
Non si può che sottoscrivere.
Parallelamente alla mostra sono stati predisposti itinerari per visitare opere del Magatti e della sua scuola sul territorio varesino in chiese e dimore storiche. La mostra, promossa dal Comune di Varese, è stata curata da Simonetta Coppa ed Anna Bernardini. Il catalogo edito da Silvana editoriale contiene anche contributi scientifici di Pierre Rosenberg, Laura Beltrame, Daniele Benati, Francesco Frangi, Giuseppe Pacciarotti, Andrea Spiriti e Cristina Terzaghi.


Pietro Antonio Magatti (1691-1767)

Castello di Masnago
Via Cola di Rienzo - Varese
Tel. 0332 220256
11 marzo - 10 maggio 2001
Orario: tutti i giorni ore 10.30-12.30 e 14.30-18.30, escluso lunedì.
Lire: 8.000 intero, 6.000 ridotto, 2.000 gruppi scolastici

02/15/2001

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